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03/12/2025 06:00:00

Totò Cuffaro e la "tribù". Bolzoni, “Non credo al diritto all’ingenuità”

 C’è un gruppo di persone che in Sicilia comanda da almeno trent’anni. Una “tribù”. È così che la definisce Attilio Bolzoni nel suo ultimo libro “Immortali”, presentato a Trapani qualche giorno fa, con la partecipazione del Procuratore Gabriele Paci.

I personaggi che compongono questa tribù hanno posizioni giudiziarie diverse (alcuni condannati, altri prosciolti o assolti), ma “tutti – ha detto Bolzoni - hanno indiscutibilmente sempre avuto rapporti di vicinanza con ambienti di Cosa nostra”.

 

E di questi “padri e padrini, figli e figliocci” uniti da una “sacra vocazione al comando”, l’autore identifica tre principali “capi tribù”: Totò Cuffaro per la Sicilia occidentale, Raffaele Lombardo, per quella orientale e Salvatore Cardinale che muove le sue pedine nelle province interne e alla Regione.

Tre personaggi cresciuti politicamente all’ombra di Calogero “Lillo” Mannino, ministro di grande peso della Democrazia Cristiana. E che, scrive Bolzoni, hanno tra i principali amici o alleati che fanno parte della loro rete di potere: Saverio Romano, Renato Schifani e Marcello Dell’Utri.

 

Ma il “campione”, il “fuoriclasse” è lui, Totò Cuffaro. Sì, perché comandava prima che finisse in carcere per favoreggiamento alla mafia, comandava durante e comandava dopo, quando è uscito. Bolzoni scrive che in realtà Cuffarò non se ne sia mai andato dalla scena politica. E che il suo peso valeva anche mentre era dentro, attraverso i suoi uomini politici piazzati in posti chiave all’interno delle istituzioni nazionali e regionali, sia di centrosinistra che di centrodestra.

 

C’è Saverio Romano, ministro nel quarto governo Berlusconi, appena un mese dopo l’arresto di Cuffaro nel febbraio 2011. Ci sono Antonello Antinoro e Pippo Gianni, che lo rappresentavano nel governo regionale di Raffaele Lombardo. Nino Dina e Dario Cartabellotta nel governo di Rosario Crocetta. Mentre una “folta truppa di assessori regionali”, vicinissimi a Cuffaro, componevano il governo di Nello Musumeci, anche se ufficialmente provenivano da Udc, Mpa, Forza Italia, Cantiere Popolare. E per ultimo, nel governo di Schifani, ha piazzato due assessori della lista della nuova Democrazia Cristiana.

Senza contare Silvio Cuffaro (il fratello) nominato capo di gabinetto dell’assessore regionale alla Funzione pubblica Marco Zambuto nel 2021 e, l’anno dopo, direttore generale del dipartimento regionale Finanze.

 

“Immortali” è stato scritto alcuni mesi prima che Totò Cuffaro venisse raggiunto dalla richiesta di arresto per associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta. Per altro insieme ad altri, tra cui proprio Saverio Romano. Bolzoni, non ci parla dei mafiosi coppola e lupara, o delle “facce sconce dei Riina e dei Provenzano”. Gli immortali non sono loro, ma questa tribù di politici che in Sicilia comanda da trent’anni. Senza, per altro, risolvere le cose.

 

Ricordo che 30 anni fa, l’acqua arrivava una volta ogni 15 giorni e oggi arriva una volta ogni 15 giorni. Trent’anni anni fa una strada su cinque era interrotta e oggi una strada su cinque è interrotta. Trent’anni fa sprofondavano colline e paesi e oggi continuano a sprofondare colline paesi. Ma loro sono sempre lì”.

 

Abbiamo anche chiesto a Bolzoni che cosa ne pensasse del “diritto all’ingenuità”, rivendicato da tanti appartenenti alla nuova DC, (come la presidente Laura Abbadessa), secondo cui la scelta di appartenere al partito sia stata dettata soprattutto da una tradizione familiare democristiana e che Cuffaro, per aver patito il carcere e conosciuto la caduta, potesse costituire la migliore garanzia per non tornare a sbagliare. Gli abbiamo chiesto se sia sufficiente richiamare De Gasperi o Aldo Moro, minimizzando ciò che sta accadendo all’attuale principale leader del partito.

 

Attilio Bolzoni ci ha risposto così:

 

“Io non mi soffermerei solo su Cuffaro, ma su tutto questo gruppo, la ‘tribù’. E nel gruppo, con il ritorno di Cuffaro sulla scena politica - anche se non se n’era mai andato - sanno esattamente cosa andranno a trovare. Cioè quello che avevano prima, perché è il sistema ad essere perfetto, perché è di tipo consociativo, molto più complesso di quanto possa apparire. Quindi no, non credo all’ingenuità”.

 

Egidio Morici