Dopo la pubblicazione dell’articolo di Tp24 sulle decisioni della Corte d’Appello di Palermo relative all’aggressione avvenuta a Vita nel 2019, interviene Enrico Perricone, parte offesa nel procedimento, per chiarire alcuni aspetti a suo giudizio riportati in modo non corretto o incompleto.
Perricone, oggi presidente dell’associazione Belice Soccorso Onlus, ci ha inviato una nota ufficiale in cui puntualizza innanzitutto di non essere un collaboratore di giustizia, ma il rappresentante di una onlus operante nel settore sanitario in provincia di Trapani. Una distinzione che ritiene essenziale, perché — afferma — quella definizione, utilizzata da diverse ricostruzioni nel corso degli anni, «è totalmente errata».
Il caso giudiziario
La Corte d’Appello di Palermo, lo ricordiamo, ha ridimensionato radicalmente le pene rispetto al primo grado, assolvendo due imputati — Vito e Giuseppe Pipitone — «per non avere commesso il fatto» e condannando gli altri due, Vito Musso e Giovanni Pipitone, a un anno e otto mesi ciascuno, togliendo però l’aggravante mafiosa riconosciuta dal Tribunale di Marsala.
I giudici d’appello hanno ritenuto insussistente qualunque contesto mafioso, ricostruendo i fatti come una lite degenerata.
Perricone, volontario in servizio di ambulanza durante la festa di Carnevale, venne aggredito dentro un bar dopo aver rifiutato — secondo l’accusa — un “giro” in ambulanza richiesto da alcuni giovani presenti. Nell’episodio riportò un trauma al ginocchio.
La posizione di Enrico Perricone
Nella sua nota Perricone sottolinea di aver «ottenuto una condanna da parte della Corte nei confronti di alcuni imputati», ma ritiene necessario precisare il proprio ruolo nella vicenda:
«Non sono un collaboratore di giustizia, ma il presidente di un’associazione onlus attiva nel settore sanitario. Ogni affermazione diversa è errata».
Perricone annuncia inoltre che, una volta depositate le motivazioni della sentenza d’appello, intende procedere oltre:
«In accordo con il mio legale, avv. Claudio Trovato, e con alcune associazioni di categoria, ho deciso di ricorrere in Cassazione per la piena tutela della verità, dell’associazione e dello scrivente nei confronti di tutti gli imputati, compresi gli assolti».
Sottolinea che il nostro ordinamento prevede tre gradi di giudizio e che, pur rispettando la decisione della Corte d’Appello, ritiene «necessario andare fino in fondo all’accertamento della verità».
Perricone auspica infine che anche la Procura della Repubblica di Marsala proponga ricorso.
Una vicenda giudiziaria ancora aperta
Il caso, dunque, non si chiude con il verdetto di secondo grado: la parte offesa annuncia battaglia legale fino al terzo grado di giudizio. Solo con la Cassazione — qualora i ricorsi venissero ammessi — si arriverà alla pronuncia definitiva.
La vicenda dell’aggressione al Carnevale di Vita continua così ad avere un forte impatto pubblico nella comunità del Belice, tanto per il tema della violenza quanto per la discussione sulla lettura dei fatti e sulle qualificazioni giuridiche rese nei vari gradi di giudizio.