Ryanair è ai ferri corti in Italia per una vertenza con l'Enac sul tipo di documenti di identità che i passeggeri sui voli nazionali possono presentare ai check-in italiani.
Il vettore irlandese, che oggi incontrerà i vertici Enac a Roma nel tentativo di trovare un accordo sulla questione, ha annunciato che dal 23 gennaio sospenderà i suoi voli nazionali su 10 scali italiani finché l'Enac non accetterà le sue condizioni, ovvero di consentire l'imbarco di passeggeri muniti solo di carta d'identità o passaporto, adducendo ragioni di sicurezza internazionale.
Alcuni analisti ritengono che dietro la decisione di Ryanair di sospendere i voli domestici italiani vi possano essere ragioni di natura economica.Ryanair prevede di distribuire dividendi agli azionisti dal 2013, come parte della sua strategia di ridurre le spese in conto capitale di oltre il 90%, dopo essersi ritirata il mese scorso dalla trattativa per l'acquisto di 200 aerei di Boeing. La compagnia ha
annunciato un traffico passeggeri in crescita a dicembre del 12% e l'obiettivo di raggiungere un totale di oltre 66 milioni nell'anno fiscale alla fine di marzo.
Il presidente dell'Enac Vito Riggio ha detto in un'intervista a Reuters che sta valutando un'azione legale per calunnia contro Ryanair, aggiungendo che la sicurezza negli scali italiani è certificata da organismi internazionali.
Il ministro dei Trasporti Altero Matteoli ha detto oggi in un'intervista a La Stampa che Ryanair deve rispettare le regole sui documenti imposte dall'Enac e che su questo "non sono possibili mediazioni".
Anche il Financial Times, oggi, si occupa della vicenda: “Nel tentativo di risolvere una disputa sulla sicurezza dei passeggeri dei voli aerei, i dirigenti di Ryanair incontreranno oggi le autorità dell’Enac, l’ente italiano per l’aviazione civile. Il mese scorso la linea aerea low cost aveva annunciato che a gennaio avrebbe sospeso i voli dagli aeroporti italiani perché l’Enac ha deciso di ampliare la gamma dei documenti che i passeggeri dei voli nazionali possono presentare ai controlli di sicurezza per il riconoscimento. Secondo Ryanair, questa decisione mina la sicurezza dei suoi voli. Enac, invece, accusa la linea aerea di gettare discredito sugli scali italiani”, racconta il giornale.
UNA LEGGE PER RISOLVERE IL CASO? In merito al caso Ryanair il deputato bergamasco Gregorio Fontana ha annuciato la presentazione di un progetto di legge che, se approvato, potrebbe risolvere il contenzioso tra la compagnia irlandese e l'Enac.
"Al di là di qualsiasi polemica sui controlli aerei - spiega Gregorio Fontana - occorre tenere presente che dopo il fallito attentato di Detroit, il presidente statunitense Barack Obama ha imposto misure ulteriormente restrittive agli imbarchi criticando quelle attuali, ritenute troppo blande. Insomma, in Occidente prevale oggi un orientamento verso una maggiore severità dei controlli aerei: quindi anche una misura che vada a razionalizzare e a rendere più efficace la verifica dei documenti sarebbe utile. La vicenda Ryanair si è andata a sovrapporre con questo più generale dibattito, e il problema non è del tutto infondato: può però essere risolto solo attraverso un provvedimento legislativo e non attraverso insostenibili e inaccettabili diktat, come la minaccia di ritirarsi dal mercato interno, in spregio alle leggi vigenti, agli accordi commerciali e al rispetto della clientela".
Proprio per raccogliere in positivo il senso delle obiezioni di Ryanair il parlamentare bergamasco annuncia la presentazione di una proposta di legge in base alla quale, modificando l'attuale normativa, si impone al passeggero dei voli interni di presentarsi all’imbarco munito di Passaporto o, in alternativa, di Carta d’identità. Si interverrebbe cioè, sugli articoli 35 e 45 del Dpr 445/2000, prevedendo che l’equipollenza tra i documenti di riconoscimento non valga nel caso di imbarco sui voli nazionali. Bisogna però tenere presente che la libertà di circolazione è garantita dall’articolo 16 della Costituzione e dall’articolo 18 del Trattato di Roma: a tale rilievo si può però controbattere che il controllo dell’identità all’imbarco è fatto sia nell’interesse del passeggero (come quando si controlla l’identità di chi usa una carta di credito), sia nell’interesse generale (per evitare che una persona identificata come pericolosa utilizzi una falsa identità per imbarcarsi). In questo senso, il controllo non si configura come limitazione del diritto di circolazione.
"La disponibilità a risolvere positivamente la questione c’è - conclude Fontana - ed è nell’interesse di tutti: della sicurezza dei voli, dei diritti dei consumatori e del futuro di quegli scali che in questi anni hanno lavorato in stretta collaborazione con la compagnia irlandese, assicurando un know-how che non potrebbero comunque trovare altrove, ricevendo in cambio sviluppo e mercato dei quali hanno beneficiato i territori. E’ quindi necessario ed urgente che Ryanair prenda atto positivamente del dibattito che si è aperto, anche in sede parlamentare, sull'argomento ed abbandoni la condotta tenuta sinora adeguandosi al diritto italiano vigente, cessando la minaccia di blocco dei voli. L’atteggiamento tenuto da Ryanair infatti, è del tutto incompatibile con la normativa italiana".