Il caso Giambalvo è ancora aperto. La procura di Palermo ha continuato ad indagare sull’ex consigliere comunale fan dei Messina Denaro, ricorrendo in appello dopo la sua assoluzione.
Aveva detto, tra le altre cose, di essere disposto a farsi trent’anni di galera pur di proteggere il capomafia castelvetranese.
E aveva detto pure che se fosse stato al suo posto, avrebbe ucciso uno dei figli del collaboratore di giustizia Lorenzo Cimarosa, parente acquisito di Matteo Messina Denaro.
Cose ormai risapute anche fuori dalla Sicilia, dopo l’intervento de Le Iene che, avendo trasmesso l’audio delle intercettazioni (il cui testo era già stato pubblicato da più di un anno da diversi giornali on line), avevano di fatto prodotto un terremoto tale da far dimettere il consiglio comunale, ora commissariato.
Dal ricorso in appello emerge però qualcos’altro.
Secondo l’accusa, oltre all’adesione ai valori di Cosa nostra, ci sarebbe anche un progetto insieme al deputato regionale Paolo Ruggirello: un ristorante dentro il parco archeologico di Selinunte. Un progetto realizzabile, sostiene la procura, vista la “posizione di Giambalvo, di intraneo alla famiglia mafiosa territorialmente competente”.
E qui, oltre al caso Giambalvo, si aprirebbe anche un caso Ruggirello, leader di Articolo 4 poi passato al Pd.
Nell’appello contro l’assoluzione di Giambalvo, come riportato anche da Repubblica, la procura fa riferimento ad intercettazioni di quest’ultimo con il mafioso Vincenzo La Cascia. “Discussioni – si legge – finalizzate ad influire sull’esito finale delle elezioni amministrative tenutesi nei comuni di Castelvetrano e Campobello di Mazara”.
Vincenzo la Cascia è lo zio di Giambalvo. E’ il “cupido” del “commovente” incontro con Matteo Messina Denaro, fatto di abbracci e di pianti, raccontato all’ex consigliere Martino (anche lui di Articolo 4): “Mio zio gli ha detto: se vuoi andare a sparare vai a sparare, mio nipote sopra l'ho sentito sparare può darsi che qualche coniglio lo ha preso dice, acchianaci (raggiungilo, ndr)”.
Vincenzo La Cascia è anche un soggetto di primo piano della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, storico “campiere” dei possedimenti dei Messina Denaro in contrada Zangara a Castelvetrano, sorvegliato speciale fino al febbraio del 2013.
Zio e nipote però, secondo gli inquirenti, avrebbero voluto influire sulle elezioni. Difficile al momento dire se ci siano riusciti ed in che modo.
Fatto sta che Giambalvo sarebbe stato intercettato dalle microspie dei Ros anche a parlare con l’onorevole Ruggirello, proprio nei giorni precedenti le elezioni amministrative di Campobello. Il deputato regionale all’Ars sarebbe stato invitato da Giambalvo a seguirlo in auto per parlare con una persona, “uno condannato a vent'anni, cchiù mafiusu di mia”, sarebbe stata la risposta data ad un guardingo Ruggirello. Certo, magari è stata una battuta. Castelvetrano, come disse un ex consigliere “è un paese particolare, sotto l’occhio del ciclone, dove non è la prima volta che si scherza”.
Anche se sulle accuse per le quali è stato assolto in primo grado, c’è poco da scherzare: estorsione, imposizione ad operatori commerciali della zona dell'acquisto di bibite presso la propria azienda. Oltre ad adoperarsi per sistemare gli appalti per il nuovo centro commerciale “A29”, a cui dovevano partecipare aziende vicine a Girolamo Bellomo, ambasciatore di Messina Denaro a Palermo.
Al di là di come finirà la vicenda giudiziaria e al di là delle valutazioni morali e di opportunità che sono state fatte, oggi è come se nessuno conoscesse più l’ex consigliere che, per arrivare a far parte della rosa dei 30 ha avuto un percorso abbastanza travagliato.
Ci aveva provato nel 2007 con la lista del deputato regionale Giovanni Lo Sciuto e non fu eletto per pochi voti. Lo stesso Lo Sciuto che, diventato poi componente della commissione antimafia regionale, nel febbraio scorso scrisse che “fino a quando non era andata in onda la trasmissione de Le Iene, nessuno aveva avuto contezza delle gravi e irresponsabili parole pronunciate dallo stesso Giambalvo”.
Forse gli saranno sfuggite le decine di articoli presenti da più di un anno nei più seguiti giornali on line della Sicilia, che riportavano anche di più rispetto a quanto emerso nella trasmissione de Le Iene. Insomma un deputato vecchio stampo. Anzi, vecchia stampa.
In tanti poi, ancora oggi, continuano a far finta di ignorare che spesso l’interlocutore delle “avventure” di Giambalvo era un consigliere da 418 voti, il secondo più votato (anche lui di Articolo 4): Franco Martino. Il quale se non si è strappato i capelli nel sentire certe cose in macchina, non se li è strappati nemmeno dopo, quando in consiglio comunale non ha ritenuto necessario dare spiegazioni. Spiegazioni che però gli sono state chieste dall’inviato de Le Iene e le cui risposte hanno, per così dire, lasciato molto a desiderare.
Ad ogni modo Giambalvo, attraverso il meccanismo della nomina ad assessore del consigliere Giuseppe Rizzo, visto che era il primo dei non eletti in una lista del Fli (partito col quale Errante diventò sindaco nel 2012), entrò lo stesso a Palazzo Pignatelli. Il motivo del suo ingresso fu un accordo tra il primo cittadino ed Articolo 4.
Il 28 luglio del 2014, quando Giambalvo si insediò per la prima volta in consiglio comunale, il sindaco si congratulò con lui per il ruolo che avrebbe rivestito “fino alla fine del mandato”. Non poteva certo sapere che il mandato non l’avrebbe mai finito. Ed ancor meno immaginare che non l’avrebbe finito nessuno dei 30 consiglieri presenti.
Giambalvo, dal canto suo, lo aveva ringraziato “per aver mantenuto gli impegni presi politicamente”.
Un accordo politico diverso dal solito: spesso infatti per premiare un gruppo politico gli si dà visibilità in giunta. In questo caso invece il sindaco ha preferito, acrobaticamente, regalare un nuovo consigliere al posto di un assessore. Errante stesso aveva infatti dichiarato che “L’ingresso del consigliere Giambalvo scaturisce da un accordo politico con Articolo 4, che da qualche mese collabora con la maggioranza senza avere alcuna visibilità in giunta”.
Oggi questa visibilità trasversale si è tramutata in un riflettore dalla luce intensissima, che rischia di essere puntato contro i big della politica.
Egidio Morici