Il bacino Garcia, uno dei principali invasi della Valle del Belice, sarebbe ridotto a “poco più di una pozzanghera”. A denunciarlo è il deputato Davide Faraone, che ha presentato una querela alla Procura di Termini Imerese dopo un sopralluogo effettuato lo scorso 24 novembre insieme al professore Fabrizio Micari e al vicesindaco di Poggioreale Giovanni Vella.
Secondo quanto rilevato, nel lago resterebbero appena mezzo milione di metri cubi d’acqua, una quantità ritenuta drasticamente insufficiente per garantire il fabbisogno dei comuni serviti. Una situazione che, per Faraone, sarebbe il risultato di una gestione approssimativa e di scelte sbagliate.
Le cause: manutenzioni mancate e stime errate
Nella querela vengono indicati diversi elementi critici: Mancata pulizia del letto del Belice, ancora invaso da fango e detriti; Cantieri avviati nella parte sbagliata dell’invaso, a valle e non nell’area di afflusso; Svuotamento estivo per uso irriguo, che avrebbe consumato quasi tutta l’acqua disponibile; Sovrastima dei volumi idrici da parte del Consorzio di Bonifica Palermo 1, che avrebbe programmato l’uso di 3 milioni di metri cubi quando in realtà ce n’erano appena 500 mila. Una valutazione considerata “gravemente errata” e che avrebbe portato a irrigare i campi lasciando i centri abitati con il minimo indispensabile.
Comuni in sofferenza: portate dimezzate e autobotti
Le conseguenze si stanno già facendo sentire: Poggioreale: portata ridotta da 4 a 2 litri al secondo. Santa Ninfa: da 20 a 10 litri al secondo.
- Partanna: diverse zone senz’acqua, con ricorso alle autobotti. Un paradosso, sottolinea Faraone, se si considera che a Partanna la falda superficiale ha livelli così alti da aver fermato mesi fa i lavori del campo sportivo.
Un invaso ormai svuotato
Il quadro descritto è quello di un invaso compromesso: fondale ricoperto di fango, pesci da evacuare, acqua ridotta ai minimi storici. E le soluzioni, per ora, appaiono lente e incerte:
- trasferimento d’acqua dal lago Arancio con pompe non ancora disponibili;
- utilizzo di pozzi nel Trapanese;
- ricorso al dissalatore di Trapani, ritenuto poco adeguato a un territorio che conta almeno 400 mila abitanti.
Faraone punta il dito contro la Regione
Il deputato individua nella Regione Siciliana il principale responsabile della gestione dell’emergenza: manutenzioni non eseguite, previsioni sbagliate e decisioni che avrebbero aggravato la crisi.
Faraone inoltre denuncia l’assenza di un consorzio comunale nei paesi dell’ex EAS: in diversi centri non arriverebbero neppure le bollette, con conseguenze anche sul piano dei pagamenti e della gestione ordinaria delle reti.