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01/12/2025 22:00:00

"Il Capovaccaio Cusa tra i Nibbi osservati nelle sciare di Mazara"

E’ di questi giorni la  notizia di “tremila nibbi bruni in volo” sulle Sciare costiere frapposte tra Mazara del Vallo e Campobello di Mazara. Le Sciare, creste di rocce affioranti in ambiente pseudo steppico, regno un tempo delle sclerofille della macchia mediterranea bassa, ridotta oggi a gariga, con D. M. del 2000, assieme ai Laghetti Preola, sono state riconosciute e protette come proposti Siti (SIC) della Rete Ecologica Europea Natura 2000. Laghetti e Sciare, nonostante la loro posizione geografica, testa di ponte tra l’Europa e l’Africa nei voli migratori degli uccelli della Regione paleartica occidentale, erano, però, sfuggiti al riconoscimento di Zona di Protezione Speciale (ZPS ai sensi della Direttiva uccelli 79/409CEE).

 

 La scoperta delle qualità ecologiche, straordinarie, del Pantano Leone di Campobello di Mazara (compreso nelle Sciare di Campana Cusa, accolgono anche le famose Cave) che esercita, tra l’altro, un’attrazione eccezionale per gli uccelli acquatici è stata la causa occasionale per chiedere il riconoscimento della ZPS ITA010031, con il toponimo di: “Laghetti di Preola e Gorghi Tondi, Sciare di Mazara e Pantano Leone”. La battaglia per ottenere il riconoscimento della ZPS, a differenza degli altri siti di cui all’elenco pubblicato nel 2000, non è stata cosa semplice. L’ARTA inizialmente, con gli Assessori dell’epoca, ha fatto orecchie da mercante perché, probabilmente, ad avanzare la richiesta (con il deposito dei relativi studi) non è stato un membro del CRPPN o un personaggio noto allo stesso Assessorato. Il sottoscritto, pertanto, nel 2002 si è dovuto rivolgere al Ministero dell’Ambiente e alla Direzione Generale Ambiente (Direzione B) della Commissione Europea. La Commissione difficilmente interviene (per esperienza acquisita) concretamente nelle questioni correnti tra cittadino comune ed Istituzioni di uno Stato membro, ma questa volta, come da note del 16/12/2002 (ENV.B.2 D(2002)321597 e ENV.B.2 d(2002)321598), ha impresso allo Stato italiano di avviare la procedura per il riconoscimento. 

 

Nel 2004, quando finalmente l’ARTA è stata retta dall’assessore Francesco Cascio, professionista sensibile alle tematiche legate alla tutela del patrimonio naturale, quando il Comune di Campobello di Mazara è stato rappresentato dal sig. Daniele Mangiaracina, è nata la ZPS, comprensiva anche delle Sciare di Mazara. Divulgata la notizia dei “tremila nibbi bruni” c’è chi ha nutrito dubbi sul numero e c’è chi ha pensato che la realizzazione del carnaio (per nutrire i rapaci che transitano e sostano nelle Sciare) abbia dirottato la naturale rotta migratoria. Niente di più errato! Intanto perché i circa tremila nibbi bruni sono quelli che sono stati osservati. A Transitare, annualmente, nel corso dei voli migratori, sono molti di più, dato che proprio da qui passa la “Via Meridionale della rotta migratoria Carpatico-Danubiano-Italica”. Con i nibbi bruni e reali, a volere evitare di indicare altre famiglie importanti di uccelli, passano e si fermano anche gli altri Accipitridi, tra cui i capovaccai, i bianconi, le aquile minori, le aquile anatraie minori, tanto per citare le specie che vi hanno trascorso l’inverno e che, grazie al carnaio, potrebbero rendersi svernanti regolari. 

 

Il carnaio è stato realizzato con i fondi del progetto Life Natura (finanziato dall’Ue) 16/NAT/IT/000659 e le Sciare di Mazara, in Italia, sono state individuate e scelte assieme ad altri tre siti significativi: le Gravine della Puglia e della Basilicata (Gravine di Matera), il Parco regionale delle Madonie. Le Isole Canarie, Fuerteventura e Lanzarote, sono gli altri siti europei interessati dal progetto. La scelta delle Sciare di Mazara, la dice lunga sull’importanza avifaunistica (non solo per gli uccelli rapaci) di questo irripetibile territorio. Irripetibile dato che l’uomo è in grado di ricostituire o riqualificare habitat naturali compromessi, ma le Sciare non sono ripristinabili una volta sbancate e ridotte in terriccio. 

 

Le Sciare mazaresi versano in gravissimo stato di abbandono e di degrado, sottoposte a continue bonifiche per fare posto agli oliveti o alle colture in serra  e, purtroppo, ciò non viene posto in evidenza neanche da chi viene ad osservare e a fotografare i nibbi e i capovaccai. Con le Sciare verranno meno le cenosi e rischiamo di non vedere più i capovaccai che, come Cusa (appellativo dato all’ultimo capovaccaio avvistato quest’anno, in ossequio alle Cave di Cusa), potrebbero continuare a svernare nelle Sciare di Mazara. Intervenga l’”Ambasciatore dell’ambiente” insignito recentemente dalla Sig.ra Assessore regionale, Giusi Savarino.

                                                                                                          

 Enzo Sciabica  - Naturalista