Sfiducia respinta: Schifani regge il colpo, ma il governo è a un bivio
La sfiducia non è passata: sono stati 41 i no, che confermano quindi la fiducia al governo regionale presieduto da Renato Schifani. I sì sono stati 26: ai 23 dei firmatari e proponenti dell’atto (PD–M5S–Controcorrente) si sono aggiunti i 3 voti del gruppo Sud chiama Nord.
Tre i deputati di maggioranza assenti: Alessandro De Leo (Forza Italia), Fabrizio Ferrara (FdI) e Carmelo Pace (Dc).
La maggioranza ha tenuto, è rimasta compatta, come anticipato ieri ai nostri microfoni dal capogruppo all’Ars Stefano Pellegrino. Un dato però è certo: il quadro politico è chiaro. O il governo rilancia, oppure ha decretato la sua fine. Perché, come ha detto il deputato del PD Nello Di Pasquale, la sfiducia «è dilagante tra i siciliani».
Gli interventi dell’opposizione
Il presidente della Commissione Antimafia Antonello Cracolici (PD) è stato lapidario: «Schifani è inadeguato a fare questo mestiere. In questi ultimi mesi la Sicilia è diventata terra di predatori. La pubblica amministrazione come un luogo nel quale prendere o ottenere qualcosa per sé. Faccendieri e intermediari di professione sono tornati a frequentare i corridoi degli assessorati e delle aziende sanitarie. Davanti a tutto questo non ho sentito nulla da parte di Schifani, per questo lo ritengo inadeguato».
Il primo a prendere la parola è stato il capogruppo M5S all’Ars Antonio De Luca: «Ci sarebbero voluti giorni per illustrare tutte le motivazioni che dovrebbero indurre il Parlamento a mettere la pietra tombale su questa legislatura inefficace, inconcludente, costellata da scandali, indagati e imputati, e sicuramente una delle peggiori della nostra storia. (…) Questa mozione un risultato lo ha già ottenuto: è riuscita, presidente, a farle ritrovare la strada per Sala d’Ercole, che aveva smarrito da mesi nonostante le nostre reiterate richieste».
E ancora: «Visto che lei è amante dei premi, a tal punto da auto attribuirsene uno a spese dei siciliani, uno glielo assegno io: la nomino ambasciatore dei proclami fasulli».
L’attacco di Ismaele La Vardera è stato diretto: «Lei fugge da questo Parlamento da mesi, fugge dalle sue responsabilità e dal disastro. Ha deciso di fare il presidente per interposta persona, affidando lo scettro del potere al suo amico Cuffaro».
Per Dario Safina (PD): «Per chi governa, non comprendere quello che sta accadendo sotto i nostri occhi è qualcosa che ci deve far capire che non siamo adeguati. Lei non dovrebbe attendere l’esito del voto, dovrebbe dimettersi prima. C’è un momento per tutto e per lei – rivolgendosi a Schifani – è il momento della pensione».
Cateno De Luca, capogruppo di Sud chiama Nord, ha ammonito Schifani: «Non si culli per le agenzie di rating, perché in Sicilia la ricchezza è sempre più nelle mani di pochi. E non si culli neanche per l’avanzo di amministrazione, perché spesso non è segnale di efficienza ma di inefficienza nella capacità di spesa». E ai colleghi di opposizione: «Non abbiamo sottoscritto la mozione perché non invitati al conciliabolo di San Martino delle Scale. Fino a quando nel centrosinistra continuerà questo metodo di esclusione, non ci sarà mai un campo largo, ma un campo minato».
La maggioranza
I parlamentari di centrodestra hanno difeso Schifani. Il capogruppo di FI Stefano Pellegrino: «La mozione di sfiducia va bocciata: è una morte annunciata e un atto di esibizionismo. Non prendiamo lezioni di legalità da nessuno. Il presidente Schifani è colui che ha stabilizzato il carcere duro per i mafiosi».
Per FdI, il capogruppo Giorgio Assenza ha ribadito la lealtà: «Noi siamo al fianco del presidente oggi e lo saremo anche domani».
Per la Dc ha parlato Ignazio Abbate: «In questi tre anni sono stati risolti problemi che prima di questo governo non erano mai stati affrontati. La sanità? Sono stati fatti sforzi importanti e raggiunti risultati significativi».
Il capogruppo della Lega Salvo Geraci ha attaccato il metodo: «Questa mozione nasce debole nella forma e inconsistente nella sostanza. Mescola fatti giudiziari, valutazioni politiche, opinioni personali, trasformando l’Aula in un tribunale immaginario».
Le parole del presidente Schifani
La giunta era presente al completo. Schifani ha ascoltato gli interventi prima di replicare: «Vi ho ascoltato, ma non ho sentito una vostra controproposta di governo. Soltanto accuse su tutti i livelli. Ma dov’è il vostro progetto?».
Poi il riferimento a Giuseppe Conte: «Giorni fa è venuto a protestare l’ex presidente del Consiglio: legittimo. Ma quello che mi ha offeso è aver scelto un luogo simbolo dell’antimafia per attaccare il presidente della Regione. Questo non lo posso accettare».
Sulle inchieste: «Non abbiamo il Grande Fratello, non siamo negli sgabuzzini dove due persone, un corruttore e un corrotto, firmano patti scellerati. Quale sarebbe la responsabilità del governo? Sono responsabilità personali. Noi la corruzione l’abbiamo combattuta scegliendo Invitalia per le grandi gare e firmando un patto con l’Anac».
Sul passato recente della sanità: «Ricordate gli anni del governo Crocetta? C’eravate anche voi. Proteste dei disabili, sanità bloccata».
Infine, Schifani ha sintetizzato: «Il mio governo lavora su tre assi: emergenze, sociale e crescita. Non abbiamo fatto un nuovo precario e stiamo azzerando quelli che abbiamo trovato e che c’erano da decenni».
L’intervento conclusivo di Stefano Pellegrino
Il capogruppo di Forza Italia ha ribadito i successi del governo: «Non solo abbiamo rispettato i programmi, ma li abbiamo superati. La Sicilia ha azzerato il disavanzo ed è in avanzo. Il PIL è in crescita in controtendenza rispetto al Meridione e persino al quadrilatero industriale del Nord».
E ancora: «Schifani sarà ricordato per aver contrastato il caro-voli, combattuto la povertà, sostenuto le famiglie con il mutuo, promosso investimenti, avviato a soluzione le liste d’attesa, stabilizzato i precari».
Sui termovalorizzatori: «Sono strumenti di trasparenza e legalità. E questo governo non prende lezioni di legalità da nessuno».
La chiosa finale: «La Sicilia ha bisogno di buon governo, non di show».
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