In Sicilia non si bandiscono concorsi pubblici ordinari per dirigenti psicologi da oltre dieci anni. È quanto emerge da un report redatto dall’Ordine degli Psicologi della Regione Siciliana e trasmesso all’Assessorato regionale alla Salute, che fotografa una situazione definita dagli stessi estensori un vero e proprio “caso Sicilia”.
Il documento, realizzato da una Consulta appositamente nominata all’interno dell’Ordine, analizza norme, prassi e criticità delle procedure di reclutamento degli ultimi 15 anni nelle Aziende sanitarie provinciali dell’Isola, attraverso l’esame di bandi, delibere, piani triennali del fabbisogno e documenti pubblici.
Il report ribadisce il ruolo centrale del dirigente psicologo nel Servizio sanitario nazionale: dalla salute mentale di adulti e minori ai consultori, dai reparti ospedalieri ai disturbi del neurosviluppo, fino ai percorsi integrati con la medicina specialistica e territoriale. Proprio per la delicatezza delle funzioni cliniche e organizzative, la modalità ordinaria di accesso prevista dall’ordinamento resta il concorso pubblico per titoli ed esami.
Il “caso Sicilia”
Dalla ricognizione emerge che, per quanto verificabile dagli atti ufficiali, da oltre un decennio non risultano concorsi ordinari per dirigenti psicologi effettivamente conclusi nelle ASP siciliane, con prove svolte e graduatorie definitive.
Nel periodo analizzato risultano bandi pubblicati a Palermo, Catania, Agrigento, Enna, Trapani e Ragusa, ma molti sono stati revocati, altri non risultano mai avviati o non si sono conclusi con graduatorie definitive, nonostante il pagamento delle tasse di partecipazione da parte dei candidati.
Una situazione che contrasta con quanto avvenuto in numerose altre regioni italiane – come Lombardia, Lazio, Toscana, Veneto e Sardegna – dove i concorsi ordinari sono stati banditi ed espletati regolarmente, consentendo l’accesso dall’esterno alla dirigenza psicologica.
Stabilizzazioni oltre i limiti
Il report si sofferma anche sull’uso delle stabilizzazioni, strumento previsto dalla normativa come misura straordinaria e temporanea, nel rispetto del limite del 50% rispetto ai posti complessivi.
Emblematico il caso dell’ASP di Palermo: a fronte di un fabbisogno in forte crescita – da 66 unità nel 2021 fino a 122 previste nel 2026 – su 112 posti vacanti programmati, 109 risultano destinati a stabilizzazioni e solo 3 a concorsi ordinari aperti all’esterno. Una percentuale che supera il 97% e che, secondo l’Ordine, snatura il carattere eccezionale dello strumento.
Le conseguenze: precarietà e cure a rischio
Secondo il report, queste prassi producono tre effetti principali: un precariato strutturale che incide sulla dignità professionale e aumenta il rischio di burnout; una possibile discontinuità delle cure, particolarmente delicata nei percorsi di salute mentale; una riduzione della trasparenza e dell’uguaglianza nell’accesso alla dirigenza pubblica.
L’appello dell’Ordine
«Questo report è un atto di trasparenza e responsabilità verso la comunità professionale e verso i cittadini siciliani», afferma la presidente dell’Ordine degli Psicologi di Sicilia, Enza Zarcone. «La stabilizzazione è uno strumento importante, ma deve restare straordinaria e bilanciata. Se diventa l’unico canale, si cristallizza il precariato e si chiude la porta alle nuove generazioni».
L’Ordine chiede alla politica regionale e alle istituzioni sanitarie una ricognizione ufficiale e verificabile delle modalità di reclutamento degli ultimi anni e una programmazione chiara di concorsi ordinari, regolari e calendarizzati.
«La salute mentale è un diritto – conclude Zarcone – e non può poggiare su assetti instabili o emergenziali».