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26/11/2025 06:00:00

Il mercato settimanale di Castelvetrano sta sparendo

Fino a cinque anni fa, il martedì mattina in piazza Ciaccio Montalto, a Castelvetrano, era un’altra cosa. Una folla di bancarelle, di voci, merce e facce, e un afflusso continuo di gente dal primo mattino. Oggi, nel 2025, quello stesso spazio – nelle stesse giornate e alla stessa ora – è l’immagine della desolazione. Le bancarelle si contano sulle dita di una mano, e la piazza sembra grande il triplo, è silenziosa, mette in imbarazzo.
 

Eppure Castelvetrano, di per sé, non è un paese allergico ai mercatini. Anzi: nelle borgate di Triscina e Selinunte, d’estate il mercatino settimanale è un appuntamento fisso per moltissima gente, praticamente un rito laico estivo, per non dire anche l’unico davvero partecipato.
 

Insomma, in estate le bancarelle ci sono, funzionano e resistono. Ma cosa succede da settembre in poi? La risposta la possiamo immaginare: se ne vanno i turisti. Turisti che, con tutta probabilità, e dato anche il (presunto) portafogli generoso, riescono a tenere attiva l’economia dei mercatisti.
Intanto, almeno a livello nazionale, i mercatini rionali sono tornati di moda. Un recente articolo di Wired ne parla addirittura come un «fenomeno social», reso tale soprattutto dalla Generazione  Z e dai video «haul» o «svuota-spesa» che accumulano migliaia di visualizzazioni su TikTok e diffondono la dottrina del risparmio. Oggi, come sottolinea proprio Wired, i mercatini si sono trasformati in «mini-hub dell’economia circolare», luoghi prediletti del risparmio ma pure dello shopping a basso impatto ambientale.
 

E proprio la Generazione Z, quella che in teoria dovrebbe essere cresciuta a pane e e-commerce, sui social condivide gli acquisti vintage scovati al mercatino, le storie di vita vera origliate tra banchi dell’ortofrutta, e i video sulle “perle” trovate rovistando tra le ceste dei capi da un euro.


Succede anche qui, a Castelvetrano, ma è una minoranza numericamente irrilevante. Eppure questo dimostra che non è il format a essere superato. Se il mercatino non funziona come dovrebbe, dietro deve esserci altro. Tipo lo spopolamento. Castelvetrano, come tanti comuni del trapanese, sta perdendo popolazione da anni. E con pochi residenti non esiste mercato: gli ambulanti non riescono nemmeno a coprire le spese, figuriamoci a guadagnare.
 

Ed è un peccato. Perché il mercatino settimanale (di Castelvetrano, o di qualsiasi altro paese) è più di un luogo in cui si compra. È un’esperienza: di incontro, di scambio, di comunità. E resta, in fondo, uno dei pochi spazi pubblici rimasti dove il commercio è davvero di prossimità. Fisico, tangibile, si potrebbe dire pure umano.
Per questo altrove i mercati rinascono. Qui invece, almeno per ora, restano un’immagine sbiadita di quello che sono stati.