Una fotografia lucida e impietosa della sicurezza percepita negli spazi pubblici di Trapani. È quella che emerge dalla “Relazione analitica sulla percezione della sicurezza urbana e le esperienze di molestia”, realizzata dalle studentesse della IV O del Liceo delle Scienze Umane “Rosina Salvo” e presentata oggi, 25 novembre, in occasione della Giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne.
Un lavoro rigoroso, basato su 560 questionari e su un’analisi che tocca percezioni, comportamenti, episodi diretti di molestia e proposte operative.
La sicurezza? Un sentimento raro
Alla domanda “Quanto ti senti sicura/o quando ti muovi da sola/o nella tua città?”, le risposte disegnano un quadro tutt’altro che rassicurante:
- solo il 7,1% dichiara di sentirsi “molto sicuro”;
- il 30,2% si sente poco o per nulla sicuro;
- quasi la metà (44,8%) vive in una neutralità fragile, che non si traduce in reale serenità.
I momenti percepiti come più pericolosi sono soprattutto gli spostamenti serali o notturni (42,5%) e i luoghi isolati (38,2%).
La paura ha un genere (e un orientamento)
I dati sulla vulnerabilità percepita sono inequivocabili:
- 83,4% degli intervistati indica le donne come categoria più esposta a violenza e molestie.
Subito dopo: - gay (58,6%),
- persone transgender (52,7%),
- lesbiche (42,5%).
Il 91,4% del campione afferma che donne e uomini vivono la paura negli spazi pubblici in modo diverso. Una consapevolezza larghissima che attraversa l’intero documento.
Il costo della paura: libertà limitate e strategie di sopravvivenza
L’insicurezza non è un sentimento teorico, ma un limite quotidiano:
- 85,9% ha evitato almeno un luogo o una situazione per paura;
- il 73,9% non userebbe i mezzi pubblici la sera;
- moltissimi adottano liste di precauzioni: uscire solo accompagnati (36,3%), avvisare qualcuno dei propri spostamenti (34,6%), usare app di sicurezza.
Molestie: oltre il 60% ha vissuto o assistito a episodi
Il dato più grave dell’intera indagine:
- 60,5% del campione ha subito o visto molestie o intimidazioni;
- un ulteriore 12,9% non ha risposto, un silenzio che potrebbe indicare imbarazzo o esperienze non dichiarate.
Tra i racconti, raccolti in forma anonima, emergono sei categorie ricorrenti: - catcalling e molestie verbali,
- contatti indesiderati sui mezzi pubblici,
- inseguimenti,
- violenza psicologica da parte di partner o ex,
- aggressioni in locali notturni,
- episodi di “victim blaming”, come commenti sull’abbigliamento.
Molti testimoni ammettono di non aver reagito: il 50,4% resta paralizzato, solo il 20,9% interviene. Anche questo dato parla di una cultura della paura interiorizzata.
Le soluzioni: più controlli, ma soprattutto più educazione
Le richieste dei giovani sono chiare e precise:
- Più vigilanza (79,8%)
- Pattuglie nelle ore critiche (52,5%)
- Migliore illuminazione (49,6%)
- Più controlli e personale formato nei locali notturni.
Ma la soluzione più citata — con un consenso schiacciante, 82,7% — è una sola:
educazione al rispetto e alla parità, nelle scuole e nella società.
“Il cambiamento culturale è la vera prevenzione”, scrivono le studentesse.
Un messaggio che arriva forte: ascoltare chi vive la città
La relazione è uno dei contributi più completi elaborati quest’anno sul tema della sicurezza urbana a Trapani. E nasce da chi, più di tutti, vive ogni giorno le strade con un misto di entusiasmo e timore: le ragazze e i ragazzi.
Dai loro dati emerge una città che chiede di essere resa più illuminata, più controllata, più giusta. E una generazione che pretende che la sicurezza sia un diritto, non un privilegio.
Un lavoro prezioso che merita attenzione, ascolto e risposte.