La complessa inchiesta della Procura di Palermo sugli appalti pilotati e nomine nella sanità siciliana, che vede l'ex leader DC Totò Cuffaro come "regista occulto", affronta oggi un giorno cruciale. È in programma l'interrogatorio preventivo di Vito Raso, fedelissimo di Cuffaro fin dai tempi della presidenza regionale e figura chiave, il cui contributo al GIP potrebbe avere ripercussioni a catena sulle decisioni finali riguardanti le misure cautelari.
Raso, che era nello staff dell’ex assessora regionale alla famiglia Nuccia Albano, avrebbe avuto nel nuovo sistema il ruolo nevralgico di muro di gomma e intermediario per il presunto "comitato d’affari" creato dagli indagati. L'obiettivo ultimo di questo sodalizio, secondo gli investigatori, era il controllo politico delle poltrone per beneficiare di "aiutini e spintarelle" da utilizzare poi, strategicamente, al momento delle elezioni.
Il progetto segreto di Cuffaro: candidarsi alla Regione
L'informativa degli investigatori evidenzia come Raso dimostrasse di conoscere le vere e ambiziose intenzioni di Cuffaro, quasi in via esclusiva. In una conversazione intercettata il 16 gennaio 2024, Raso si sarebbe fatto scappare il progetto di Cuffaro di volersi ricandidare alla carica di Presidente della Regione Sicilia entro tre anni, un'intenzione che l'ex leader DC non avrebbe rivelato ad alcuno.
Gli inquirenti sottolineano che «Raso dimostrava di conoscere, quasi in via esclusiva, le vere intenzioni di Cuffaro... interessato a candidarsi entro tre anni alla carica di Presidente della Regione Sicilia. A un interlocutore rimasto ignoto, Raso riferiva che Cuffaro aveva in progetto di candidarsi quale Presidente della Regione, nonostante non lo avesse rivelato ad alcuno».
Questa rivelazione, insieme a frasi attribuite agli indagati come «prenderemo nuovamente il controllo» e «rimetteremo le mani dappertutto», rappresenta la cartina di tornasole dell’obiettivo finale del sodalizio: riacquisire il potere attraverso la gestione delle nomine e degli appalti.
L'attesa del GIP e la reazione della DC
Una volta che gli interrogatori preventivi saranno completati — tra cui quello di Cuffaro, che si è avvalso della facoltà di non rispondere — scatterà il conto alla rovescia sul deposito dell’ordinanza del GIP, che accoglierà o rigetterà le richieste di arresto della Procura di Palermo nei confronti di Cuffaro e gli altri indagati.
Di fronte al clamore mediatico e al rischio di una generalizzazione, la Democrazia Cristiana si è difesa con forza. Il segretario regionale della DC in Sicilia, Stefano Cirillo, ha espresso preoccupazione per l'idea "profondamente distorta e pericolosa" che un intero partito possa essere etichettato come "sistema criminale" a causa di responsabilità che sono sempre e soltanto personali.
«Si sta facendo strada, usando il clamore mediatico, in una parte dell’opinione pubblica, un’idea profondamente distorta e pericolosa, quella secondo cui un partito politico, in quanto tale, possa essere etichettato come 'sistema criminale'. Si tratta di un’affermazione grave, fuorviante e lesiva dei principi fondamentali della nostra Costituzione», ha affermato Cirillo. Ha concluso ribadendo che la Democrazia Cristiana continuerà a difendere i valori costituzionali e la dignità della partecipazione politica, in quanto «un partito non si può 'arrestare'».