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22/09/2025 06:00:00

Dai comuni locali a Bruxelles: Trapani guida il dialogo tra sindaci italiani e ucraini

La fiaccolata della pace a Trapani, con centinaia di persone in silenzio da piazza Vittorio Veneto a piazza Mauro Rostagno, è stata l’apoteosi di due giorni che hanno unito comunità, istituzioni e cittadini sotto un’unica parola: pace. Non solo memoria e denuncia, ma la costruzione concreta di un futuro di cooperazione. 

Il Congresso delle Associazioni Ucraine

A tracciare la cornice è stata Lara Levchun, presidente del Congresso Nazionale delle Associazioni Ucraine in Italia: «Sono 43 associazioni che si sono riunite, hanno fatto piattaforma e da lì è nato il Congresso. Rappresentiamo sei regioni e oltre 170 città ucraine. Abbiamo firmato memorandum con i sindaci, e in Sicilia abbiamo trovato un leader nel sindaco Tranchida che ha saputo in poco tempo mettere insieme altri sindaci italiani».

Levchun ha spiegato come l’impegno non sia calato dall’alto, ma costruito dal basso: «Comune col comune, vogliamo andare oltre i rapporti istituzionali, fare progetti culturali ed educativi, creare ponti di istruzione. Vogliamo che i bambini ucraini studino come si vive in Europa, che imparino l’educazione civica, per crescere europei e tornare poi a ricostruire il loro Paese».

Un progetto che guarda anche alla ferita più profonda: «La Russia ha deportato 19.546 bambini ucraini, cambiando loro nome e identità. È una tragedia che ci obbliga a costruire insieme un futuro diverso».

Tranchida: “Non chiedono missili, ma speranza e ricostruzione”

Il sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida, ha restituito con forza il senso degli incontri: «Qui ci sono otto sindaci, un referente del corpo diplomatico, rettori di università e volontari che tengono viva la rete di amicizia tra Italia e Ucraina. Non sono qui in gita: mentre nei loro cieli cadono le bombe, cercano di portarsi avanti per dare un messaggio di speranza in termini di ricostruzione alla loro comunità».

Tranchida ha chiarito l’essenza della missione ucraina: «Non siamo qui a chiedervi la colletta per fornirci un missile in più. Auspichiamo che la pace arrivi presto, ma c’è da ricostruire un Paese, una comunità, e quel cielo azzurro della loro bandiera possa diventare un giorno il cielo di un’Europa unita con l’Ucraina».

Il sindaco ha parlato di un popolo ferito che chiede strumenti per rinascere: «Ci hanno detto: noi non abbiamo più giovani. I nostri ragazzi sono morti al fronte, i bambini continuano a studiare sotto le sirene, restano le generazioni più anziane. Chiedono di avviare percorsi di amicizia e formazione: mandare studenti in Italia per imparare l’educazione civica europea, crescere con le nostre famiglie, per poi tornare a ricostruire strade, scuole, comunità».

Una ricostruzione che, ha ribadito Tranchida, non è solo materiale ma sociale e culturale: «Parlano di industrie bombardate che vorrebbero trasformare in hub culturali e sociali, luoghi di rigenerazione psicologica. Prima ancora di ponti e palazzi bisogna ricostruire il tessuto umano».

Marta Ferrantelli: la pace come presenza

Marta Ferrantelli, responsabile di Europe Direct Trapani Sicilia, ha sottolineato che «la pace non è solo assenza di guerra, ma presenza di giustizia, di dialogo e di sviluppo». Per Ferrantelli, la forza del forum è stata proprio il radicamento nei territori: «Celebrare la giornata della pace a Trapani ed Erice, insieme a delegazioni ucraine, ha un significato profondo: siamo terre di frontiera che hanno conosciuto crisi ma che hanno saputo trasformarle in esperienze di solidarietà».

Ha ricordato il discorso sullo Stato dell’Unione della presidente Ursula von der Leyen: «La guerra in Ucraina ci ha ricordato che la pace non può mai essere data per scontata. La resilienza democratica dell’Europa dipende dalla capacità delle comunità locali di resistere, cooperare e creare nuove opportunità».

E ha tracciato la rotta dei prossimi passi: educazione e formazione. «La cultura è un linguaggio universale che unisce. L’educazione è la vera infrastruttura della pace, capace di formare cittadini consapevoli e responsabili. I giovani sono la risorsa più preziosa: dare loro spazio e strumenti significa garantire futuro alla democrazia».

L'europarlamentare Lupo: l’Europa è casa vostra

L’onorevole Giuseppe Lupo, deputato europeo, ha accolto la delegazione con parole nette: «Benvenuti, siete a casa vostra. Noi siamo europei, voi siete europei. La guerra di aggressione della Russia all’Ucraina è un’aggressione all’Europa ed è un tema che abbiamo a cuore».

Ha spiegato in modo chiaro i numeri: 173 miliardi e mezzo stanziati dall’Unione europea a favore dell’Ucraina, «di cui circa 63 miliardi in aiuti militari e il resto in sostegno umanitario e ricostruzione». Ha aggiunto che è stato incrementato il Global Europe Fund del 40% e che si lavora sull’utilizzo dei 210 miliardi di asset russi congelati per finanziare la ripresa.

Poi un invito concreto: «Dobbiamo avviare un percorso comune, immaginare un metodo di lavoro condiviso. Quello che state facendo a Trapani può essere un esempio da portare al Parlamento europeo».

Il primo giorno: patti e firme

Il forum si è aperto a Palazzo D’Alì con “Popoli oltre confini”. Presenti il sindaco di Trapani Giacomo Tranchida, la sindaca di Erice Daniela Toscano, il presidente del Consorzio Universitario Francesco Torre, il presidente del Consiglio comunale Alberto Mazzeo, il questore Giuseppe Felice Peritore, il commissario straordinario dell’Asp Sabrina Pulvirenti, gli assessori Giuseppe Virzì e Carmela Daidone.

Nove sindaci e due rettori dall’Ucraina hanno raccontato comunità bombardate, città resistenti, scuole che continuano a funzionare online nonostante l’occupazione. Sono stati firmati accordi di collaborazione con i comuni italiani del Distretto socio-sanitario D50 con Trapani capofila.

Mario Fontana, presidente di Sostieni Ucraina, ha ricordato l’impegno della provincia: «Da Trapani e provincia sono partiti più di quattro tir carichi di aiuti. Oggi guardiamo alla formazione e all’università».

L’idea condivisa è chiara: accogliere ragazzi ucraini per insegnare loro l’educazione civica europea, formare una nuova manodopera che, una volta rientrata, sarà la spina dorsale della ricostruzione dell’Ucraina. Un percorso nato dal basso, da associazioni e sindaci, che ora guarda a Bruxelles per diventare realtà.