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18/12/2025 06:00:00

"Mia madre, assistita con dignità". Una testimonianza dall'hospice di Salemi

Così come il diavolo non è sempre brutto come lo si dipinge, non tutta la sanità siciliana può essere descritta a fosche tinte. 

Le cronache quotidiane, nel raccontare la stagnante corruttela e il giro vorticoso di mazzette nei centri decisionali della sanità regionale, spesso sono costrette a oscurare e ignorare il lavoro svolto silenziosamente, con competenza e abnegazione, da gran parte degli operatori medici e paramedici. Che, spesso in condizioni di lavoro non ottimali, garantiscono dignità, umanità e rispetto ad una utenza sofferente.

E quando un servizio sanitario risponde davvero ai bisogni delle persone, soprattutto nei momenti più delicati della loro vita, non si può non parlarne e non dare un pubblico riconoscimento. 

 

Come la storia che abbiamo raccolto a Salemi, dove Giusy Di Maria, della vicina Castelvetrano, sta vivendo ore drammatiche accanto alla madre Angela Lima, 91 anni, ricoverata presso l’Hospice “Raggio di Sole”. 

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Una struttura che la donna definisce senza esitazioni «un fiore all’occhiello per il nostro territorio», guidata dal dottor Rosario Mistretta e composta da medici e operatori sanitari che definisce “di elevato profilo umano e professionale”.

 

Abbiamo raccolto la sua testimonianza.

Signora Di Maria, sua madre è ricoverata in Hospice in un momento molto delicato della di lei esistenza. Che esperienza sta vivendo?

 

«Sono ore di grande dolore. Mia madre è in coma e sta combattendo tra la vita e la morte. Tuttavia, nonostante la sofferenza, posso dire di sentirmi più serena, perché vedo con i miei occhi che è curata con attenzione, rispetto e umanità».

Lei ha definito l’Hospice “Raggio di Sole” un fiore all’occhiello del territorio. Perché?

 

«Perché è una struttura di altissimo livello. Qui non si offrono soltanto cure mediche con grande professionalità e senso di responsabilità, ma anche premura, pazienza e amore. È qualcosa che fa davvero la differenza, soprattutto per chi vive l’ultima fase della vita».

Ha parlato spesso dell’attenzione riservata anche ai familiari.

«Sì, ed è un aspetto fondamentale. Vorrei testimoniare il rispetto, la disponibilità e la gentilezza di tutto il personale anche verso noi parenti. C’è una pazienza illimitata verso chi soffre, verso chi ha bisogno di una parola, di una spiegazione, di una presenza».

Il confronto con altre esperienze ospedaliere è inevitabile.

 

«Purtroppo sì. Prima di arrivare qui, mia madre era stata ricoverata in altri ospedali dopo un grave ictus che le ha tolto la parola e i movimenti. In quelle strutture ho vissuto situazioni molto difficili: carenza di personale, problemi organizzativi, poca attenzione anche agli aspetti più semplici. Potevo stare accanto a lei solo mezz’ora al giorno e vivevo con il terrore di non trovarla viva il giorno successivo».

All’Hospice, invece, cosa è cambiato?

 

«È cambiato tutto. Anche se so che mia madre sta percorrendo una strada senza ritorno, qui so che viene accompagnata con dignità. È un’oasi nel deserto. Questa esperienza mi ha fatto cambiare idea sulla sanità».

Accanto ai ringraziamenti, però, emerge anche un appello.

 

«Sì, perché questa struttura dispone soltanto di quattro posti letto. È un limite enorme. Sono rammaricata e per questo intendo rivolgermi all’assessorato regionale e al Ministero della Salute affinché vengano aumentati i posti disponibili. Tanti malati terminali hanno diritto a una fine dignitosa».


 

Ci ha chiesto di rivolgere i suoi ringraziamenti. A chi particolarmente? 

 

«A tutto lo staff dell’Hospice “Raggio di Sole”: al dirigente dottor Rosario Mistretta, alla dottoressa Maria Grazia Zito, allo psicologo Alessandro Ruotolo, alla coordinatrice Maria Scovazzo, a tutti gli infermieri, agli OSS e agli OSA. E un grazie speciale anche a don Davide Caravà, diacono permanente e cappellano, e a don Francesco Paolo Agueci per l’assistenza spirituale. In un momento così difficile, non mi sono mai sentita sola».


 

Finanziato con la legge 39 del 1999, inaugurato nel luglio del 2009, sette mesi prima che avviasse l’attività di ricovero, periodo in cui svolse prevalentemente attività ambulatoriale, l’Hospice Raggio di Sole di Salemi, e’ l’unica struttura del genere in provincia di Trapani, già dieci anni fa subì un taglio del 50% con la conseguente riduzione del numero degli ammalati assistiti. Chissà a chi dava fastidio.

Erano tempi in cui, complice l’insipienza dei maggiori dirigenti politici locali, si assisteva all’osceno uso delle parole ambigue. Nell’indifferenza anche di una cittadinanza non sempre partecipe in maniera autonoma, veniva smantellato un Ospedale, che, e’ sempre utile ricordarlo, fu voluto con decreto del Presidente della Repubblica. Doveva servire un vasto comprensorio ad alta densità sismica. Sarebbe bastato ricordare questa prerogativa per salvare il nosocomio dallo smembramento. Nessuno lo fece. Per ignoranza o in malafede. Rimaneva salva la struttura, con un elevato standard igienico e, guarda caso, oggetto perennemente di adeguamenti strutturali. 

Con il contenitore che primeggia sui contenuti, si consumò il più grande imbroglio ricorrendo a parole ambigue, si mistificava il declassamento di un Ospedale di antichissime tradizioni in un semplice PTA (Presidio Territoriale Assistenza), una struttura, cioè, che funge da ponte tra il medico di famiglia e un presidio ospedaliero vero. Il tutto, con l’avallo di un popolo ignaro e ignavo sempre disponibile a credere alle fanfaluche del politico di turno. 

Si perdeva, di conseguenza, anche il Pronto Soccorso, mentre l’istituzione dell’Hospice veniva percepito come risarcimento al danno subito. 

Oggi l’Hospice di Salemi viene classificato tra le prime cinque strutture operanti in Sicilia e, sicuramente, tra le prime dieci in Italia.

In tutti questi anni, non c’è stato un politico trapanese che non ne abbia tessuto le lodi e che non l’abbia indicato come un esempio da emulare. Numerosissime, nel corso degli anni, sono state le visite di autorità politiche, civili e religiose. Tutti ad assicurare interessamento per potenziarlo, ma a cui mai sono seguiti provvedimenti concreti. Solo parole biforcute.

E se ci riuscisse ora, dato il clima natalizio, la signora Giusy Di Maria con l’accorato appello lanciato all’Assessorato regionale e al Ministero? 

Miracoli che accadono purtroppo solo nei film di Frank Capra. 

 

Franco Ciro Lo Re