Un silenzio sospeso ha accolto il pubblico del Teatro Pardo di Trapani domenica sera. Non un silenzio di rassegnazione, ma un silenzio di memoria viva, di storia che si fa carne e che, attraverso la musica, rivive sul palcoscenico. L'opera "Falcone e Borsellino - ovvero il Muro dei Martiri" di Antonio Fortunato, su libretto di Gaspare Miraglia, ha trasformato il teatro in un luogo di pellegrinaggio civile, dove ogni nota è diventata preghiera e ogni verso un giuramento da non dimenticare.
L'emozione è stata palpabile quando Grazia Sinagra, nei panni della Madre di una vittima, ha innalzato la sua voce al "muro dei martiri" – un albero bianco dai rami spezzati che ha dominato la scena. Un simbolo eloquente delle vite stroncate dalla mafia, delle famiglie distrutte dal dolore. Accanto a lei, Filiberto Bruno ha incarnato il Padre con un'intensità tale da rendere tangibile il dolore di tutte le famiglie che, come quelle di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, hanno perso tutto nella lotta per la giustizia.
La regia di Daniele De Plano ha saputo dar vita a un "spazio simbolico", un paesaggio dell'anima che ha fatto da cornice a una narrazione straziante ma necessaria. La scenografia, con il suo richiamo al teatro greco, è stata il teatro di un'umanità lacerata, un'espressione di quelle cicatrici che non guariscono mai. La struttura semicircolare del palco ha ospitato l'albero bianco, emblema delle "vite interrotte" e delle "cicatrici" che restano nella memoria collettiva.
Il potere della musica e del coro
Il maestro Carmine Pinto ha diretto con maestria l'Orchestra dell'Ente Luglio Musicale Trapanese, sottolineando l'incontro tra tradizione e contemporaneità che caratterizza l'opera. La sua direzione ha donato alla partitura di Fortunato una forza emotiva che ha avvolto il pubblico in un abbraccio sonoro. Le voci bianche del coro, sotto la guida di Anna Lisa Braschi, si sono intrecciate con quelle degli adulti diretti da Fabio Modica, creando un momento di suggestione collettiva. I giovani coristi, rappresentanti quella "memoria del futuro" che attraversa tutta l'opera, sono diventati il simbolo di una speranza che non si spegne, che resiste nel tempo.
Il male rappresentato sulla scena
L'interpretazione di Antonino Arcilesi, che ha dato vita alla Mafia, ha introdotto un personaggio dalle "mani insanguinate" e dal linguaggio arcaico in dialetto siciliano. La sua presenza scenica ha dato concretezza al male che, nonostante il tempo trascorso, continua a infestare la nostra terra. In un'opera che parla di giustizia e di sacrificio, la figura della Mafia appare come un monito, una realtà che non può essere ignorata.
Il momento più intenso dello spettacolo è stato, senza dubbio, l'evocazione dei due magistrati. Vito Cesaro, che ha sostituito Edoardo Siravo per gravi motivi personali, ha interpretato Giovanni Falcone, mentre Claudio Lardo ha dato voce a Paolo Borsellino. In un'atmosfera carica di tensione e commozione, i due attori hanno saputo trasmettere l'umanità e il coraggio degli ultimi pensieri dei due servitori dello Stato. Il pubblico è stato condotto attraverso il drammatico momento degli attentati, con una rappresentazione che ha portato l'universo a esplodere, come la bomba che ha stroncato le vite di Falcone e Borsellino.
Un messaggio di rinascita e speranza
La serata si è conclusa con un'energia collettiva, quando tutto il cast e il coro hanno cantato insieme l'inno finale, un messaggio di riscatto per la Sicilia: la terra deve risorgere, liberarsi e tornare a risplendere. Le parole del direttore artistico Walter Roccaro hanno riassunto lo spirito dello spettacolo: "Il teatro si è fatto tempio per celebrare il ricordo accorato di vite violentemente interrotte, ma anche cassa di risonanza di un urlo che, attraverso l'arte, si sublima e diventa canto – non a caso anche di giovani e giovanissimi – di coraggio, impegno e speranza."
Un simbolo di impegno civile
L'opera è stata rappresentata nella giornata dell'anniversario della morte di Mauro Rostagno, il giornalista e sociologo ucciso dalla mafia il 26 settembre 1988. Natale Pietrafitta, consigliere delegato dell'Ente Luglio Musicale Trapanese, ha sottolineato l'importanza di ricordare tutti coloro che hanno sacrificato la vita per la legalità e la giustizia. "L'opera non racconta solo di Falcone e Borsellino, ma di tutti i servitori dello Stato che hanno pagato con la vita il loro impegno contro la criminalità organizzata."
Rosalia d'Alì, assessore alla Cultura del Comune di Trapani, ha aggiunto: "La riapertura del Teatro Pardo dopo lavori di adeguamento rappresenta per la nostra città un momento di rinascita culturale. Attraverso l'arte possiamo trasmettere alle nuove generazioni il valore del sacrificio di chi ha combattuto per la legalità."
Il prossimo appuntamento della stagione autunno-inverno dell'Ente Luglio Musicale Trapanese sarà con l'opera "La ragazza imprudente" di Joe Schittino, che andrà in scena l'11 ottobre alle ore 19.00 al Teatro Pardo. I biglietti sono disponibili al botteghino di Villa Margherita, sul sito ufficiale www.lugliomusicale.it, o al teatro il giorno dell'evento, fino a un'ora prima dell'inizio, previa disponibilità di posti.
L'opera di Fortunato e Miraglia è stata, dunque, un momento di riflessione e di speranza, una testimonianza dell'impegno civile che non può e non deve essere dimenticato. La memoria è viva, e la musica è il veicolo per non lasciarla mai svanire.