Gentile Direttore di tp24, le invio una mia riflessione sulla politica marsalese. I rumors di buona parte della politica marsalese degli ultimi mesi forniscono l’impressione che non vi sia ancora consapevolezza del cambiamento sostanziale a cui la società e la politica marsalese sono chiamate. Si parla molto di campagna elettorale e molto meno di mentalità e di contenuti.
Un cambiamento non può nascere nelle stanze di una politica spesso concentrata su sé stessa e lontana dalla realtà. Al contrario, la politica deve essere vicina alle persone, parlarne la stessa lingua, deve essere un servizio alla comunità: questo impegno comporta sacrifici, mentre non può essere una corsa alla poltrona.
La politica dei territori è cambiata da tempo; bisogna mettere al centro i cittadini, che vanno ascoltati, informati, coinvolti nei processi decisionali. Una Città moderna deve essere pensata con una visione a medio-lungo termine, che vada al di là di una singola sindacatura, che sia progettata e realizzata secondo i bisogni dei cittadini e delle imprese, con l’obiettivo di garantire il benessere di tutti in termini di salute, sicurezza, accesso ai servizi indispensabili.
Ciò non è semplice perché le città di oggi producono disuguaglianze. Nel caso di una Città territorio come la nostra esistono molte differenze che possono essere opportunità: il centro cittadino e le tante contrade hanno esigenze diverse, risorse inesplorate e problemi quotidiani che richiedono soluzioni immediate.
Mi fa piacere che molti recenti comunicati ripetano il tema dell’ascolto, della condivisione, della partecipazione, ma più che nelle parole bisogna cominciare ad agire coi fatti. Mi chiedo se i più abbiano conoscenza dei processi partecipativi, di come debbano essere elaborati, condotti e resi efficaci. Sono molto di più di uno scambio di idee, sono strumenti per orientare e migliorare la politica e per rendere efficace la gestione della cosa pubblica. Non solo il cittadino ha diritto di contribuire alle decisioni, ma anche di chiedere conto all’Amministrazione delle sue scelte. Sembra strano, ma è così.
Per uscire dalla mediocrità non si può prescindere dal coinvolgere nella programmazione e nel management le risorse migliori del territorio, perché con competenze nuove e con nuovo spirito collaborativo contribuiscano alla crescita della comunità e dell’economia del territorio.
Bisogna investire nella scuola e nella formazione di qualità, porre le basi per cominciare a creare opportunità, un mercato del lavoro che dia una prospettiva ai giovani, evitando che continuino a emigrare per mancanza di opportunità o che rimangano fra i tanti non occupati o non inseriti in percorsi di istruzione e formazione (i cosiddetti NEET).
Serve la maturità di affrontare questi problemi e risolverli; servono l’esperienza e l’attitudine ad operare in contesti vicini alle realtà formative e produttive.
Il tempo è scaduto, come detto altre volte bisogna avere il coraggio e la lucidità per attuare una rivoluzione culturale, sociale, politica. Il cambiamento passa anche da una nuova classe dirigente, che sia al servizio della Città e dei cittadini e che sia in grado non solo di dare risposte immediate ai problemi quotidiani, ma anche di pensare oltre, secondo una visione di città moderna, sostenibile, inclusiva, a misura d’uomo.
Nulla cambierà se si continuerà a pensare con la mentalità e gli strumenti della vecchia politica; perderemo una grande occasione e staremo a lamentarci del tempo e del governo. Chi non riconosce la necessità di una crescita sociale, politica e culturale dovrà prendersi la responsabilità di questa scelta cruciale. Se, invece, vorremo e sapremo affrontare in maniera nuova, concreta ed efficace le molte sfide e criticità, la Città potrà crescere e diventare un modello di successo, nuove e vecchie generazioni avranno le carte per scrivere un presente e un futuro ricco di soddisfazioni.
Giovanni Di Girolamo