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09/12/2025 15:59:00

Aree interne in Sicilia, 37 milioni per 670 persone: oltre 55 mila euro a testa ...

La Regione Siciliana lancia un intervento da 37,2 milioni di euro per contrastare lo spopolamento dei borghi rurali. Una misura presentata come “strategica” dal presidente Renato Schifani, che punta a incentivare famiglie e nuove imprese a trasferirsi nei comuni delle Aree Interne, territori oggi colpiti da declino demografico e carenza di servizi essenziali. Ma il numero dei beneficiari fa già discutere: secondo gli atti, i destinatari diretti saranno 670 persone.

Il calcolo è semplice:
37.200.000 € / 670 persone = circa 55.522 euro per ciascun beneficiario.

Una cifra che, letta così, mette in luce un evidente squilibrio tra risorse impegnate e platea prevista.

 

Il bando

 

L’avviso, pubblicato dall’Assessorato alla Famiglia sul sito della Regione, è rivolto ai 155 comuni che compongono le undici Aree Interne siciliane. Gli enti locali avranno 60 giorni per presentare manifestazione d’interesse.

Le azioni previste sono quattro:

  • microcredito per imprese locali e start-up,
  • servizi per famiglie e comunità,
  • coinvolgimento dei giovani,
  • integrazione di famiglie migranti che scelgano di risiedere nei borghi interessati.

Le risorse provengono dal FSE+ 2021-2027, e l’intervento è dichiaratamente “sperimentale”. I territori coinvolti coprono circa il 40% della superficie regionale, con 650 mila abitanti complessivi.

 

Schifani: “Invertiamo la rotta dello spopolamento”

 

Per il presidente della Regione si tratta di un’azione “dal forte impatto sociale”, capace – secondo Palazzo d’Orléans – di rilanciare aree finora marginali grazie a un utilizzo “virtuoso” dei fondi europei.

Un obiettivo ambizioso, che però deve fare i conti con i numeri: 670 beneficiari in una regione che, negli ultimi vent’anni, ha perso oltre 250 mila residenti, con un crollo più marcato proprio nelle aree interne.

 

Un impatto limitato?

 

A colpire è la sproporzione tra l’investimento e la platea: più di 55 mila euro a persona rischiano di fare apparire il programma come un intervento di nicchia, capace di incidere su un segmento estremamente ridotto della popolazione delle Aree Interne.

L’intero impianto ricorda, nelle sue intenzioni, le politiche di “ripopolamento” adottate in altri Paesi europei. Ma la sfida siciliana è più complessa: le criticità delle zone interne non riguardano solo la presenza abitativa, ma l’assenza strutturale di servizi sanitari, scolastici, infrastrutturali e digitali.

Intervenire solo sull’attrattività demografica, senza aggredire questi nodi, rischia di essere insufficiente.

 

Cosa succede adesso

 

I comuni hanno due mesi di tempo per aderire. Poi seguirà la selezione dei progetti, mentre i 37,2 milioni dovranno essere utilizzati nei tempi stringenti della programmazione europea.

La Regione presenta l’iniziativa come un primo passo. Ma il dato economico – 55 mila euro a beneficiario – rende necessario chiedersi se il programma potrà davvero incidere sul destino di territori che continuano a perdere popolazione e funzioni essenziali.

La sfida delle Aree Interne non si misura in bandi spot, ma nella capacità di costruire una strategia territoriale stabile. E su questo terreno, numeri alla mano, la partita è ancora tutta da giocare.