Quarant’anni fa, il 6 agosto 1985, veniva assassinato a Palermo per mano mafiosa il vicequestore Ninni Cassarà. Un nome che per molti, soprattutto a Trapani, resta avvolto nel silenzio dell’oblio, nonostante il suo coraggio e l’integrità abbiano segnato una pagina importante della lotta alla mafia.
Mercoledì a Trapani, è stata l’ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia – a rompere quel silenzio, organizzando una sobria ma sentita cerimonia in via Ninni Cassarà, una delle prime strade in Sicilia intitolate alla sua memoria. Un piccolo gruppo di cittadini, amici, e rappresentanti dell’associazione ha deposto una corona di fiori ai piedi della targa. Un gesto semplice, accompagnato da parole che hanno voluto restituire dignità e riconoscimento a una figura troppo a lungo dimenticata.
Cassarà diresse la squadra mobile di Trapani nei primi anni ’80, in un contesto difficile, segnato da un intreccio opaco tra mafia, massoneria e politica locale. Non si limitò a osservare: agì, sfidando apertamente quel sistema con azioni simboliche e concrete, come la clamorosa irruzione in un noto circolo cittadino ritenuto espressione di quel potere torbido.
Il giornalista Antonio Calabrò lo ha descritto come “un uomo che aveva compreso il groviglio di interessi di una città segnata dalle relazioni tra famiglie mafiose e massoneria, ben inserita nel palazzo del potere locale”. Un’intuizione che lo porterà poi, con il trasferimento a Palermo, a collaborare con il giudice Giovanni Falcone. Un’intesa professionale solida e decisiva, che darà un contributo fondamentale alla preparazione del maxi processo.
Il 6 agosto del 1985, Cassarà fu ucciso in un agguato a Palermo, sotto casa, insieme all’agente Roberto Antiochia. Una morte che scosse il Paese, ma che col tempo è scivolata ai margini della memoria collettiva, soprattutto nella sua Trapani.
L’iniziativa dell’ANPI di Trapani, seppur modesta nei numeri, ha il valore di un monito: ricordare Cassarà non è solo un esercizio della memoria, ma un atto di giustizia verso chi ha pagato con la vita la fedeltà allo Stato e alla verità. E oggi più che mai, in un'epoca in cui il rischio di rimozione è alto, è un dovere civile.