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08/11/2025 10:22:00

Cuffaro, nuove rivelazioni: cene romane, “talpe” e sospette tangenti. 

Non si ferma l’inchiesta che scuote la politica siciliana. Attorno a Totò Cuffaro, ex presidente della Regione e oggi leader della Nuova Dc, le indagini della Procura di Palermo continuano a svelare intrecci di rapporti, cautele e sospetti di corruzione che delineano un quadro sempre più complesso.

I carabinieri del Ros hanno seguito Cuffaro per mesi, documentando incontri, spostamenti e conversazioni con uomini delle istituzioni, dirigenti e imprenditori. Quello che emerge è un vero e proprio “regista” politico in costante movimento, che nonostante il sospetto di essere sotto osservazione, avrebbe continuato a gestire appalti e nomine nel sistema sanitario siciliano.

Le “talpe” e la soffiata sulle cimici

Cuffaro, secondo l’accusa, non avrebbe avuto una sola fonte d’informazione riservata, ma più di una. Oltre al tenente colonnello dei carabinieri Stefano Palminteri, già indagato per rivelazione di segreto d’ufficio, spunta una terza figura: Domenico Di Carlo, che avrebbe avvisato l’ex governatore di possibili intercettazioni, riferendo di voci provenienti da un parente in servizio alla Dia.

Cuffaro stesso, parlando con Di Carlo, avrebbe ammesso di sapere di essere “attenzionato”: «Evita di andare all’assessorato alla Famiglia, che ci sono le telecamere», si sente dire in un passaggio riportato nelle carte dell’inchiesta. E lui stesso, intercettato, conferma: «Non ci sono andato più».

Una precauzione che non gli avrebbe impedito di continuare a muoversi tra incontri e trattative.

Cene, caffè e appalti

Gli investigatori lo seguono fino a Roma, dove partecipa a una cena al ristorante “Il Ceppo” con Filippo Paradiso, ex poliziotto, anche lui finito nel fascicolo dell’inchiesta. Durante quell’incontro, secondo quanto emerge, lo avrebbe invitato a “parlare meno al telefono”.

Ma nella Capitale si sarebbe discusso anche di affari: in particolare della gara-ponte dell’Asp di Siracusa, da affidare alla Dussmann Service. Nonostante la consapevolezza di essere sotto controllo, Cuffaro avrebbe continuato – scrivono gli inquirenti – “a seminare per gli amici nostri”, costruendo una rete di influenza sulle nomine e sui bandi pubblici.

Le precauzioni, però, non mancano. I caffè al solito bar diventano incontri di “copertura” per evitare le cimici, mentre la casa di Mondello si trasforma in una sorta di teatro riservato per incontri politici.

“Venti, cinque, trenta… ma sono assai”

Nel fascicolo della Procura c’è anche un capitolo, ancora coperto in parte da omissis, che riguarda il presunto scambio di denaro con l’imprenditore Alessandro Vetro, già coinvolto nelle indagini sulle turbative d’asta ad Agrigento.

Cuffaro, secondo le intercettazioni, avrebbe chiesto a Vetro di “aggiustare un documento” relativo a un bando di gara, garantendo che l’operazione sarebbe stata supervisionata da Giovanni Tomasino, direttore generale del Consorzio di Bonifica di Palermo e Trapani, anch’egli oggi sospeso dall’incarico.

Nel corso di una conversazione registrata, l’ex governatore commenta la consegna di una somma di denaro – “venti, cinque, trenta” – dicendo: «Ma sono assai questi». L’imprenditore lo rassicura: «Sì lo so, per l’amicizia prendili».

Una regia costante

Dietro ogni passaggio, scrivono i magistrati, si muove un “Cuffaro regista” che, nonostante il sospetto delle microspie, avrebbe continuato a operare come punto di riferimento di un sistema relazionale ramificato tra politica, sanità e affari.

La prossima settimana, davanti al gip di Palermo, l’ex presidente della Regione dovrà chiarire il senso di quelle conversazioni e le circostanze che – secondo gli inquirenti – potrebbero configurare episodi di corruzione e turbativa d’asta.

Un’indagine che, a ogni nuovo capitolo, si allarga e si avvicina sempre più al cuore della sanità siciliana e alle sue zone d’ombra.