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22/09/2025 00:00:00

Quando la satira è più autorevole della politica: Pif smaschera il governo Meloni

Quando la satira è più autorevole di qualunque altro politico. Il palermitano Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif – conduttore televisivo e radiofonico, autore, sceneggiatore, scrittore, attore e regista del capolavoro La mafia uccide solo d’estate – con un monologo eccellente ci ha rappresentato il governo più timoroso della storia repubblicana, smascherando il fariseismo di Meloni, Salvini e Tajani su Gaza e sul genocidio.

Ecco il testo:"Ragazzi, ho avuto un'idea geniale, geniale! Bombardiamo la Sicilia! Sì, bombardare la Sicilia!
Mi spiego: ci sono circa 5.000 mafiosi in Sicilia. Diciamo altri 5.000 non mafiosi ma collusi? Facciamo 10.000, va?
10.000 tra mafiosi e collusi su 5.500.000 di siciliani.

Ok, sappiamo che lì c’è un mafioso, lo bombardiamo. Qualche siciliano non mafioso morirà, l’importante è non arrivare a 60.000 morti.
Perché solo a 60.000 morti il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dice la frase: “È una reazione sproporzionata”.

Non a un bambino morto, non a due bambini morti, non a cinque, non a cento, non a cinquemila, non a diecimila: a circa ventimila bambini morti e quarantamila adulti arriverà la frase “una reazione sproporzionata”.

Il ministro Tajani, l’uomo delle frasi di circostanza, dice parole dure: “È una cosa grave, gli italiani non sono d’accordo”.
Poi c’è Salvini. Va be’, già fai male il ministro delle Infrastrutture, ora non ti mettere a far male anche il ministro degli Esteri: è oltre il tuo talento di far male le cose.

Tra l’altro, se la Flotilla avesse deciso di chiamarsi Trenilla e di portare aiuto alla Palestina in treno, sarebbe ancora tra Roma Termini e Tiburtina.

Ma torniamo al mio grande progetto: bombardiamo la Sicilia. L’idea si può estendere alla Calabria per combattere la ’Ndrangheta, e poi bombardiamo pure la Campania per la Camorra.
Basta non superare i 60.000 morti, perché quelli dal ’48 – data di nascita dello Stato d’Israele – non contano.

Questa mi pare una grandissima idea. Mi rimetto a dormire perché magari mi viene un’altra idea brillante. E magari mi metto a fare il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture”*.

 

La causticità di Pif non ha fatto sconti al governo.
D’altronde non si può che rispondere con sarcasmo a una presidente del Consiglio che, in occasione del lustro di vita del giornale Domani, ha così descritto la sua comunicazione ideale:

*"Un’informazione autorevole e credibile richiede, a mio avviso, una serie di importanti caratteristiche. Le riassumo nelle principali: innanzitutto, dovrebbe essere immune dall’accusa di essere condizionata dagli interessi dei gruppi consolidati di potere che detengono la proprietà dei media.

In secondo luogo, dovrebbe riuscire a distinguere il compito di informare da quello di svolgere attività di propaganda politica, o di character assassination, in base alle proprie simpatie politiche o a quelle dei propri editori.

In terzo luogo, non dovrebbe svilire la deontologia con la rivendicazione a poter diffondere liberamente notizie false, e prive di ogni riscontro, per colpire i “nemici” di turno, pretendendo anche una speciale immunità nel farlo"*.

È indubbiamente il ritratto, in primo luogo, dei quotidiani dell’editore Antonio Angelucci, parlamentare della Lega (ex Forza Italia), oppure della famiglia Berlusconi, proprietaria di Mediaset, che garantisce con una sua fideiussione i debiti di Forza Italia pari a 100 milioni di euro.

In secondo luogo, non dovrebbe fare propaganda politica o character assassination in base alle proprie simpatie politiche: cosa che certamente è avvenuta, ad esempio, con Virginia Raggi definita “patata bollente” o con gli attacchi sistematici agli immigrati e alla Flotilla.

Sulla deontologia svilita, chiedere a Sallusti, condannato nuovamente per diffamazione.

Infine: "La libertà di stampa è, quindi, un presupposto imprescindibile per qualsiasi sistema che voglia definirsi genuinamente democratico. È un bene prezioso, che siamo tutti chiamati a proteggere e tutelare."

Al punto che, da oltre 250 giorni, non dedica una conferenza stampa aperta a tutti, non solo agli amici Porro, Cerno, Del Debbio. Risulta evidente che Giorgia preferisca Capezzone a tanti altri, ritenuti poco “autorevoli”.

Adesso vedremo se, per reprimere il dissenso della satira, si lanceranno in una lite temeraria con l’artista siciliano.
Si sappia, senza vuota retorica, che siamo tutti Pif.

 

Vittorio Alfieri