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26/12/2025 06:00:00

Case dove non servono, domanda dove non ci sono. Il paradosso IACP nel Trapanese

Nella provincia di Trapani il problema della casa non è solo quanto costa o quante persone la cercano. È dove sono le case pubbliche e dove, invece, servirebbero davvero. Un paradosso che emerge con forza dalle parole di Vincenzo Scontrino, tornato alla guida dello IACP con un messaggio chiaro: cambiare linea e rimettere mano a un patrimonio squilibrato.

Scontrino lo dice senza giri di parole. «Rispetto al 2023 passi avanti ne sono stati fatti, soprattutto sul social housing, ma le difficoltà restano». E proprio da qui parte il cambio di passo annunciato: «Torno con una mission diversa: dare un forte impulso alle manutenzioni, che in passato sono state un po’ abbandonate in favore di interventi di più ampio respiro». Tradotto: meno progetti astratti, più attenzione alla vita quotidiana di chi abita negli alloggi popolari.

Il cuore del problema, però, è strutturale. «Noi gestiamo circa 9.000 abitazioni in tutta la provincia», spiega Scontrino. Un numero importante, che però nasconde una frattura evidente. «Abbiamo tantissime abitazioni in paesi che oggi non danno più risposte in termini di abitabilità». I nomi li fa apertamente: Poggioreale, Salaparuta, Calatafimi. E potrebbero essercene altri. «In questi centri ci sono molti alloggi sfitti che non servono più e che finiscono per appesantire il patrimonio dell’ente».

È qui che scatta la fotografia più dura: case dove non servono, domanda dove non ci sono. O, meglio, domanda concentrata altrove. Nelle città più grandi della provincia, nelle aree costiere, nei centri a forte pressione abitativa. E soprattutto nelle isole, dove il mercato turistico ha cambiato tutto.

Scontrino rimette subito sul tavolo il dossier Favignana. «È uno dei temi che intendo riprendere immediatamente», dice. Il motivo è chiaro: «Dalle voci che arrivano dall’isola emerge la necessità di trovare un nuovo ambito di operatività per consentire ai giovani che vogliono restare di vivere lì 365 giorni l’anno». Un’affermazione che pesa come un atto d’accusa contro un modello che espelle i residenti. «L’isola è ormai agganciata a logiche turistiche che, come sulla terraferma, creano difficoltà nel dare risposte abitative».

Il problema non è solo Favignana. «Il mio istituto dovrà dare risposte anche sulle isole minori», ribadisce Scontrino. Dove il lavoro è stagionale, gli affitti lievitano nei mesi estivi e chi vuole restare tutto l’anno semplicemente non trova casa. Qui l’edilizia pubblica potrebbe essere una leva decisiva. Ma solo se orientata dove serve.

Sul fronte degli investimenti, Scontrino rivendica risultati concreti. «Durante la mia prima presidenza siamo stati il primo istituto regionale a intercettare fondi PNRR». E aggiunge: «Sul territorio si vedono, perché diverse abitazioni sono state ristrutturate da cima a fondo». Un “refurbishment” completo, come lo definisce lui stesso. E non è finita. «Si sta riproponendo il tema della riqualificazione energetica con fondi nazionali di assoluta rilevanza, e lo IACP è pronto a fare la sua parte». Anche qui, non solo a Trapani, ma nelle aree più fragili della provincia.

Il quadro sociale, intanto, peggiora. «Il tasso di povertà è aumentato», ammette Scontrino, ricordando che lo IACP non opera solo in città ma su tutta la provincia. «La povertà è aumentata in Italia e il Sud soffre sempre un po’ di più». Questo significa più domanda di case popolari, più pressione sugli alloggi disponibili, più conflitti tra bisogno e offerta.

Ed è qui che arriva l’affondo politico. «Serve un confronto serio», dice il presidente dello IACP. Perché tenere migliaia di alloggi sfitti in comuni svuotati non risolve nulla, mentre nelle città e nelle isole la domanda cresce e resta senza risposta. «Una ridistribuzione della popolazione provinciale potrebbe essere una soluzione», afferma. Non solo. «Così come dare risposte abitative a migranti e a tutte quelle persone che nelle città più grandi non riescono a trovare una collocazione adeguata».

Il messaggio, in controluce, è chiaro e scomodo: il patrimonio pubblico va ripensato, non solo gestito. Perché continuare a investire in case dove nessuno vive più, mentre altrove si accumulano disagio, sfratti e precarietà abitativa, significa alimentare un sistema inefficiente. E socialmente ingiusto.

La linea Scontrino prova a rompere questa inerzia: manutenzioni, riqualificazione, isole al centro, patrimonio da riorientare. Ma la vera sfida è politica e territoriale. Decidere dove far vivere le persone, e non limitarsi a contare quante case ci sono. Perché il problema, oggi, non è la mancanza di alloggi. È averli nel posto sbagliato, mentre chi ne ha bisogno guarda cartelli “affittasi” che non può permettersi o case popolari che non esistono dove servirebbero davvero.