Nel giorno in cui Andrea Camilleri avrebbe compiuto 100 anni, l’AEC – Association Européenne des Cheminots, omaggia il grande scrittore siciliano ricordando uno dei suoi libri più amati, Il Casellante, e coglie l’occasione per lanciare un appello: ricostruire la linea ferroviaria Castelvetrano–Porto Empedocle, dismessa nel 1986.
Nel romanzo ambientato durante la Seconda guerra mondiale, Camilleri racconta la vita che scorre lenta, ma piena di umanità, lungo una linea ferroviaria costiera a binario unico tra Vigata (nome di fantasia dietro cui si cela Porto Empedocle) e Castelvetrano. Un piccolo trenino a vapore trasportava ogni giorno passeggeri abituali, tanto familiari tra loro che “se un consueto passeggero ritardava il suo arrivo, il capostazione faceva rimandare la partenza del treno per aspettarlo”.
La linea ferroviaria Castelvetrano–Porto Empedocle esistette davvero. Inaugurata nel 1923, era lunga 123 chilometri, con binari a scartamento ridotto, e attraversava paesaggi incantevoli tra il Trapanese e l’Agrigentino, passando accanto ai templi greci di Selinunte e Agrigento. Una tratta storica, sospesa definitivamente tra il 1978 e il 1986, oggi parzialmente recuperata per fini turistici nel tratto Agrigento Bassa–Porto Empedocle, noto come “Ferrovia dei Templi”, gestito dalla Fondazione FS Italiane.
Ma per l’AEC, si può (e si deve) fare di più.
“Oggi, se ripristinata, come auspichiamo fortemente noi di AEC – afferma il generale in riserva Mario Pietrangeli, vicepresidente nazionale dell’associazione – sarebbe una forte attrattiva turistica e culturale e una occasione di sviluppo economico e sociale dell’intero territorio”.
In un’epoca in cui la valorizzazione del territorio passa anche dalla mobilità sostenibile e dal recupero delle infrastrutture storiche, l’idea di rivedere il piccolo trenino attraversare colline e coste meridionali della Sicilia non è solo un sogno letterario, ma una proposta concreta per rilanciare aree interne e bellezze dimenticate.
Camilleri, con la sua penna, ci ha lasciato immagini indelebili. Oggi, Il Casellante diventa anche un manifesto per una Sicilia che vuole rimettersi in movimento.