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29/11/2025 06:00:00

Trapani, le studentesse: "Viviamo con paura". Ecco perché e cosa serve

Una fotografia lucida e impietosa della sicurezza percepita negli spazi pubblici di Trapani. È quella che emerge dalla “Relazione analitica sulla percezione della sicurezza urbana e le esperienze di molestia”, realizzata dalle studentesse della IV O del Liceo delle Scienze Umane “Rosina Salvo” e presentata oggi, 25 novembre, in occasione della Giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne.
Un lavoro rigoroso, basato su 560 questionari e su un’analisi che tocca percezioni, comportamenti, episodi diretti di molestia e proposte operative.

 

La sicurezza? Un sentimento raro

 

Alla domanda “Quanto ti senti sicura/o quando ti muovi da sola/o nella tua città?”, le risposte disegnano un quadro tutt’altro che rassicurante:

  • solo il 7,1% dichiara di sentirsi “molto sicuro”;
  • il 30,2% si sente poco o per nulla sicuro;
  • quasi la metà (44,8%) vive in una neutralità fragile, che non si traduce in reale serenità.
    I momenti percepiti come più pericolosi sono soprattutto gli spostamenti serali o notturni (42,5%) e i luoghi isolati (38,2%).

 

La paura ha un genere (e un orientamento)

 

I dati sulla vulnerabilità percepita sono inequivocabili:

  • 83,4% degli intervistati indica le donne come categoria più esposta a violenza e molestie.
    Subito dopo:
  • gay (58,6%),
  • persone transgender (52,7%),
  • lesbiche (42,5%).

Il 91,4% del campione afferma che donne e uomini vivono la paura negli spazi pubblici in modo diverso. Una consapevolezza larghissima che attraversa l’intero documento.

 

Il costo della paura: libertà limitate e strategie di sopravvivenza

 

L’insicurezza non è un sentimento teorico, ma un limite quotidiano:

  • 85,9% ha evitato almeno un luogo o una situazione per paura;
  • il 73,9% non userebbe i mezzi pubblici la sera;
  • moltissimi adottano liste di precauzioni: uscire solo accompagnati (36,3%), avvisare qualcuno dei propri spostamenti (34,6%), usare app di sicurezza.

 

Molestie: oltre il 60% ha vissuto o assistito a episodi

 

Il dato più grave dell’intera indagine:

  • 60,5% del campione ha subito o visto molestie o intimidazioni;
  • un ulteriore 12,9% non ha risposto, un silenzio che potrebbe indicare imbarazzo o esperienze non dichiarate.
    Tra i racconti, raccolti in forma anonima, emergono sei categorie ricorrenti:
  • catcalling e molestie verbali,
  • contatti indesiderati sui mezzi pubblici,
  • inseguimenti,
  • violenza psicologica da parte di partner o ex,
  • aggressioni in locali notturni,
  • episodi di “victim blaming”, come commenti sull’abbigliamento.

Molti testimoni ammettono di non aver reagito: il 50,4% resta paralizzato, solo il 20,9% interviene. Anche questo dato parla di una cultura della paura interiorizzata.

 

Le soluzioni: più controlli, ma soprattutto più educazione

 

Le richieste dei giovani sono chiare e precise:

  • Più vigilanza (79,8%)
  • Pattuglie nelle ore critiche (52,5%)
  • Migliore illuminazione (49,6%)
  • Più controlli e personale formato nei locali notturni.

Ma la soluzione più citata — con un consenso schiacciante, 82,7% — è una sola:
educazione al rispetto e alla parità, nelle scuole e nella società.
“Il cambiamento culturale è la vera prevenzione”, scrivono le studentesse.

 

Un messaggio che arriva forte: ascoltare chi vive la città

 

La relazione è uno dei contributi più completi elaborati quest’anno sul tema della sicurezza urbana a Trapani. E nasce da chi, più di tutti, vive ogni giorno le strade con un misto di entusiasmo e timore: le ragazze e i ragazzi.

Dai loro dati emerge una città che chiede di essere resa più illuminata, più controllata, più giusta. E una generazione che pretende che la sicurezza sia un diritto, non un privilegio.

Un lavoro prezioso che merita attenzione, ascolto e risposte.