A fine settembre la Commissione Salute dell’Assemblea regionale siciliana aveva espresso parere favorevole alla bozza della nuova Rete ospedaliera predisposta dalla Regione. Una nuova riorganizzazione, più moderna ed efficiente.
Soddisfatti erano sia il presidente della Regione, Renato Schifani, che l’assessore regionale alla Salute, Daniela Faraoni: “Il via libera della Commissione – affermava l'assessore – conferma la validità del lavoro svolto. La nuova Rete ospedaliera non rappresenta soltanto una riorganizzazione delle strutture per acuti e post-acuti, ma costituisce l’occasione per valorizzare le risorse disponibili e adattarle alle esigenze dei cittadini. È anche uno strumento per contenere la mobilità extra-regionale, ridurre le liste d’attesa e favorire l’uscita dal piano di rientro. Ringrazio tutte le forze politiche per aver condiviso con il governo un percorso che segna passi importanti verso un sistema sanitario regionale più vicino ai bisogni della popolazione”.
I lavori poi si spostavano a Roma per l’approvazione definitiva del Piano da parte del ministero della Salute, quindi la piena attuazione.
Punti di debolezza
Le criticità sono state avanzate dai sindacati e dalle associazioni di categoria. Giuseppe Bonsignore, segretario regionale del Cimo, ha parlato di fragilità del sistema: “Mancano i medici e mancano ovunque. Nei Pronto soccorso delle grandi città, Palermo, Catania e Messina, oggi gli organici sono quasi pieni, grazie anche agli specializzandi. Ma nelle altre province e nei territori periferici siamo alla frutta. In certi ospedaletti il Pronto Soccorso c’è, ma dietro non c’è nulla. Non trovi neurologia, spesso non c’è una cardiologia, la radiologia è chiusa la notte con un reperibile da chiamare, l’anestesista non è disponibile h24. È una follia. In queste condizioni il paziente corre rischi seri”.
Continuava Bonsignore: “Se uno arriva con un infarto in un piccolo ospedale senza emodinamica, muore. L’emodinamica non si può aprire in tutti i presidi, non esiste da nessuna parte del mondo. Lo stesso vale per una dissezione dell’aorta o per un ictus: se capita mentre il paziente si trova in una struttura senza specialisti, le chance di sopravvivenza crollano. È per questo che il 118 funziona con le reti tempo-dipendenti: l’infarto, l’ictus, i politraumi vengono portati subito nei centri di riferimento. Non possiamo illudere la gente che avere l’ospedale sotto casa significhi essere curati meglio”.
Roma chiede altre carte
Il Ministero della Salute, diretto da Orazio Schillaci, ha richiesto alla Sicilia un’integrazione documentale a supporto della Rete ospedaliera.
Quello che il dirigente generale del ministero, Walter Bergamaschi, ha richiesto è una road map per superare le eccezioni agli standard nazionali formalizzate dalla Regione nella redazione della mappa dei reparti e dei posti letto nel settore pubblico. La questione riguarda i posti letto, il cui numero è legato alla popolazione residente in Sicilia: ne sono nate però alcune eccezioni sui territori, soprattutto per il mantenimento della cardiochirurgia pediatrica di Taormina accanto a quella di Palermo, e per qualche Pronto Soccorso.