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28/09/2025 08:54:00

Marsala, il sabato notte raccontato da Massimo Pastore: “Questa città sta marcendo”

Un sabato di “ordinaria follia” a Marsala, raccontato senza filtri dal regista e attore Massimo Pastore in un lungo post sui social che sta facendo discutere.

Pastore descrive il centro storico, tra via Andrea D’Anna e via XI Maggio, trasformato in un girone dantesco: ragazzini e ragazzine di appena 14 o 15 anni che urlano, bevono, fumano e rompono bottiglie, adulti assenti o altrettanto smarriti, e un’aria che – scrive – “è maleodorante, dai tombini si alzano folate nauseabonde”.

«Dove sono gli adulti?», si chiede l’artista, che definisce Marsala “una città che sta marcendo”, non per colpa dei migranti – “non ne vedo manco uno” – ma per responsabilità di chi governa e di chi ha lasciato crescere, senza alternative, una generazione consacrata “al culto del nulla e dell’insensatezza”.

Uno sfogo che fotografa in maniera cruda il volto del sabato sera marsalese, tra degrado, assenza di controlli e un centro storico che diventa, nelle parole di Pastore, una “terra di nessuno”.

E conclude con un’amara riflessione: «Continueranno, continueremo a danzare sul ponte mentre la nave affonda».

Ecco cosa scrive:

 

Un sabato notte di ordinaria follia

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È da poco trascorsa la mezzanotte.

Tra urla isteriche e turpiloquio da lupanare, un gruppetto di ragazzine e ragazzini marsalesi (età media 15 anni) si diverte a rompere bottiglie in via Andrea D'Anna, esattamente nel tratto in prossimità del ponteggio per il restauro

della chiesa di San Pietro.

In quel punto la strada è stata "ristretta" a poco più di 50 cm (a proposito: mi piacerebbe sapere se è una cosa che si poteva fare) e da settimane, ormai, è diventata una sorta di "terra di nessuno". A qualsiasi ora del giorno e della notte viene attraversata da motorini che sfrecciano a tutta velocità e, naturalmente, non viene più pulita dalle spazzatrici comunali.

A pochi metri, nella "elegante" (?) via XI maggio, una fiumana umana, sudaticcia e sguaiata, celebra i fasti paesani del sabato sera. Anche qui, l'età media dei "partecipanti" si aggira intorno ai 14-15 anni. 

Si cammina a stento, se chiedi permesso ti guardano male. Non si capisce dove stiano andando.

Ma, in realtà, credo non stiano andando da nessuna parte. 

In compenso, tutti rigorosamente con il cellulare in mano, gridano, ridono, fumano, bevono.

Sono vestiti all'ultima moda, sfoggiano griffe prestigiose e per le ragazzine, alla faccia delle leggi dell'equilibrio, è d'obbligo il tacco 12.

Gli "adulti" latitano e quei pochi in giro hanno un'aria smarrita, confusa, impacciata.

Ma, anche loro, gridano, ridono, fumano e bevono.

Sono solo un po' più sudati e peggio vestiti. 

L'aria è maleodorante, dai tombini si alzano folate nauseabonde.

Non vedo in giro i tanto temuti extracomunitari, quelli che a detta dei sociologi freelance di FB, hanno ridotto la città di Marsala in condizioni pietose, responsabili di risse, rapine, stupri, spaccio, lancio di missili terra-aria, avvelenamento dei pozzi, pratiche cannibalistiche e riti vudù.

Non ne vedo manco uno.

Anzi, per essere sincero, due ci sono.

Sono una bambina e un bambino pakistani seduti sul marciapiede antistante al negozio del padre.

Hanno l'aria impaurita e non si muovono.

Cosa penseranno?

Non lo so.

Io, invece, penso di essere finito in un girone dantesco.

Ho la nausea e le vertigini.

Prima di rintanarmi in casa, mi assale una domanda: "Dove sono gli adulti? Quale controllo svolgono sulle notti senza fine dei loro figli poco più che adolescenti? E, soprattutto: cosa hanno fatto, anzi, cosa abbiamo fatto noi adulti di questa città per offrire un'alternativa al culto del nulla e dell'insensatezza al quale la maggior parte di loro sembra essersi consacrato?".

Questa città sta marcendo e non c'entrano nulla (o c'entrano molto poco) gli extracomunitari.

Sarebbe necessario un profondo esame di coscienza da parte di tutti quelli che si riempiono la bocca di moralismi da bacchettoni (e, in verità, è un po' quello che sto facendo pure io, stanotte), a cominciare da coloro che hanno governato e governano questo luogo.

Ma temo che non accadrà.

Continueranno, continueremo a danzare sul ponte mentre la nave affonda.

Anzi, sul pontile (altrimenti il sindaco si offende...).