Gentile redazione di TP24,
Scrivo alla vostra redazione per arrivare a chi di dovere: al sindaco, alle forze dell’ordine, alle istituzioni tutte. È un appello accorato di cittadini che non si sentono più al sicuro nella propria città.
Negli ultimi mesi, il centro storico è diventato teatro di episodi che destano crescente preoccupazione. Chi vive e lavora in queste strade racconta un clima di tensione quotidiana, che rende difficile persino svolgere le attività più semplici — andare in farmacia, fare la spesa, percorrere via Roma per una passeggiata.
Ieri pomeriggio (ore18:00), durante una normale camminata in via Roma, mi sono ritrovata coinvolta in una situazione che definire spiacevole è riduttivo. Un gruppo di giovani, coinvolti in una lite violenta, ha iniziato a danneggiare ciò che trovava attorno pur di colpirsi tra loro. In pochi istanti, uno sportello dell’acquedotto in alluminio è stato divelto dal muro e utilizzato come arma improvvisata. Poco dopo, è stato afferrato anche un portaombrelli esposto all’ingresso di una nota gioielleria.
Per timore che la situazione degenerasse, sono stata costretta a entrare rapidamente all’interno di un negozio, chiedendo ai commercianti di chiudere la porta a chiave. È un gesto automatico quando si percepisce un pericolo imminente, ma che non dovrebbe mai diventare la normalità per chi vive qui.
Il punto non è criminalizzare un gruppo specifico, né alimentare tensioni sociali: si tratta di garantire sicurezza, ordine e tutela per tutti — residenti, commercianti, turisti e giovani stessi.
Questo episodio, purtroppo, non è isolato. Sempre più persone raccontano di sentirsi vulnerabili, soprattutto nelle ore pomeridiane e serali. Le forze dell’ordine fanno ciò che possono, ma appare evidente che servano interventi più incisivi, una presenza più costante e un coordinamento efficace con le istituzioni comunali.
Questa lettera è un grido collettivo di chi non vuole arrendersi al degrado e alla paura. Il centro storico è il cuore della nostra città: lasciarlo in balìa di episodi del genere significa rinunciare alla sua anima.
Chiediamo che vengano ascoltate le nostre voci e che si intervenga con urgenza, prima che la normalità diventi l’eccezione e la paura diventi la regola.
Sofia