Ennesimo rinvio a giudizio: il governo in Sicilia è compromesso
Il governo regionale è compromesso. Al di là delle dichiarazioni di buon andamento e di chiusura naturale della legislatura, il presidente Renato Schifani sa che la credibilità della sua giunta – e dell’intera Sicilia istituzionale – è ormai profondamente intaccata.
Il rinvio a giudizio della Amata
La Procura della Repubblica di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio per l’assessora regionale al Turismo Elvira Amata, con l’accusa di corruzione. L’udienza preliminare è fissata per il 13 gennaio.
Elvira Amata è assessora al Turismo della Regione Sicilia. Secondo la procura di Palermo, avrebbe ottenuto dall'imprenditrice Marcella Cannariato l’assunzione e il pagamento delle spese di alloggio di suo nipote presso la società A&C Broker S.r.l. Questo in cambio di un finanziamento pubblico di 30mila euro, concesso grazie a un decreto dell’assessorato alla Fondazione Marisa Bellisario, della quale Marcella Cannariato era, all'epoca dei fatti, referente per la Sicilia.
Si tratta di un filone d’indagine che riguarda anche un altro pezzo di Fratelli d’Italia: il presidente dell’ARS Gaetano Galvagno.
Alla luce di questi fatti – che si aggiungono agli scandali che hanno travolto la DC di Totò Cuffaro, l’MPA e lo stesso Luca Sammartino – il governo regionale ha perso credibilità. E soprattutto si è spezzato, definitivamente, il filo della fiducia con i cittadini, già molto tenue.
Si può ancora governare tra dubbi, sospetti e incertezze? Difficile.
A dicembre si dovrà approvare la finanziaria. Se, come accaduto con la manovra quater, venisse smontata pezzo dopo pezzo anche grazie al voto segreto, non ci saranno più alibi: si dovrà andare al voto. E a Roma converrà separare i momenti elettorali, per evitare nuovi malumori tra gli elettori e possibili ricadute sul governo nazionale.
Nonostante l’appoggio del socio di maggioranza di Schifani, Fratelli d’Italia, è difficile immaginare che l’attuale governatore possa essere ricandidato. Anzi: prende quota, non più come ipotesi ma come opzione concreta, il ritorno di Nello Musumeci come candidato alla presidenza.
Le reazioni
Il capogruppo del M5S all’ARS Antonio De Luca afferma:
“Schifani non può essere moralizzatore a corrente alternata e usare due pesi e due misure. Applichi con Fratelli d’Italia lo stesso metro usato per gli assessori della Democrazia Cristiana, oppure deve chiedere prima il permesso a Roma? Schifani deve dare un segnale forte: estrometta gli assessori di FdI e un minuto dopo si dimetta. Non ci sono più le condizioni per andare avanti. Siano più gli indagati e gli imputati nella sua maggioranza che le riforme del suo governo inefficace e inefficiente”.
Il segretario regionale del PD Sicilia Anthony Barbagallo aggiunge:
“Ora, con l’assessore al Turismo indagata e per cui la procura ha chiesto il rinvio a giudizio, anche Fratelli d’Italia fuori dalla giunta Schifani! Deve valere anche per loro ciò che Schifani ha detto sugli assessori cuffariani rimossi, anche se non indagati: la loro presenza confliggeva con i principi di trasparenza del suo governo. La soluzione è una: abbia un sussulto di dignità e si dimetta, liberando l’Isola da questa cappa di clientele”.
A chiedere ancora una volta le dimissioni del governatore è anche Ismaele La Vardera:
“Dalle carte emerge un vero e proprio presidente ombra che gestiva la Regione. È evidente l’incapacità di ‘Totò Schifani’ di governare la cosa pubblica. La fuoriuscita degli assessori DC non ha rimosso gli uomini chiave del sottogoverno voluti proprio dalla DC. Come mai restano sulle loro poltrone? Totò Schifani è totalmente inadeguato a svolgere il ruolo che i siciliani gli hanno attribuito. Cercheremo di defenestrarlo dal palazzo in cui si è nascosto. Zero compromessi: sono pericolosi per la democrazia e perseguono interessi propri, non dei siciliani”.
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