Pochi migranti, ma trattenuti in condizioni discutibili. È quanto emerge da un’ispezione a sorpresa effettuata sabato scorso all’hotspot di Pantelleria dalla deputata del Movimento 5 Stelle Rachele Scarpa e dall’avvocata Silvia Favole dell’ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione).
Un sopralluogo che ha acceso i riflettori su diverse criticità nella gestione del centro. Al momento dell’accesso, nella struttura si trovavano solo 12 persone: undici uomini e una donna, tutti di nazionalità tunisina. Nonostante gli sbarchi siano cessati da tempo, i migranti erano ancora trattenuti da giorni.
Secondo quanto riportato dalle ispettrici, nessuno di loro aveva ricevuto alcuna informazione sui propri diritti. Nessuna possibilità di richiedere asilo, nessun contatto con l’esterno. Gli uomini erano chiusi in un’area separata con bagni allagati, mentre la donna era isolata, priva di adeguata assistenza.
Ai migranti trattenuti è stato applicato il decreto Cutro, confluito nella legge 50 del 2023. Ma proprio su questo punto si sollevano i dubbi più forti: le due ispettrici sottolineano che non esistono meccanismi di controllo indipendente previsti dalle normative europee per strutture di questo tipo.
Scarpa e Favole parlano senza mezzi termini di una violazione dei diritti fondamentali e annunciano una interrogazione parlamentare, oltre alla segnalazione al Garante nazionale per i diritti delle persone private della libertà personale.
Una nuova denuncia, dunque, che riaccende il dibattito sulla gestione dei migranti nelle isole minori e sulle condizioni reali all’interno degli hotspot. Anche quando sembrano pochi, anche quando nessuno ne parla.