Nell’inchiesta che oggi ha portato all’arresto di 27 persone tra Marsala, Mazara e Trapani, c’è un capitolo che colpisce per rapidità, struttura e capacità di espansione. È quello del terzo gruppo criminale, definito dagli inquirenti un’associazione “oltremodo efficientissima”, in grado – negli anni recenti – di ritagliarsi uno spazio crescente nel traffico di cocaina nel Trapanese.
Un sodalizio giovane nella composizione ma già maturo nei metodi, con una filiera completa: approvvigionamento diretto, base logistica, manovalanza dedicata, canali di rivendita e una rete di protezione e staffette. Un’organizzazione che, mentre gli altri gruppi venivano colpiti da arresti e pressioni investigative, riusciva a rafforzarsi.
Secondo l’indagine, il gruppo ruotava attorno a due figure: Francesco Dardo, cugino di Sparla Vincenzo, e Maurizio Rallo, considerati gli artefici della crescita del sodalizio.
Sono loro a garantire il salto di qualità: dall’approvvigionamento locale alla costruzione di un canale diretto con la Locride, cuore del narcotraffico calabrese.
Un passaggio chiave dell’ascesa è l’accettazione del gruppo da parte delle organizzazioni criminali calabresi. Un “accreditamento”, come lo definiscono gli investigatori, favorito inizialmente da Scoma Giuseppe, anziano narcotrafficante marsalese.
La novità è la stabilità del canale: il gruppo Dardo–Rallo non si limitava a piccoli rifornimenti, ma gestiva plurimi e ingenti acquisti di cocaina, ottenendo prezzi concorrenziali e continuità nelle forniture.
Ed è proprio qui che emerge l’ambizione del nuovo gruppo: l’ascesa di Maurizio Rallo sarebbe stata così rapida da portarlo a scavalcare lo stesso Scoma, arrivando perfino a impossessarsi del telefono criptato consegnato dai calabresi.
Il canale con la Locride si reggeva su due figure:
- Guida Rosario, collaboratore stretto di Rallo. E Bruzzese Pasquale, originario della Locride, considerato corriere stabile del sodalizio.
Bruzzese sarà poi arrestato in flagranza con un ingente carico di cocaina, confermando la capacità del gruppo di muovere partite di droga importanti.
Per alimentare la piazza marsalese, Rallo mise a disposizione un appartamento in Via Salvatore Angileri n. 44, trasformato in centro operativo dello spaccio quotidiano.
Qui operava Dardo Francesco, che reclutò una manodopera giovanissima, composta da:Mancuso Kevin Kledi, Spanò Giuseppe (già alle dipendenze del gruppo Sparla), Frazzitta Alessio, Zizzo Alessio, Fernandez Salvatore.
Una squadra mobile e instancabile, incaricata di rifornire le piazze di Marsala, Mazara e Trapani.
La complessità del gruppo emerge soprattutto nell’organizzazione logistica.
Custodia e copertura:
– Rallo Salvatore, figlio del capo;
– Chinaoui Mariem, compagna;
– Bahi Sonia, amica.
In un momento di timore per perquisizioni imminenti, proprio Sonia Bahi custodì in casa un ingente quantitativo di cocaina, trasferito in fretta da un’altra sede.
Durante una consegna di peso destinata a Beninati Giuseppe Felice, la rete individuò Mazzara Pietro come incaricato di scortare il veicolo dei corrieri, per prevenire pedinamenti e controlli.
Il gruppo raggiungeva diversi target grazie a una rete di acquirenti e intermediari:
- Marsala: Barsalona Giuseppe, Romeo Biagio
- Mazara del Vallo: Giulietto Vito, Indelicato Giovanna
- Trapani e provincia: Beninati Giuseppe Felice, Anastasi Riccardo
Attorno a questa rete si muovevano mediatori come Rinaudo Giuseppe, che si proponeva di attivare ulteriori collegamenti con la Calabria.
Il livello raggiunto dal sodalizio è confermato dai numeri: oltre 4 chili di cocaina sequestrati, sei spacciatori arrestati in flagranza, contatti diretti e frequenti con organizzazioni calabresi, rete di giovani pusher attivi in tre città, mezzi, case e personale dedicato alla custodia e agli spostamenti.
Secondo gli inquirenti, si tratta di un’associazione nuova ma già pienamente strutturata, con una capacità operativa che va “oltre la semplice piazza di spaccio” e che avrebbe rappresentato una fonte di ricchezza stabile per la criminalità marsalese.
Ricordiamo che per tutti gli indagati vale il principio della presunzione di innocenza.