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30/11/2025 06:00:00

Marsala e quelle anomale autopsie al cimitero

Si sono svolti ieri i funerali della giovane avvocata marsalese avvocata Danila Tranchida. Una vicenda che ha addolorato la città, che si è stretta intorno alla famiglia. Per chiarire le cause del decesso è stato necessario effettuare un'autopsia. 

Ancora una volta, un’autopsia è stata  effettuata direttamente al cimitero comunale di Marsala, in una stanza che da oltre vent’anni ospita un freezer in grado di contenere fino a sei corpi e che avrebbe urgente bisogno di una completa ristrutturazione.

Un’anomalia che riapre una questione delicata: Marsala non dispone ancora di una sala autoptica ospedaliera funzionante, pur essendone provvista sulla carta, mentre quella presente al cimitero non rispetta gli standard previsti dalla normativa nazionale e regionale.

 

Cosa prevede la legge

 

Il D.P.R. 285 del 10 settembre 1990 – con modifiche del 2022 – stabilisce in modo chiaro che i Comuni devono disporre di un obitorio destinato a:

  • mantenimento in osservazione e riscontro diagnostico dei cadaveri senza assistenza medica;
  • deposito dei cadaveri a disposizione dell’autorità giudiziaria per autopsie e accertamenti medico-legali;
  • deposito e trattamenti su salme portatrici di radioattività.

Le autopsie giudiziarie o cliniche, però, dovrebbero svolgersi in un contesto diverso:
Istituti di Medicina Legale, obitori ospedalieri, sale settorie autorizzate con requisiti specifici: tavolo anatomico, aspirazione dei gas, pavimenti e pareti lavabili, attrezzature adeguate, condizioni di sicurezza e la possibilità di garantire la catena di custodia dei reperti.

Per intenderci: un’autopsia non è una necroscopia. Quest’ultima è un semplice accertamento della morte; la prima richiede analisi approfondite, strumentazione adeguata e un ambiente idoneo.

 

L’anomalia marsalese

 

L'esame in una sala del cimitero a oggi, presenta elementi critici:

  • un tavolo di marmo, non un tavolo anatomico;
  • un freezer da 5-6 posti;
  • due condizionatori;
  • un lavabo;
  • scarse dotazioni impiantistiche e carenze igienico-sanitarie.

La stanza necessita da tempo di una ristrutturazione completa.
Intanto, la sala autoptica dell’ospedale “Paolo Borsellino” non è ancora collaudata, nonostante sia pronta da anni.

Il risultato è che Marsala, per un atto tanto delicato quanto fondamentale, ricorre a un luogo che non risponde pienamente agli standard previsti dalla legge, e certamente non adatti allo svolgimento di un esame autoptico completo.

 

Le norme regionali

 

La normativa siciliana – Legge regionale 4/2020 – ribadisce che i Comuni devono regolamentare obitori, depositi di osservazione e strutture funebri in conformità alle norme statali.
Ma una "camera mortuaria" o un "deposito di osservazione" non è una sala autoptica: serve alla sosta della salma, non a un’indagine medico-legale complessa.

Effettuare un’autopsia in un contesto inadeguato significa esporsi a più rischi:

  • problemi sanitari;
  • difficoltà nell’esecuzione dell'esame;
  • potenziali violazioni sul decoro del defunto;
  • una ferita ulteriore ai familiari già colpiti dal lutto.

 

Una questione di civiltà

 

Un’autopsia non è un atto qualunque.
È un momento che richiede competenza, dignità e rispetto.
Richiede luoghi attrezzati, personale qualificato e condizioni igieniche adeguate.

Quando questi standard non vengono garantiti, non si tratta solo di un problema procedurale: è una questione che riguarda la comunità intera.
Il cimitero è il luogo del commiato, non una sala settoria.

Ed è inevitabile, oggi, chiedersi una cosa semplice: quanto tempo ancora dovrà passare perché Marsala abbia una sala autoptica ospedaliera adeguata e pienamente funzionante?