Avreste mai pensato che un bel volto potesse nascondere le qualità di un delinquente? Eppure non è così strano: in qualsiasi film, questo è spesso il viso dell’insensibile malvagio, l’uomo dai mille volti e dalle mille personalità, il doppiogiochista. Persino la cultura cattolica ci descrive il Demonio come l’angelo più bello caduto: enigmatico, acuto e impeccabile incantatore. Ipnotico, irresistibile, sensuale – o forse meglio dire “sessuale”.
“Sessuale” è la caratteristica che abbaglia, perché è facile confondere la seduttività del narciso con la gentilezza o la galanteria. Il narciso è sessuale, sensuale, enigmatico: per questo irresistibile, e per questo stimola nel cervello dell’altro affascinato la ricerca intrigante del “perché”. Non è però vera gentilezza: è apparenza. Ricordo, care donne, che la vera gentilezza descrive l’animo, mentre la buona educazione descrive un apprendimento. Per questo anche il gentile può avere un animo malvagio.
Così, non è la gentilezza e l’amore a descrivere le sue relazioni, ma l’educazione e la sessualità. Infatti, quando la sessualità finisce, la relazione crolla. E può accadere da un momento all’altro, perché il suo fare enigmatico ne ha confuso a lungo l’intento. Se il narciso è patologico può trascinarvi in un abisso, in una strada malsana, persino illegale e traumatica. Se per lui siete un oggetto per fare business, può dilapidare i vostri averi, convincervi a vendere il vostro corpo.
Certo, sarebbe più facile distinguere il malvagio attraverso i tratti borderline che nel nostro immaginario descrivono il “potenzialmente pericoloso”: un uomo brutto, con lineamenti travagliati, sguardo evidentemente folle, aspetto sporco e trasandato, movimenti disordinati. Questi tratti, però, descrivono lo stile disorganizzato del patologico, che può comunque far parte dell’aspetto disfunzionale. È più evidente, più allarmante, e nelle donne provoca un’allerta immediata.
Il narciso può essere bello e impeccabile, ma ha un elemento distintivo: l’impenetrabilità. È sfuggente, enigmatico, non comprensibile fino in fondo, e contemporaneamente fascinoso e accattivante.
Diventa quindi difficile riconoscere la malvagità nell’uomo bello ed elegante, sorridente, inizialmente generoso, apparentemente galante, che offre cene e aperitivi, con un volto dai lineamenti puliti, profumato e ordinato, quello che rappresenterebbe il rilassamento e l’agio. Attenzione però: sembra il classico Principe Azzurro, ma azzurro non come il cielo, bensì come un lago ghiacciato.
È difficile distinguerlo perché la società ci insegna che l’aspetto fisico curato equivale a benessere, equilibrio, prestigio. “Cura” diventa sinonimo di “valore”, ma attenzione: nel narciso il valore non è valore morale, ma bisogno di piacere, di sentirsi stimato, bisogno dello sguardo dell’altro. Per questo potrebbe persino ricercare un rapporto di coppia: non per amore e condivisione, ma per status e per essere travolto dallo sguardo dell’altra, incantata, dipendente e pronta a totemizzarlo.
Il piacere di piacere diventa irresistibile, come una droga. Il bisogno di piacere si lega alla necessità di soddisfare questo desiderio, e se non viene soddisfatto diventa lacerazione interna, tale da creare uno scompenso devastante, pericoloso, persino causa del gesto omicida, se la rabbia è accecante.
Il bisogno di condurre una vita agiata che ponga i riflettori su di lui è predominante, al punto da disporlo a pagare qualsiasi prezzo pur di mantenere intonsa quell’immagine pregiata, invidiata da molti, ma che spesso nasconde promiscuità. Ama essere adulato: destare invidia è per lui un piacere immenso, perché è sintomo di riuscita, di distanza sociale. Non prova sentimenti profondi: non si lega, e se una persona è lontana dagli occhi è lontana dal cuore.
“Dottoressa, sembra non provare sentimenti. Niente lo scalfisce. Mi fa stare bene, in fondo è buono, ma a volte diventa intrattabile se non accetto ciò che propone… Non voglio andare con altri, non voglio farlo a tre… Lui lo fa per noi, per non annoiarci… Io però impazzisco a immaginarlo con un’altra: allora vado anch’io, così almeno non mi tradisce…”
Il suo comportamento porta la donna ad affrontare continue contraddizioni fra i suoi valori e ciò che le viene proposto dall’“uomo dal volto gentile”, perché nel profondo lei sa che contraddirlo, o presentargli il conto dei suoi comportamenti, lo renderà intrattabile: o rabbioso e aggressivo, oppure gelido e abbandonico, senza spiegazioni. Quella distanza diventa attrattiva per una mente fragile, che cercherà il perché, che cercherà il suo errore, che si convincerà di poterlo comprendere, magari attraverso reels sui social. Diventerà la sua illusa psicologa. Invece diventerà la sua complice.
Solo cambiando atteggiamento, solo sottomettendosi, forse lo farà rientrare. Perché questa non è una relazione intelligente: è una relazione primitiva, basata su potere, sottomissione, gelosia, vendetta. Opponendosi, il prezzo sarà la frattura: semplice per lui, devastante per la persona sana. E così alcune donne, incapaci di accettare la separazione salvifica, diventano complici patologiche, e arrivano persino a portare loro altre vittime.
Se vi lascia, lasciatelo andare. Se glielo impedite, o dovrete sottomettervi, o lui annienterà l’ostacolo. Che siate voi, o che siano i vostri figli: proprio quelli che pensavate potessero essere l’anello di congiunzione con il narciso patologico, il Principe del Lago Ghiacciato.
Nella settimana in cui si ricordano le donne vittime di violenza, vorrei ricordarvi che la lotta deve essere quotidiana e instancabile. Le “giornate dedicate” devono essere spunto per un lavoro continuativo nel tessuto sociale.
Anna Maria Tranchida, psicoterapeuta