Il governo nazionaIista e della Patria preferisce San Francesco all'Unità Nazionale e a chi la garantisce, le Forze Armate. I primi quattro giorni di novembre, in Italia, si celebrano due feste e una commemorazione. Il 1° novembre si glorificano Tutti i Santi; a seguire, il 2, c’è la commemorazione dei defunti. In Sicilia è una ricorrenza antica e molto sentita, conosciuta come “Festa dei morti”, perché si narra che, nella notte tra l’1 e il 2, i defunti visitassero i cari ancora in vita portando ai bambini dei doni e la frutta di Martorana.
Infine, il 4 novembre è la Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate: nel 1918 è il giorno in cui entrò in vigore l’armistizio tra l’Italia e l’Impero austro-ungarico, segnando la fine della Prima guerra mondiale per il nostro Paese.
Fino al 1976 il 4 novembre è stato un giorno festivo, ma dall’anno successivo ha cessato di esserlo, diventando una solennità civile. Nel 2018, anno del centenario dell’armistizio, l’attuale presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, propose di istituire una festa nazionale per il 4 novembre, criticando altre ricorrenze definite “più divisive”, come quelle del 25 aprile e del 2 giugno.
Arrivata a Palazzo Chigi, però, ha cambiato idea: ha ritenuto che San Francesco — proclamato patrono d’Italia insieme a Santa Caterina da Siena nel 1939 da Papa Pio XII — fosse più meritevole di essere ricordato come festa nazionale.
Più di un’altra santa.
Più delle migliaia di morti per l’unità d’Italia.
Più dei 650 mila militari caduti a Caporetto, a Vittorio Veneto o nelle battaglie dell’Isonzo.
No a una donna, da una donna.
No ai caduti che hanno difeso la Patria.
Sì al Santo d’Assisi, di cui nel 1926 Mussolini si appropriò con la celebre definizione di D’Annunzio: “il più italiano dei santi e il più santo degli italiani”, che divenne il motto ufficiale delle celebrazioni, ripreso dallo stesso Duce.
Vittorio Alfieri