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20/10/2025 18:00:00

Nelle dighe siciliane c'è più acqua rispetto al 2024, ma resta l'emergenza

In Sicilia un po’ di respiro per i bacini idrici, ma la crisi non è ancora finita. L’ultimo bollettino dell’Osservatorio dell’Autorità di bacino regionale segnala un aumento del 28% dei volumi d’acqua rispetto allo stesso periodo del 2024, con oltre 238 milioni di metri cubi accumulati. Numeri che fanno ben sperare, ma non bastano ancora a superare le difficoltà, soprattutto per l’agricoltura.

 

«La situazione rimane complessa – spiega Salvo Cocina, capo della task force regionale per l’emergenza idrica –. Le dighe del versante orientale si presentano in condizioni migliori, ma quelle dell’Ovest, nonostante le piogge, restano in forte sofferenza».

Nel dettaglio, la diga Arancio, tra le province di Agrigento e Palermo, registra un deficit del 25% rispetto alla media annuale; ancora più marcato il calo per i bacini Garcia e Poma, con mancanze rispettivamente del 38% e del 13%. Più incoraggianti i dati della diga Rosamarina, dove i volumi sono cresciuti del 33%. Situazione critica invece per il Fanaco, ridotto quasi a una pozzanghera con appena due milioni di metri cubi d’acqua.

 

Secondo Cocina, le riserve attuali non consentono ancora di abbassare la guardia: «In vista della prossima stagione irrigua dobbiamo restare prudenti. I bacini destinati all’irrigazione mista sono ancora ai minimi e diversi terreni soffrono». Anche il Servizio informativo agrometeorologico siciliano conferma che, pur con un miglioramento delle precipitazioni, le riserve restano sotto i livelli ottimali e i deficit idrici penalizzano in particolare le colture agrumicole. Le ultime piogge, più intense nella Sicilia orientale, non hanno ancora garantito un apporto sufficiente per le campagne.