Il Presidente del Consiglio comunale di Trapani, Alberto Mazzeo, ha espresso «il più sincero e sentito ringraziamento» alla Trapani Shark, alla dirigenza, allo staff tecnico, agli atleti e a tutti coloro che hanno contribuito al raggiungimento di un traguardo storico: la partecipazione della squadra alla Basketball Champions League, competizione che rappresenta il vertice del basket europeo.
Mazzeo ha definito il risultato «un orgoglio per l’intera comunità trapanese, che proietta il nome della città su un palcoscenico sportivo mondiale». Nel suo messaggio ha voluto rivolgere un pensiero speciale anche ai tifosi, «che ancora una volta hanno saputo distinguersi per signorilità, correttezza e passione autentica». Per il presidente del Consiglio comunale, la qualificazione non è soltanto una vittoria sportiva, ma «un esempio di unità, impegno e orgoglio cittadino».
Colpisce un dettaglio: nel messaggio di Mazzeo non compare mai il nome del patron della squadra, Valerio Antonini. Una scelta che appare coerente con la linea del sindaco Giacomo Tranchida, da tempo in rotta con l’imprenditore romano. L’assenza di quel riferimento, secondo più di un osservatore, sarebbe il segnale di un tacito accordo politico-istituzionale sul linguaggio da adottare.
Mentre il presidente del Consiglio comunale ha voluto congratularsi ufficialmente, il sindaco ha preferito mantenere una distanza netta, evitando qualsiasi nota pubblica. Una decisione che ha inevitabilmente alimentato la polemica.
Sui social c’è chi scrive: «Quando Roma fu bruciata arrivarono i pompieri. In ogni caso l’interpretazione è chiara: l’intera maggioranza comunale è responsabile di ogni disfatta sulla nostra città tanto quanto il loro monarca. Prima o poi dovrà finire». Altri si chiedono: «Che sia più a titolo personale che per la maggioranza di questa amministrazione?».
Ancora più diretta la critica pubblicata da Nicola Sveglia, che ha parlato di «totale silenzio del Comune di Trapani e del suo sito istituzionale su un evento che rappresenta un motivo di orgoglio collettivo». Un silenzio che, secondo lui, non riconosce l’importanza di un traguardo che dovrebbe unire la città, indipendentemente dalle divergenze personali o politiche.