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24/11/2025 06:00:00

Il sistema Liberty Lines. Avarie taciute, navi a rischio incendio, le pressioni ...

Comincerà  oggi, davanti al giudice per le indagini preliminari di Trapani Massimo Corleo, la fase più delicata dell’inchiesta che coinvolge Liberty Lines e la Sns – Società di Navigazione Siciliana. Nove dirigenti e responsabili della compagnia saranno i primi a comparire davanti al Gip, mentre resta confermato il sequestro preventivo da oltre 100 milioni di euro disposto dalla Procura guidata da Gabriele Paci. 

 

Un’indagine monumentale, 2660 pagine - eseguita dal gruppo Trapani della Guardia di Finanza - che intreccia avarie taciute, documenti falsificati, presunti scambi di favori con uomini della Capitaneria, pressioni per “bloccare” la stampa, navi in navigazione nonostante rischi di incendio e una presunta truffa alla Regione Siciliana per quasi 15 milioni. Un quadro che richiama, per dinamiche e protagonisti, l’operazione “Mare Monstrum” del 2017.

 

Lunedì e martedì gli interrogatori davanti al Gip


I primi a comparire saranno Alessandro Forino, presidente del Cda, Anna Alba, figura centrale del presunto patto illecito con la Capitaneria, il comandante d’armamento Giancarlo Licari, il direttore tecnico Ferdinando Morace e il luogotenente della Capitaneria Elio Maniglia.

Martedì toccherà ai dirigenti operativi Marco Dalla Vecchia, Gennaro Cotella, Gianluca Morace e Nunzio Formica, chiamati a rispondere di accuse che vanno dalla corruzione al falso, dalla frode nelle pubbliche forniture alla rivelazione di segreti d’ufficio fino all’attentato alla sicurezza della navigazione.

In totale gli indagati sono 46, tra dirigenti, comandanti, tecnici e tre ispettori del Rina.

 

Il presunto patto con la Capitaneria: assunzioni, biglietti omaggio e informazioni riservate

Al centro dell’inchiesta c’è soprattutto il rapporto tra Anna Alba – ritenuta dagli inquirenti figura strategica negli equilibri interni alla compagnia e nella gestione di Sikania Shipping – e due ufficiali della Capitaneria di porto di Trapani: il comandante pro tempore Marzio Paolo e il luogotenente Elio Maniglia.

Secondo l’accusa, gli ufficiali avrebbero sistematicamente omesso controlli e violato i propri doveri di polizia giudiziaria per favorire gli interessi di Liberty Lines e di Sikania Shipping. In cambio, sempre secondo la Procura, avrebbero ricevuto varie utilità: l’assunzione della moglie di Maniglia presso Sikania Shipping, la promessa di una successiva riassunzione, l’assunzione di un’ulteriore persona a lui vicina, biglietti omaggio forniti con regolarità, informazioni riservate ottenute durante il servizio.

Il materiale raccolto dagli investigatori – intercettazioni, riscontri documentali e movimentazioni interne – evidenzia, secondo gli inquirenti, una “comunanza di interessi” e un rapporto di scambio stabile tra Alba e Maniglia. In alcuni casi, Maniglia avrebbe fornito all’imprenditrice persino notizie di reato dirette alla Procura e comunicazioni interne ottenute da un funzionario del Palazzo di giustizia.

Un quadro definito “corruttivo” dalla Procura, che ritiene compromessa l’imparzialità e il corretto funzionamento della Capitaneria.

 

 

 

“Io cristiani a morire non ne porto”: avarie gravi, rischi altissimi e navi in servizio lo stesso

Il cuore dell’inchiesta riguarda però le condizioni tecniche dei mezzi.
Le intercettazioni mostrano navi in navigazione con problemi tanto seri da richiedere l’immediato rientro in porto.

Emblematica la frase di Giuseppe Vincenzo Manuguerra, comandante ericino, intercettato mentre parla di un mezzo partito senza stabilizzatore:

«Io cristiani a morire non ne porto».

Secondo il decreto, tra il 2021 e il giugno 2022 le avarie non dichiarate sono 55, su 23 unità veloci.
Le criticità riguardano aliscafi, catamarani e monocarene in servizio su Egadi, Eolie, Ustica, Lampedusa e Linosa.
Motori che perdevano gasolio, generatori in sovraccarico, fumo in sala macchine, quadri elettrici bruciati, infiltrazioni d’acqua, impianti antincendio non pienamente operativi.
Gli utenti – inconsapevoli – continuavano a viaggiare.

In un caso fu rilevata perfino la presenza di legionella in quantità venti volte superiori ai limiti.

 

 Le intercettazioni del 26 aprile 2022 tra il dirigente operativo Nunzio Formica e il comandante Massimo Grillo fotografano una situazione drammatica.

Grillo riferisce di essere partito da Vulcano con 102 persone a bordo nonostante una perdita di gasolio dai motori:

«Qua sono sei cilindri che buttano gasolio dappertutto… rischio di andare a fuoco con i passeggeri».

Formica risponde:

«Per me puoi sospendere il servizio immediatamente… perché non mi hai chiamato prima? Li facevamo venire con un altro aliscafo».

E Grillo ribatte:

«Una cosa è che me ne vado a fuoco da solo, una cosa è che me ne vado a fuoco con i passeggeri. Sono persone di sessant’anni, bambini di cinque anni…».

Una conversazione che, secondo la Procura, dimostra non solo la gravità delle avarie, ma la pressione costante a non interrompere il servizio, anche in condizioni di rischio.

Il tutto per non far emergere l’inefficienza della flotta, evitare la revoca delle concessioni da parte della Regione e non compromettere la partecipazione ai bandi.

Il provvedimento individua infatti 7 dirigenti della compagnia coinvolti nelle condotte, 33 comandanti di unità veloci, 3 ispettori del Rina, l’ente tecnico incaricato delle certificazioni

 

Le navi con avarie non dichiarate

Tratta Egadi
Carlotta M.; Sofia M.; Marco M.; Gianluca M.; Garagonay; Ale M.; Federica M.; Vittoria M.; Alijumbo Messina; Fiammetta M.; Ammarì.

Tratta Eolie
Natalie M.; Carmine; Alijumbo Zibibbo; Eduardo M.; Eschilo; Platone; Antioco; Mirella Morace; Emma M.

Tratta Palermo–Ustica
Carmen M.

Tratta Lampedusa–Linosa
Gianluca M.

“Io ho avuto l’incendio a bordo…”

Un comandante annotò un giorno che dalla sala macchine usciva fumo bianco: il generatore era «andato in sovraccarico».
La segnalazione non piacque ai vertici della compagnia: nei documenti ufficiali non doveva restarne traccia.

In altre intercettazioni, i finanzieri del Gruppo Trapani registrano commenti allarmanti:

«Io ho avuto l’incendio a bordo…»
«A te è andato a fuoco il quadro elettrico».

Eppure, nei registri ufficiali, nessun riferimento.

Legionella e fori sullo scafo

In un’altra comunicazione intercettata, un dipendente riferisce che su una delle imbarcazioni erano stati riscontrati livelli di legionella che avrebbero dovuto essere “100”, mentre invece erano duemila.

Gli investigatori contestano anche un episodio che coinvolge un ingegnere del Rina, fatto viaggiare gratuitamente – insieme alla fidanzata – verso Marettimo. Lo stesso ingegnere avrebbe poi fornito soluzioni tecniche utili a evitare la dichiarazione di avaria dopo che un natante aveva il tunnel di dritta bucato, evento mai comunicato alle autorità.

Un altro indagato, dopo aver trovato un nuovo foro nello scafo mentre si lavorava per ripararne un altro, commenta:

«Facciamoci la croce che il Signore ci accompagna».

Era l’estate del 2021, e le imbarcazioni viaggiavano cariche di turisti.

L’ansia per le visite ispettive e la plastica a mare

In quell’estate la tensione cresceva in vista delle visite ispettive previste per ottobre. Su una delle imbarcazioni erano stati richiesti 25 interventi, ma ne erano stati effettuati solo 5.
Il rischio, temuto apertamente, era la revoca delle autorizzazioni.

Quando i motori rallentavano durante le traversate, la giustificazione da fornire alla Capitaneria – secondo gli atti – era sempre pronta:

«Il rallentamento è dovuto alla presenza di plastica a mare».

Una motivazione utilizzata, ad esempio, durante una traversata dalle Eolie a Milazzo con oltre cento passeggeri.

secondo la Procura, le giustificazioni servivano a mascherare la scarsa efficienza dei mezzi e a evitare ritardi che avrebbero potuto far emergere le reali condizioni della flotta.

 

 

Il caso “Carlotta M.” e la pressione interna a “non scrivere nulla”

Tra le situazioni più gravi, quella della monocarena Carlotta M., rimasta in servizio per dieci giorni nonostante una «vera e propria avaria» alla pressione dell’olio dell’invertitore.
Nessuna comunicazione al Rina, nessuna segnalazione alla Capitaneria.
I registri, secondo gli inquirenti, erano sistematicamente “ripuliti”.

Quando un comandante annotò correttamente un avvenuto surriscaldamento del generatore, dalle intercettazioni emerge il fastidio dei vertici: nei documenti non doveva comparire nulla che potesse far emergere un guasto.

 

“Bloccare i giornali”: la gestione dei media come problema aziendale

Un altro capitolo dell’inchiesta riguarda il rapporto con la stampa.
Dalle intercettazioni emerge che la diffusione pubblica delle notizie sui guasti veniva vissuta come un pericolo quasi quanto l’avaria stessa.

Il 12 febbraio 2022, a Favignana, il monocarena “Gianluca M.” arriva in porto avvolto dal fumo. Il Giornale di Sicilia pubblica un articolo.
Da lì, nelle conversazioni interne, parte il panico.

Il dirigente Nunzio Formica commenta così:

«Ho capito dopo che c’era un articolo di m…ia… è scoppiato il caso mediatico e ho dovuto andare io al Rina».

Non basta. In un’altra intercettazione, il quadro si fa ancora più chiaro:

«Per una cazz…ta dobbiamo rinforzare il lavoro di squadra, così possiamo intervenire e spegnere merdate in 30 secondi».

E in un passaggio destinato a far discutere, un dirigente afferma:

«Ma lì le leggono quattro cog…ni, ma Giornale di Sicilia, Repubblica, i giornali grossi… così li abbiamo bloccati».

Per la Procura, l’atteggiamento dimostra un tentativo costante di contenere l’impatto mediatico degli incidenti, soprattutto nei periodi in cui i mezzi erano carichi di turisti.

 

 

La presunta truffa alla Regione per 14,9 milioni

Secondo la Procura, la compagnia avrebbe ottenuto proroghe e compensazioni economiche regionali per 14.980.017,26 euro, omettendo di comunicare lo stato reale della flotta e inducendo in errore l’amministrazione regionale.
Un comportamento contestato come truffa aggravata.

Questo sistema, per gli inquirenti, si sarebbe riproposto tra il 2021 e il 2022 anche con aliscafi tenuti fermi senza informare la Regione, che continuava a erogare le sovvenzioni.

 

Sindacati: “Servizio essenziale, tutelare stipendi e continuità”

Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti Sicilia chiedono garanzie immediate su regolarità degli stipendi e continuità territoriale.
«Il servizio marittimo regionale – dichiarano – è essenziale e va garantito con l’efficienza di sempre, senza che alcuna conseguenza ricada sui lavoratori».

 

La politica: Schillaci (M5S) e Pd Trapani chiedono chiarezza e vigilanza

La deputata M5S Roberta Schillaci sollecita un’indagine della Commissione regionale Antimafia sul sistema dei collegamenti marittimi:
«La Regione aveva l’obbligo di intervenire e applicare le sanzioni previste. La vigilanza è stata gravemente carente».

Sulla stessa linea il Partito Democratico di Trapani.
La segretaria Valeria Battaglia e il responsabile Isole Minori Giuseppe La Francesca esprimono forte preoccupazione, ricordando che il servizio «opera in regime di monopolio» e che è necessario verificare come siano state impiegate le risorse pubbliche.
«Serve chiarezza immediata – affermano – a tutela della sicurezza dei passeggeri e della stabilità dei lavoratori».

 

La compagnia continua a operare

Nonostante il sequestro, i collegamenti con Egadi, Eolie, Pelagie, Pantelleria, Ustica e Messina–Reggio proseguono.
La gestione è affidata ai tre amministratori giudiziari Pietro Squatrito, Fabrizio Abate ed Emanuele Lo Voi Geraci.

 

Una settimana decisiva

Da oggi, con l’inizio degli interrogatori, l’inchiesta entrerà nel vivo.
Sul tavolo ci sono la sicurezza dei passeggeri, il destino di centinaia di lavoratori, la trasparenza nell’utilizzo dei fondi pubblici e la credibilità dell’intero sistema dei collegamenti marittimi siciliani.

Una vicenda che non riguarda soltanto una compagnia, ma l’idea stessa di servizio pubblico nel Mediterraneo.