Arrivano nuove segnalazioni alla redazione di Tp24 sulla progressiva scomparsa delle spiagge libere in Sicilia. Dopo le foto di San Vito Lo Capo, ora tocca a Marsala: anche qui, come documentano i lettori, i tratti di arenile che dovrebbero essere accessibili a tutti sono a volte occupati da file ordinate di lettini e ombrelloni, gestiti da operatori più o meno autorizzati.
Quando ci siamo occupati della vicenda a San Vito, l’“imprenditore” immortalato in una delle foto ha reagito piccato, lamentando di essere stato messo in cattiva luce. In un lungo messaggio inviato in redazione ha spiegato:
«Siamo costretti ad aprire alle 8.30, in un’ora montiamo 140 ombrelloni, la fila è interminabile. Non è giusto associare il mio lavoro all’abusivismo. Io rispetto le regole, anche se capisco che ci siano colleghi che fanno i furbi».
Ma al di là delle singole proteste, il problema resta strutturale: in molte località balneari siciliane la spiaggia libera è ridotta a pochi metri, spesso sporchi e difficili da raggiungere, mentre a dominare sono i lidi privati e gli spazi “conquistati” da gestori improvvisati.
Il confronto con altri Paesi europei è impietoso. A rilanciarlo in queste ore è il geologo e divulgatore Mario Tozzi, che dal suo profilo Facebook ha mostrato una foto scattata a Naxos, in Grecia: chilometri di spiaggia pulita, accesso libero e, dove previsto, lettini e ombrelloni a dieci euro, senza strutture stabili né recinzioni.
«Come dovrebbero essere le spiagge – scrive Tozzi –: uno stabilimento con servizi, il resto libero. Una sola parola per chi ha gestito il demanio costiero da noi: vergogna».
Il paragone è presto fatto. In Italia, secondo Legambiente, gli stabilimenti balneari sono oltre 12 mila, con percentuali di privatizzazione che arrivano al 70% in alcune regioni, nonostante la legge imponga di garantire un equilibrio tra aree libere e spazi in concessione.
In Grecia, al contrario, non esiste il concetto di spiaggia privata (fanno eccezione solo i lidi degli alberghi), e nessuno può far pagare un biglietto per accedere al mare.
Non va meglio guardando a Francia e Spagna, che pure hanno un turismo balneare consolidato. In Francia, l’80% del litorale dato in concessione deve comunque restare libero da qualunque struttura, e le concessioni non superano i dodici anni. In Spagna, invece, le spiagge restano pubbliche e solo una porzione limitata – mai oltre il 50% della sabbia – può essere occupata da lettini e ombrelloni, con autorizzazioni temporanee di massimo quattro anni.
Da noi, invece, i nodi rimangono irrisolti e il fenomeno degli “ombrelloni selvaggi” continua ad allargarsi: i cittadini si lamentano, i turisti restano delusi, ma intanto i tratti di costa davvero liberi diventano sempre più rari.