C'è una data, nella nostra memoria collettiva, che dovrebbe significare pace: il 9 maggio, Giornata dell’Europa. Ma quest’anno quella data rischia di diventare il simbolo di un silenzio che uccide. Il silenzio su Gaza.
Per questo, Tp24 e Rmc 101 aderiscono all’iniziativa “L’ultimo giorno di Gaza”, con l’hashtag #ultimogiornodigaza e #gazalastday. Lo facciamo con articoli, approfondimenti, testimonianze. E con uno spot radiofonico trasmesso per tutta la giornata del 9 maggio, per spiegare che Gaza sta morendo. Sotto le bombe. Nella fame. E nel silenzio.
Gaza, oggi
Mentre l’Europa celebra sé stessa, a Gaza si consuma una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Il gabinetto di sicurezza israeliano ha appena approvato un piano strategico per espandere l’offensiva militare contro Hamas, prevedendo la conquista e l’occupazione dell’intera Striscia di Gaza. Un’operazione “intensa” – l’ha definita il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu – che prenderà il via nei prossimi giorni, subito dopo la visita del presidente americano Donald Trump in Medio Oriente.
La Striscia è già oggi spezzata. Israele controlla circa un terzo del territorio, con una presenza militare fissa nel nord, nelle zone centrali e lungo i corridoi strategici di Netzarim e Morag. Corridoi che dividono Gaza in settori isolati e impediscono il ritorno dei profughi. Ma con il nuovo piano, non si parla più di operazioni militari temporanee, bensì di un’occupazione permanente, sostenuta dalla mobilitazione di decine di migliaia di riservisti.
2,1 milioni di civili verso lo sfollamento
A ciò si aggiunge lo spostamento forzato della popolazione civile – oltre 2,1 milioni di persone – verso una cosiddetta “zona umanitaria” nel sud della Striscia. Una zona mai chiaramente identificata, che dovrebbe sorgere lungo la costa, forse ad al-Mawasi o Deir al-Balah, aree già bombardate e sovraffollate. Nessuno, oggi, è in grado di garantire che questa nuova destinazione sia davvero sicura. Non lo è per l’ONU, non lo è per le organizzazioni umanitarie internazionali, che denunciano una crisi fuori controllo.
Gli aiuti umanitari bloccati, le ONG sotto attacco
Un altro elemento del piano prevede che la distribuzione degli aiuti umanitari venga affidata a società private, sotto supervisione militare, escludendo l’UNRWA, l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi. Israele accusa l’Unrwa di essere infiltrata da Hamas, ma le Nazioni Unite respingono queste accuse, e ribadiscono che il diritto internazionale impone alla potenza occupante di garantire l’accesso agli aiuti essenziali.
A peggiorare la situazione, è in discussione al parlamento israeliano una tassa dell’80% sui fondi esteri destinati alle ONG, che colpirebbe duramente le organizzazioni impegnate nella Striscia. Se approvata, questa legge rischia di azzerare la capacità operativa delle ONG internazionali, proprio mentre si aggravano fame, malattie e violenze.
Il nostro impegno
Noi di Tp24 e Rmc 101 non possiamo restare in silenzio.
Siamo un giornale, una radio. Siamo una voce.
E oggi, Gaza ha bisogno di voci.
Il 9 maggio, racconteremo Gaza: con articoli, approfondimenti, immagini, voci, numeri.
In radio, trasmetteremo uno spot speciale, che spieghi perché oggi più che mai serve parlare.
Perché senza Gaza, muore anche l’idea di un’Europa giusta.
Perché il diritto internazionale, se ignorato, diventa solo un ricordo.
Perché non c’è pace senza verità, né verità senza responsabilità.
Il 9 maggio è l’#ultimogiornodigaza.
Parlarne è un dovere. Farlo insieme è un inizio.