L’ultimo suo miracolo è stato quello dell’acqua, neanche due mesi fa. Grazie a lui, per la prima volta, nell’isola sempre assetata era arrivata l’acqua, nella zona Gadir. È stato un legame speciale quello di Giorgio Armani con Pantelleria. Il più famoso tra i residenti nell’isola è scomparso, a novantuno anni. L’uomo che ha fatto la storia della moda aveva un rapporto particolare con la perla nera del Mediterraneo, che di vip ne ha visti passare tantissimi, ma solo Giorgio Armani qui era, a tutti gli effetti, di casa.
Se bisogna definirlo con un’espressione, residente è la parola giusta. Armani a Pantelleria era un cittadino che ha fatto tanto per la comunità, tra donazioni e attività varie, costruendo in questi anni una sorta di welfare parallelo. Nel tempo gli amministratori di Pantelleria sapevano che, se ci fosse stato bisogno di soldi per l’ospedale come per l’acqua, per una strada dissestata come per il campo di calcetto, potevano bussare a lui, a Giorgio Armani.
Ecco, appunto. L’acqua. Quell’elemento che qui è sacro e maledetto, che scarseggia, che si aspetta come una manna dal cielo e che spesso non arriva. L’ultimo suo gesto, il più significativo, è stato proprio questo: portare l’acqua potabile in due baie storiche e assetate, Cala Gadir e Cala Tramontana. Un evento che, per molti qui abituati alla precarietà, è stato davvero un miracolo. A volte i miracoli non hanno la forma di un’apparizione, ma quella di una generosa donazione da ottocentomila euro.
La storia di questa donazione, poi, è un romanzo a sé stante. Un’altra storia, tra le tante, che legano la fragilità dell’isola alla sua forza. Tre anni fa un incendio violento e furioso, che a Pantelleria è sempre un nemico da temere, minacciò la villa dello stilista a Cala Gadir. Le fiamme, implacabili, sembravano destinate a distruggere tutto. Ma furono fermate, all’ultimo respiro, dal lavoro instancabile di vigili del fuoco, Corpo forestale e Protezione civile. Si spensero proprio a ridosso del palmeto dell’abitazione di Armani. Lì, in quel punto preciso, l’isola aveva respinto il fuoco per proteggere il suo ospite più celebre. Armani non ha dimenticato.
Invece che una semplice gratitudine, lo stilista ha deciso di restituire qualcosa di tangibile alla comunità che lo aveva salvato. Ha agito con la stessa lungimiranza e concretezza che ha usato per costruire il suo impero nella moda. Così, attraverso la sua azienda, ha donato ottocentomila euro al Comune di Pantelleria: centomila euro per ripristinare il Campo Gentile e il resto, settecentomila, per la realizzazione di una rete idrica e fognaria in quelle stesse zone, Cala Gadir e Cala Tramontana, così vicine al luogo in cui le fiamme si erano fermate.
È una storia che ci racconta che il senso di appartenenza può nascere anche da un’emergenza, da un momento di paura. Armani ha tradotto quella paura e quella salvezza in un gesto concreto, un’opera di ingegneria civile che sa di poesia. Non è solo un tubo che porta acqua. È un ponte tra la gratitudine e la comunità, un segno che chi ha avuto tanto da quest’isola sa che non può limitarsi a consumarla, ma deve prendersene cura.
Il costo finale, settecentoquarantanovemila euro, è stato persino leggermente superiore al previsto, ma è stato coperto dal bilancio comunale. Qualche settimana fa il collaudo della rete idrica è stato completato. L’acqua potabile è arrivata a Cala Gadir e Cala Tramontana. Un risultato concreto e simbolico. Armani, il «residente» che ha fatto della sua villa un’oasi di bellezza, ha voluto che l’isola vivesse quel lusso che a Pantelleria è il più prezioso di tutti: l’acqua. Lo ha fatto non per sé, ma per la comunità, per chi a Gadir non ha solo una villa, ma una vita. Per chi ha lottato contro un incendio che minacciava tutti, e non solo la villa di un re. E, alla fine, ha regalato un pezzo di normalità a un’isola che, si sa, normale non è. Ma forse proprio per questo è così speciale.
Armani arrivò a Pantelleria nel 1981, acquistando i primi dammusi a Cala Gadir, una fenditura della terra dove il mare bussa senza urlare. Qui, il signore della città industriale ha smesso di produrre per cominciare ad ascoltare, trasformando il suo rifugio in un laboratorio silenzioso dove l’essenzialità della pietra lavica dialogava con la sua estetica. La sua casa, un insieme di sette dammusi fusi in un unico organismo, non era uno sfoggio di ricchezza, ma una preghiera architettonica che si arrendeva al paesaggio, dimostrando che il vero lusso è non lasciare traccia.
Ma il suo contributo più significativo non è stato una sfilata, ma il suo farsi, in silenzio, supplente dello Stato. Armani, in cambio, non ha mai chiesto riconoscimenti o dediche. Gli è bastato il sorriso dell’isola che aveva imparato ad amare.
Armani ha fatto per Pantelleria ciò che lo Stato non ha fatto per decenni: l’ha rispettata e curata. L’ex sindaco Salvatore Gabriele conferma questa vocazione, raccontando come Armani chiamasse l’amministrazione a ogni suo arrivo per informarsi sulle emergenze e offrire il suo aiuto, senza mai tirarsi indietro. L’attuale primo cittadino, Fabrizio D’Ancona, esprime il sentimento dell’intera comunità: «Resterà nel cuore della nostra isola».
La sua generosità si manifestava in gesti discreti ma di grande impatto, come la donazione di settantamila euro per salvare il cineteatro di Scauri. Eppure Giovanni Valenza, gestore del cinema, ha raccontato di non averlo mai conosciuto di persona. L’unico cinema dell’isola, ospitato nella sala parrocchiale della chiesa di San Gaetano, rischiava di chiudere perché non aveva le risorse per adeguarsi alle nuove pellicole in digitale. Puntuale, arrivò l’offerta di Armani. Come prima per comprare apparecchiature mediche per l’ospedale Nagar, tra cui la Tac (un miliardo di lire) e il mammografo, prima ancora per disegnare e produrre gli abiti talari per i sacerdoti di Pantelleria.
E, in fondo, cos’è stato questo rapporto se non un patto tra due solitudini che si sono riconosciute? Quella di un uomo schivo, che ha vestito il mondo con un’estetica fatta di rigore e sottrazione, e quella di un’isola che, per sua natura, accoglie solo chi è disposto a rispettare le sue regole, i suoi silenzi, la sua bellezza essenziale. Giorgio Armani, il sarto, e Pantelleria, la pietra: un’alleanza che ha prodotto non solo bellezza e ricchezza, ma qualcosa di più profondo. Ha generato gesti silenziosi che restano, a testimoniare che a volte, per lasciare il segno, basta semplicemente esserci.
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