×
 
 
08/10/2025 13:05:00

Trapani, vince Mediterranea. Annullato il fermo dal Tribunale: "Ha salvato vite in mare"

«Disobbediamo a un ordine ingiusto e inumano del Ministero dell’Interno. Ma così facendo obbediamo al diritto marittimo, alla Costituzione italiana e alle leggi dell’umanità».
Con queste parole, il 23 agosto scorso, Beppe Caccia, capomissione di Mediterranea Saving Humans, annunciava lo sbarco a Trapani di dieci migranti soccorsi nel Mediterraneo centrale. Il porto assegnato dal Viminale era Genova, ma l’organizzazione umanitaria decise di far rotta verso la Sicilia, giudicando troppo rischioso il proseguimento della navigazione per altre 72 ore.

Da quella decisione scaturì un fermo amministrativo di 60 giorni e una multa da 10 mila euro contro la nave Mare Jonio, la nuova ammiraglia della ong fondata da Luca Casarini. Ma oggi, 7 ottobre, il Tribunale di Trapani ha annullato quel provvedimento, accogliendo il ricorso presentato dalle legali di Mediterranea, Cristina Laura Cecchini e Lucia Gennari.

 

“Il fermo è illegittimo: la disobbedienza è stata solidaristica”

Nelle otto pagine del provvedimento, la giudice Federica Emanuela Lipari censura il Viminale “per l’illegittimità del provvedimento sotto il profilo della quantificazione della sanzione” e riconosce che la decisione di entrare nel porto di Trapani non fu “per finalità egoistiche o di profitto, bensì per la tutela delle persone tratte in salvo”.

La nave aveva chiesto più volte alle autorità un porto alternativo più vicino, sostenendo che «le condizioni psico-fisiche dei naufraghi, tra cui tre minorenni, non permettevano ulteriori giorni di mare».
La Sanità marittima e il Centro internazionale radio medico avevano confermato la gravità della situazione: «le persone dovevano sbarcare appena possibile per ricevere cure mediche e psicologiche».

Il Tribunale ha dunque condiviso le valutazioni dei medici e scritto che la “trasgressione delle indicazioni delle autorità è mossa da esclusivo spirito solidaristico, a tutela dei soggetti fragili”, e che l’intervento della nave «non ha pregiudicato ma, al contrario, salvaguardato gli obiettivi di tutela della vita e della salute in mare».

 

Un precedente pesante per il decreto Piantedosi

Il provvedimento del giudice trapanese rappresenta una nuova bocciatura del decreto Piantedosi, la norma che consente al Ministero dell’Interno di assegnare alle navi delle Ong porti lontani – spesso in Liguria o Emilia-Romagna – per scoraggiare le missioni di soccorso nel Mediterraneo centrale.

Secondo la giudice Lipari, «lo sbarco di dieci persone in un porto diverso da quello prestabilito non incide in maniera rilevante sugli interessi di ordine pubblico» e dunque non giustifica una sanzione così pesante.
Inoltre, prolungare il fermo della nave avrebbe comportato un “grave danno”, sia economico – per i costi di stazionamento – sia umanitario, perché «avrebbe impedito a Mediterranea di proseguire attività solidaristiche finalizzate alla salvaguardia della vita umana».

 

Mediterranea: “Il diritto più forte della propaganda”

«Questa volta il diritto è più forte della propaganda governativa, e di ordini e provvedimenti ingiusti e illegittimi», commentano da Mediterranea. «La vita e la salute delle persone vengono prima di tutto. Fermando la nave dopo la prima missione si voleva dare una punizione esemplare, ma oggi quella scelta è stata sconfessata».

La Mare Jonio potrà quindi tornare subito in mare, in attesa dell’udienza di merito fissata per dicembre.

 

Un braccio di ferro che dura da anni

Il confronto tra Mediterranea e il governo italiano va avanti dal 2019, quando la nave della Ong sbarcò a Pozzallo un gruppo di migranti soccorsi da una petroliera danese alla quale Malta aveva negato l’approdo. Per quella vicenda, Casarini e il suo team sono imputati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con processo in programma il 21 ottobre a Ragusa.

Ma intanto, con la decisione di oggi, Trapani segna un punto importante: per la prima volta, un tribunale riconosce esplicitamente che “disobbedire a un ordine illegittimo può essere un atto di umanità”.