Mafia e politica. Processo "Scrigno" agli sgoccioli. Oggi la requisitoria
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Siamo alle battute finali del processo scaturito dall’operazione antimafia “Scrigno”. Oggi è prevista la requisitoria del pubblico ministero, durante la quale verranno avanzate le richieste di condanna per gli imputati. Seguiranno le arringhe delle difese e poi la sentenza.
Si tratta del processo che vede imputati alcuni dei protagonisti dell'importante operazione antimafia che svelò gli intrecci tra mafia, politica ed impresa in provincia di Trapani. L'arresto più clamoroso fu quello di Paolo Ruggirello, ex deputato regionale, accusato di essere l'anello di congiunzione tra Cosa nostra ed istituzioni.
Otto gli imputati: l'ex deputato regionale Paolo Ruggirello, l'ex consigliere provinciale Vito Mannina, l'ex consigliere comunale di Erice Alessandro Manuguerra, i pregiudicati Nino Buzzitta e Vito D'Angelo, nonché Giuseppa Grignani, Vito Gucciardi e Marcello Pollara.
Nelle ultime udienze hanno deposto molti testimoni, alcuni noti, come il presidente del consiglio comunale di Marsala, Enzo Sturiano, l'ex deputato regionale Baldo Gucciardi, oggi tornato a lavorare all'Azienda Sanitaria Provinciale di Trapani, e il Sindaco di Campobello di Mazara, Giuseppe Castiglione, che ha ricostruito il suo rapporto con Ruggirello. Quest'ultimo infatti era un suo sostenitore, e ha contribuito con il suo movimento, Articolo 4, alla sua elezione.
Proprio nell'ultima udienza Ruggirello ha fatto alcune dichiarazioni spontanee ribadendo che invece lui si è speso per il territorio. Ha ammesso di conosciuto soggetti appartenenti all'associazione mafiosa, "ma non ho mai chiesto nulla" ha ribadito. Perché "a parte le relazioni politiche non c'è stato altro". Eppure, da Lillo Giambalvo, a Castelvetrano, fino a Carmelo Salerno (già condannato a 12 anni) sono tanti i fili che scottano per Ruggirello. Lui parla di "relazioni superficiali". Ruggirello ha anche precisato di "non aver mai comprato voti". Ed infine ha aggiunto. "Non sono un massone". E' difeso dagli avvocati Galluffo e Sanseverino.
L’inchiesta "Scrigno", è stata il risultato di una approfondita indagine del Nucleo Investigativo del Comando provinciale dei Carabinieri di Trapani, coordinata dalla Procura Distrettuale di Palermo e che nel marzo 2019 ha visto l’arresto di diversi personaggi appartenenti alla cosca mafiosa di Trapani, come i fratelli Francesco e Pietro Virga, l’ex consigliere comunale Franco Orlando.
Scrigno ha avuto già un epilogo, anche in secondo grado, per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato, ben 17. In particolare i giudici d’Appello hanno condannato a 12 anni di reclusione Carmelo Salerno (assolto in primo grado), aumentato le pene per Michele Martines da 5 anni e 4 mesi a 13 anni e 4 mesi, per Francesco Orlando da 5 anni e 4 mesi a 12 anni e 8 mesi, per i fratelli Virga, Francesco e Pietro (rispettivamente da 8 anni a 16 anni e 8 mesi e da 8 anni a 19 anni e 4 mesi). Diminuite invece le condanne per Francesco Russo che passa dai 4 anni del primo grado ad un anno e sei mesi e per Jacob Stelica che sempre da 4 anni si riduce ad un anno. Per quest’ultimi due la pena è sospesa. Confermato infine il verdetto di primo grado per Vincenzo Ferrara (3 anni e 4 mesi), Francesco Peralta (8 anni e 4 mesi), Giuseppe Piccione (8 anni), Pietro Cusenza (8 anni e 4 mesi), Mario Letizia (8 anni e 4 mesi), Leonardo Russo (3 anni), Michele Alcamo (3 anni) e Antonino D’Aguanno (3 anni e 4 mesi), Francesco Todaro (assolto) e Tommasa Di Genova (assolta).
Per i due fratelli Virga e per Orlando la sentenza conferma il loro ruolo al vertice della cosca trapanese al vertice di un crocevia di interessi tra mafia, politica e imprenditoria.
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