Le pagine dei quotidiani oggi traboccano di commenti, analisi e (soprattutto) polemiche: la Corte dei Conti ha messo un punto fermo, almeno per ora, sul dibattito decennale del Ponte sullo Stretto, sollevando "vizi" e criticità evidenti nel progetto. Una notizia che, prevedibilmente, ha catalizzato l'intera attenzione mediatica e politica nazionale.
Ma in questa ridondanza di titoli e opinioni sul "grande sogno" che non decolla, si rischia di perdere di vista la vera, tangibile, notizia che riguarda il futuro quotidiano e la dignità infrastrutturale della Sicilia.
La vera notizia è questa: riapre la ferrovia Palermo-Catania, con l'inaugurazione dei primi 38 chilometri di raddoppio tra Bicocca e Catenanuova.
Questa è l'unica, inequivocabile, fotografia della Sicilia del 2025. Una regione che aspetta una promessa di "due ore" per collegare i suoi due capoluoghi principali, ma che, per ora, deve accontentarsi di un viaggio che ne impiega ancora tre. È la Sicilia dei 38 chilometri completati – un traguardo essenziale, certo, ma microscopico di fronte all'enormità del ritardo accumulato.
Il contrasto è stridente: un'ossessione nazionale e mediatica per un'opera i cui benefici restano teorici e la cui realizzazione è continuamente ostacolata da problemi tecnici e giudiziari, contro un'indifferenza quasi rassegnata per le opere basilari che dovrebbero garantire il diritto alla mobilità interna.
Il dibattito sul Ponte è diventato, da anni, un esercizio retorico, un gigantesco paravento che nasconde la mancata manutenzione e il ritardo cronico nelle infrastrutture esistenti.
La priorità della Sicilia non è volare oltre l'acqua, ma viaggiare dignitosamente sulla propria terra.
Il futuro, lo sviluppo economico e la coesione sociale dell'Isola dipendono dal raddoppio dei binari, dalla messa in sicurezza delle strade statali e autostradali, dalla modernizzazione delle nostre ferrovie regionali. Dipendono dal riuscire a percorrere i 200 km tra Palermo e Catania in un tempo europeo, non biblico.
Invece di spendere inchiostro e ossigeno politico sulla retorica dei piloni, dovremmo concentrare ogni risorsa ed energia per trasformare i 38 chilometri inaugurati oggi in un passo rapido verso il completamento dell'intera tratta.
È tempo di smettere di rincorrere sogni faraonici e di affrontare la dura, ma necessaria, concretezza: il futuro della Sicilia corre sui binari, non sulla carta dei giornali. La Corte dei Conti ha bocciato il sogno; i ritardi sulla Palermo-Catania ci ricordano la realtà. E da questa realtà bisogna ripartire.
Giacomo Di Girolamo