Non sarà operativo prima di ottobre il dissalatore di Trapani, atteso da mesi come una delle principali risposte all’emergenza idrica in Sicilia. La struttura, prevista inizialmente per fine agosto, avrebbe dovuto seguire i tempi delle “gemelle” di Porto Empedocle e Gela, già avviate secondo la tabella di marcia regionale. Invece, a Trapani i lavori procedono a rilento.
A sollecitare una maggiore celerità è stata la Cabina di regia anti-siccità guidata da Salvo Cocina, che nei giorni scorsi ha acceso i riflettori sul caso, chiedendo chiarimenti sui ritardi.
I motivi dello slittamento
A causare il rinvio sono principalmente la complessità tecnica dell’opera e le difficoltà legate all’area in cui è stato installato l’impianto, nei pressi della riserva naturale delle Saline, zona delicata e sottoposta a tutela ambientale da parte del WWF. Alcuni moduli sono stati collocati su terreni da bonificare, e i canali di presa e scarico a mare devono ancora essere adeguati.
Tutti questi fattori stanno spingendo l'avvio dei cantieri oltre il mese di settembre, senza una data certa di entrata in funzione.
Intanto, continua l’emergenza
Nel frattempo, a Palermo si lavora anche sul fronte giudiziario. L’8 settembre, infatti, la Regione presenterà un memoriale difensivo alla Corte dei Conti, chiamata a pronunciarsi sulla gestione delle dighe siciliane. Nel dossier finiranno anche le controversie legate al dissalatore e il caso della “guerra dell’acqua” tra Trapani e Misiliscemi, che si contendono la gestione delle condotte idriche.