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02/02/2021 06:00:00

L'omicidio di Roberta, e la società malata bisognosa di gentilezza

 La morte di Roberta a Caccamo continua la lunga scia di femminicidi in Italia ma, ancora una volta, squarcia il tessuto sociale.


Siamo soliti tornare alla vita quotidiana dopo delitti così efferati, soffermandoci al commento immediato del fatto di cronaca, distogliendo lo sguardo, magari anche con consapevolezza, da tutto quello che inesorabilmente porta a una società rabbiosa, omicida, assassina e deviata.


Roberta è l’ennesima vittima, di appena 17 anni, che viene tradita da un amore malato con la speranza che le cose potessero cambiare. E difatti sono cambiate, in peggio. Dalle botte, dall’occhio nero, alla morte, al corpo ammazzato e poi bruciato.


Ma al di là del fatto di cronaca qui è necessario indagare e correggere il tiro, se non addirittura invertire la rotta, su che tipo di società si sta costruendo, con quali messaggi e in quale direzione.


La ragazzina, perché a 17 anni piaccia o meno non si è ancora donne adulte, era fuori casa in piena zona rossa, con un coprifuoco alle 22, e la stessa sera che è stata uccisa avrebbe postato sui suoi social le foto di una festa in cui era presente, in un villino, con amici. Aveva detto ai genitori, che quindi sapevano e avevano dato il consenso, che sarebbe rincasata dopo la mezzanotte.


Partiamo da questi comportamenti, indaghiamo questo modo di agire, trasgredendo le regole quando queste sono chiare e nette
. La magistratura farà il suo corso, le indagini metteranno nero su bianco tutto e il colpevole avrà una condanna. Rimane il fatto strettamente sociale da mettere sotto i riflettori: una minorenne si allontana da casa con il consenso dei genitori per partecipare ad una festa, con assembramenti vietati e con zona rossa, coprifuoco alle 22. Chi cresce questi ragazzi? Insegnando ed educando cosa? Con quali esempi? Che non rispettare i divieti è cosa sana e giusta?


Roberta ad agosto era tornata a casa con un occhio nero, aveva preso le botte dal suo fidanzato, la cosa si è risolta con una pacca sulla spalla tra i genitori e i ragazzi, violenza derubricata ad una bravata.
Tutto va ripensato e ricostruito, non ci può essere una sola parola di giustificazione per chi alza le mani, per chi scarica la sua rabbia su un altro essere umano. Non ci possono essere famiglie che avallano siffatte situazioni, che le comprendano, che le perdonino, perché se così è allora anche quella famiglia ha dei problemi.


Il rispetto prima che l’amore si nutre di affetto e di generosità,
di reciprocità e mai di sottomissione ed è ora che ci siano percorsi di inizializzazione alla gentilezza e al rispetto delle diversità fin dalle scuole materne.
Non è scritto da nessuna parte che una donna debba subire, debba silenziosamente accettare.
Libere nelle azioni ma per esserlo bisogna prima esserlo nei pensieri.
Un’altra vittima, che certamente avrebbe avuto una vita diversa se solo avesse avuto gli strumenti per non finire dentro una storia squallida e puzzosa di sangue.

Rossana Titone