Marsala–Calabria, l’asse della cocaina: così il gruppo di “Dardo” riforniva la città
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Continuiamo il nostro viaggio dentro il narcotraffico organizzato a Marsala e nel territorio, sulla scorta dell'inchiesta che, qualche giorno fa, ha portato ad arresti eccellenti, individuando, dopo anni di indagine, ben tre gruppi criminali all'opera, e un flusso di droga che in città proveniva dalla Calabria.
Tra le tre organizzazioni ricostruite dalla Direzione Distrettuale Antimafia, abbiamo visto nei giorni scorsi (qui l'articolo) come quella guidata da Francesco Dardo e Maurizio Rallo sia la struttura che più di tutte era riuscita a costruirsi un canale diretto e stabile con la Calabria. Un legame privilegiato, che aveva permesso al gruppo marsalese di esautorare in parte i vecchi narcotrafficanti locali e di importare in città carichi di cocaina di peso mai registrati prima nelle recenti indagini sul territorio.
Il punto di forza del sodalizio non era soltanto l’organizzazione interna – un appartamento operativo, una rete di pusher, un sistema di contabilità condivisa – ma soprattutto il canale calabrese: una porta d’accesso privilegiata alla cocaina di alta qualità proveniente dalle aree controllate dalla criminalità organizzata dell’area ionica.
Il ruolo di Dardo e Rallo: vertice, tratte e contabilità
Dardo e Rallo erano gli strateghi del gruppo. Si occupavano delle trattative, definivano quantità, prezzi, viaggi, e sceglievano gli uomini da coinvolgere nelle operazioni più delicate.
La base operativa era un appartamento in via S. Angileri 44 a Marsala, messo a disposizione da Rallo: un piccolo bunker dello spaccio, dove si riceveva la merce, si preparavano le dosi e si gestivano i contatti. Dardo lo utilizzava quotidianamente come punto di riferimento della rete.
Ma per mantenere questo ritmo serviva una fornitura costante. Ed è qui che entra in scena il nome decisivo dell’intera indagine.

Pasquale Bruzzese, il corrispondente calabrese
Il cervello logistico del sistema era Pasquale Bruzzese, classe 1996, nato a Locri: uomo di collegamento, fornitore, corriere, esattore. Una figura capace di muoversi tra la Calabria e il Trapanese con una facilità sorprendente, e che per gli inquirenti rappresenta “il referente stabile per l’approvvigionamento di ingenti quantitativi di cocaina”.
Il suo ruolo aveva una doppia natura:
- Reperire la cocaina direttamente in Calabria, garantendo forniture regolari e consistenti.
- Trasportarla personalmente in Sicilia, riscuotendo i pagamenti in contanti e mantenendo il contatto con gli ambienti criminali calabresi.
L’efficienza di Bruzzese è dimostrata dai carichi documentati, che non hanno nulla a che vedere con lo spaccio di piccolo calibro. Qui si parla di kilogrammi, di operazioni da oltre 100 mila euro, di auto cariche di “bianca” che sbarcano in Sicilia per rifornire Marsala, Mazara e Trapani.

Il carico da 3,5 kg: la consegna che certifica l’asse
Il 5 febbraio 2022 è la data chiave. Quel giorno Bruzzese trasporta dalla Calabria a Marsala circa 3,5 kg di cocaina, uno dei carichi più imponenti ricostruiti nell’intera indagine.
Secondo l’ordinanza:
- Bruzzese reperisce in Calabria la merce, la carica in auto e la consegna personalmente.
- Dardo, Rallo e Vincenzo Sparla si occupano dell’organizzazione del viaggio e della successiva custodia dello stupefacente.
- L’operazione costa 104.000 euro, consegnati direttamente a Bruzzese.
- Giuseppe Scoma funge da garante, bilanciando fiducia, pagamenti e rapporti con il fornitore.
Un’operazione di quel tipo non può avvenire senza un canale consolidato. E infatti quello non è un episodio isolato.

I 2,2 kg nascosti nella 500X: il secondo carico
Meno di due mesi dopo, il 27 marzo 2022, il sistema si rimette in movimento. Questa volta Bruzzese trasporta circa 2,2 kg di cocaina, nascosti dentro una Fiat 500X.
A coordinare l’acquisto:
- Maurizio Rallo
- Giuseppe Rinaudo, incaricati di reperire 11.000 euro da utilizzare per l’operazione
Il destinatario finale della sostanza è Riccardo Anastasi, figura centrale per la distribuzione.
Anche in questo caso, Bruzzese è l’uomo che fa la spola tra le due sponde, e che assicura il buon esito del viaggio. Una continuità operativa che dimostra come il gruppo Dardo/Rallo non fosse costretto a cercare fornitori occasionali, ma avesse costruito un asse stabile e affidabile.

Un canale collaudato, capace di rifornire tre città
La ricostruzione dei carichi – 3,5 kg a febbraio, 2,2 kg a marzo – mostra chiaramente che la rotta Calabria–Marsala era continua, non episodica.
E soprattutto dimostra che la droga non era destinata solo alla piazza marsalese. Quei quantitativi, spiegano gli inquirenti, erano fondamentali per soddisfare la domanda di Marsala, Mazara del Vallo e Trapani, che il gruppo considerava parte integrante del proprio mercato.
In altre parole: l’organizzazione Dardo/Rallo non era un gruppo locale, ma un hub del narcotraffico occidentale siciliano, con un canale privilegiato con la Calabria e con la capacità di movimentare quantitativi da “cartello” rispetto agli standard provinciali.
Se Bruzzese era il ponte con la Calabria, dentro l’organizzazione la tenuta del sistema era garantita da due figure chiave: Maurizio Rallo e Giuseppe Scoma. Erano loro a dare forma, continuità e affidabilità alla macchina del narcotraffico costruita attorno a Dardo.
Maurizio Rallo: il logista, il co-promotore, l’uomo della base operativa
Nell’ordinanza, Maurizio Rallo non è un comprimario: è indicato come co-promotore, direttore e organizzatore dell’associazione insieme a Dardo. A lui spettava la parte più delicata e continua dell’intera attività: dare struttura al gruppo, trasformare gli accordi con i calabresi in merce pronta per la piazza e tenere i fili di una rete fatta di corrieri, intermediari e pusher.
Rallo era il proprietario e gestore dell’appartamento di via S. Angileri 44, la base operativa dove si ricevevano i carichi, si custodiva la droga e si preparavano le dosi. Era lì che arrivavano le consegne di Bruzzese; ed era da lì che partiva la distribuzione verso Marsala, Mazara e Trapani.
Il suo ruolo emerge con forza nei due carichi principali dell’inchiesta. Nell’operazione dei 3,5 kg , Rallo è tra i responsabili dell’organizzazione e della ricezione della merce. Nel carico dei 2,2 kg non solo coordina le fasi dell’acquisto, ma delibera con Giuseppe Rinaudo il recupero degli 11.000 euro necessari per l’operazione. È lui, insomma, ad assicurarsi che la macchina non si fermi: logistica, denaro, gestione degli uomini.
Giuseppe Scoma: il garante che “metteva la faccia” negli affari con la Calabria
Accanto alla dimensione logistica, l’associazione aveva bisogno di un’altra figura, meno visibile ma altrettanto essenziale: Giuseppe Scoma, l’uomo che garantiva la credibilità economica del gruppo.
Il suo ruolo era quello – delicatissimo – di garante e intermediario di fiducia nelle operazioni di più ampio respiro.
Quando si trattava di acquistare carichi da centinaia di migliaia di euro, come il 3,5 kg pagato 104.000 euro, i fornitori calabresi volevano certezza che i soldi sarebbero arrivati. E quella certezza aveva un nome: Scoma. Nell’ordinanza è indicato esplicitamente come colui che agiva “quale intermediario e garante” dell’operazione.
Il suo era un ruolo tipico delle associazioni criminali che trattano con gruppi di livello superiore: una sorta di fideiussione umana, un sigillo di affidabilità che permette ai compratori di ottenere credito, dilazioni o semplicemente fiducia, senza la quale nessun carico sarebbe mai partito dalla Calabria.
Di fatto, Scoma era il custode del rapporto fiduciario tra Marsala e la ‘ndrangheta: l’uomo che dava voce e garanzia al gruppo, permettendo ai carichi di arrivare e agli affari di ripetersi senza intoppi.

La rotta che ha cambiato la mappa dello spaccio
Per anni, la piazza marsalese era stata dominata da figure storiche e da piccoli gruppi familiari. L’irruzione dell’asse Dardo/Rallo–Bruzzese cambia tutto:
– aumenta la disponibilità di cocaina purissima,
– si alzano i volumi,
– si professionalizza la logistica,
– entrano in scena acconti da decine di migliaia di euro,
– si consolidano rapporti diretti con la criminalità organizzata calabrese.
È questa, per la Procura, la vera novità: un’organizzazione giovane che riesce a ritagliarsi uno spazio enorme proprio grazie alla capacità di instaurare un rapporto fiduciario e continuativo con le reti calabresi.
Un canale che – fino agli arresti – aveva funzionato senza intoppi.
Ricordiamo che per tutti gli indagati vale il principio della presunzione di innocenza.
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