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16/10/2025 06:00:00

Palermo come Caivano: zone rosse e più controlli. Basterà? Oggi i funerali di Paolo

A Palermo si parla di sicurezza solo quando è troppo tardi. Dopo l’omicidio di Paolo Taormina, il 21enne ucciso sabato notte nel cuore della movida, il governo regionale e nazionale e le istituzioni locali hanno annunciato un pacchetto di misure straordinarie: nuove “zone rosse”, più agenti, investimenti per la videosorveglianza e un piano di controlli intensivi nei quartieri più difficili.

 

Al Viminale, il ministro Matteo Piantedosi ha incontrato il presidente della Regione Renato Schifani e il sindaco Roberto Lagalla. L’intesa prevede un rafforzamento immediato delle forze dell’ordine con l’arrivo di 24 nuovi agenti, tre ispettori e un funzionario già dalla prossima settimana, oltre a un incremento stabile degli organici da gennaio.
Previsti anche 2,7 milioni di euro per il potenziamento della videosorveglianza, il raddoppio degli agenti municipali, controlli periodici nei quartieri a rischio e la possibilità di impiegare vigilanza privata nelle aree a minore criticità.

Saranno tre le aree a vigilanza rafforzata: Teatro Massimo–Olivella, Vucciria e Maqueda–Stazione, dove scatteranno posti di blocco e controlli costanti.

 

Palermo come Caivano?

Il piano di sicurezza, spiegano da Roma, ricalca il “modello Caivano”: presenza massiccia dello Stato, misure repressive e un coordinamento nazionale per gestire l’emergenza. Anche allo Zen, ieri mattina, si è svolta un’operazione interforze con 300 uomini, posti di blocco e perquisizioni. Obiettivo: trovare armi.
Risultato? Poca cosa. Qualche coltello, un arresto per droga, alcuni sequestri. Ma niente che basti a cambiare il volto di un quartiere dimenticato, dove la presenza delle istituzioni è spesso solo quella delle retate.

 

Il paradosso

Ora Palermo scopre di avere un problema di sicurezza. Ma perché le misure arrivano solo dopo le tragedie? Perché la politica si ricorda dello Zen, di Brancaccio, del Borgo Vecchio, solo quando scorre il sangue?
Piantedosi e Schifani parlano di “presenza dello Stato” e “rafforzamento della legalità”, ma i quartieri popolari continuano a essere terre abbandonate, dove non arrivano né cultura né opportunità. Le risposte, per ora, sono tutte repressive: più pattuglie, più telecamere, più divieti. Ma chi ci va a parlare con i ragazzi che crescono tra degrado e assenza di prospettive?

 

Le indagini e il lutto cittadino

Intanto proseguono le indagini sull’omicidio di Paolo Taormina. Gaetano Maranzano, 28 anni, dello Zen, ha confessato di aver sparato al giovane dopo una lite in via Spinuzza, davanti al pub di famiglia. Il gip ha disposto per lui la custodia cautelare in carcere, definendolo “un individuo privo di autocontrollo e incline alla violenza”.

Oggi, giovedì 16 ottobre, Palermo si ferma per il lutto cittadino. Le bandiere a mezz’asta e un minuto di silenzio durante i funerali, in Cattedrale, per ricordare Paolo — il ragazzo che poteva partire, ma aveva scelto di restare nella sua città. Una città che oggi piange, ma che dovrà decidere se vuole davvero cambiare.