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27/11/2025 06:00:00

L'acqua della Diga Trinità torna in mare. E noi continuiamo a guardare

Gentile Direttore di Tp24, 

 

Ancora una volta, al raggiungimento del limite dell’invaso, l’acqua della Diga Trinità finisce a mare. Una risorsa preziosa e sempre più rara viene dispersa senza che nessuno, tra gli enti preposti, intervenga con la necessaria tempestività e visione. È davvero accettabile che in un territorio assetato, dove ogni litro d’acqua è vita, lavoro e sviluppo, si continui a perdere ciò che dovrebbe essere difeso come un patrimonio?

Si ribadisce l’importanza della risorsa idrica non solo come bene naturale, ma come infrastruttura strategica per agricoltura, energia, industria agroalimentare e per l’equilibrio stesso delle comunità rurali. Eppure, le lacune degli enti competenti restano evidenti:

  • Assessorato all’Energia, incapace di definire un piano credibile di gestione integrata degli invasi;
  • Assessorato all’Agricoltura, assente nel garantire continuità e sicurezza idrica a un comparto che dovrebbe essere la spina dorsale dell’economia locale;
  • Cabine di regia e tavoli tecnici che continuano a riunirsi senza produrre soluzioni reali;
  • Consorzio di Bonifica, che continua a dormire davanti a una criticità ormai strutturale.

E proprio riguardo al Consorzio va ribadito con forza ciò che sembra essersi smarrito: i vertici dovrebbero essere al servizio degli agricoltori, e solo degli agricoltori, non di altre logiche o interessi.
Ma oggi — come evidenziato dalla cronaca giudiziaria di questi giorni, che ha portato alla luce una fitta trama di interessi e dinamiche opache — è legittimo chiedersi se chi dovrebbe tutelare la risorsa idrica e i lavoratori della terra stia davvero operando nell’interesse del territorio.

Nel frattempo, l’acqua scorre via. E con essa scorrono opportunità, raccolti, redditività, lavoro per i giovani, prospettive di sviluppo.

Per questo occorre dirlo senza più giri di parole: a cosa serviranno le innumerevoli risorse che si stanno investendo sul territorio — fondi, progetti, infrastrutture, iniziative — se poi manca l’acqua?
Cosa rimarrà dei piani di rilancio, delle politiche agricole, della transizione ecologica, se la risorsa primaria continua a essere dispersa nel silenzio generale?

Il territorio non può più permettersi inerzia. Serve una gestione moderna, responsabile, trasparente. Serve coordinamento reale e non formale. Serve che chi ha il dovere di agire lo faccia ora, non quando sarà troppo tardi.

Perché l’acqua non aspetta.
E, se la lasciamo andare, non tornerà indietro.

 

Un attento e affezionato lettore