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31/10/2025 09:18:00

I notturni di Amabilina

La farmacia Pellegrino dall'inizio dello scorso secolo ha vissuto, da generazioni, la sede di via Cammareri Scurti ("a strada da Standa", come si soleva dire un tempo), in pieno Cassaro e a due passi da piazza Loggia: fu nel 1988 che mio padre Carlo ebbe il felice intuito di trasferirsi in contrada Amabilina.


Ma la scelta fu ostacolata e sconsigliata da amici e parenti, che pregarono papà di ripensarci: non si poteva lasciare il "salotto buono" della nostra città, il luogo dove pure io, piccolo farmacista in pectore, avevo vissuto la mia fanciullezza.
I quegli anni il centro città era il luogo d'incontro, la piazza era sempre a festa e da piccoli ci giocavamo pure a pallone, a nascondino, ci perdevamo con le bici imparando i nomi di tutte le stradine, mentre i nostri genitori erano tranquilli del sapere che eravamo "in giro", come a casa nostra; lì sono nati i miei primi amori, i primi inseguimenti silenziosi alle ragazzine cui facevo la corte, lì c'era la scuola, la casa dei nonni e il mio futuro lavoro.
Beh, in effetti, lasciare il centro città, il bar di Cola e Bastiano, la visita a Pezzano, le prelibatezze di Natale Gerardi, la meravigliosa Standa, era proprio un azzardo.
Per cosa poi? Per trasferirsi ad Amabilina e infilarsi in quello che veniva chiamato il "ghetto", quel quartiere malfamato e di dubbia reputazione che sicuramente non ci avrebbe fatto vivere sonni tranquilli.
Ma così fu e armati di coraggio ed entusiasmo ci trasferimmo verso la grande avventura.
Sono passati ben 37 anni e credo di poter affermare -senza ombra di dubbio- che le cose sono cambiate radicalmente e mai scelta di papà Carlo, ex farmacista del salotto buono, fu così azzeccata! 
Se passo dalle farmacie del centro noto che quando sono di turno, sia diurno che notturno, i colleghi si chiudono dentro e dispensano i farmaci da improbabili spioncini come le monache di clausura di Erice quando offrivano le prelibate genovesi.
E perchè succede questo?


Perchè Marsala è diventata un ventre oscuro che inghiotte speranze e alla chiusura dei negozi le luci dei lampioni tremano come candele stanche, mentre l'asfalto respira la paura dei passi affrettati.
E lì, in quella piazza dove un tempo fioriva la vita, ora si sente solo il battito sordo della rabbia, dell'impotenza, del terrore e le vetrine riflettono ombre che non cercano più un domani e illuminano scie di sangue che i cittadini al risveglio trovano ormai sempre più regolarmente, al pari di cocci di bottiglie rotte, frantumate come la nostra speranza. E l'aria sa di solitudine, mentre la città piange in silenzio, coperta dal rumore di urla di dolore e dal rumore distante delle sirene delle forze dell'ordine, musica triste, ormai refrain di notti senza pace.
E io?
Beh, io mi ritrovo nella mia isola di pace, ad Amabilina, quel luogo lontano che pur se quartiere difficile mi permette di vivere il notturno in farmacia mantenendo le saracinesche alzate fino a tarda sera, per godermi il tepore di un autunno che riscalda il triste pensiero di quel che nello stesso istante sta accadendo in centro, dove guerriglia e violenza ormai regnano sovrane.
Grazie, papà, per non avermi lasciato a combattere in prima linea...

 

Piero Pellegrino
Farmacista