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31/10/2011 04:31:51

Assolto Luigi Arangio. 9 anni per dimostrare la sua correttezza nella gestione di un tragico parto a Marsala

Tante le storie tragiche che cominciano nelle corsie degli ospedali e finiscono nelle aule dei tribunali, dopo anni. Alla malasanità spesso si associa la malagiustizia. E' il caso, ad esempio, della vicenda che ha coinvolto il medico marsalese Luigi Arangio, che è stato assolto al termine di una storia tormentata, durata ben nove anni, dall'accusa di omicidio colposo e lesioni gravi. Arangio era accusato di aver causato la morte di un neonato, Valerio Pomilia, e di aver provocato danni cerebrali irreparabili al fratello gemello Daniele. Tutto successe nella notte del 12 Ottobre del 2002, quando all'ospedale di Marsala arrivò alle quattro del mattino  la signora Graziella Quinci, che aveva avvertito i priimi dolori pre - parto al termine delle 35 settimane di gravidanza. Il dottor Arangio, ginecologo di guardia,  fece fare delle analisi da cui emerse la sofferenza fetale dei nascituri. Fatte le analisi, prima dell'intervento passarono tre ore. Si fecero le sette del mattino. Secondo l'accusa Arangio avrebbe dovuto procedere subito ad un parto cesareo, da qui le ragioni dell'imputazione: se si fosse fatto subito il cesareo - secondo la Procura - uno dei bambini non sarebbe morto, e l'altro non avrebbe subito danni. Ma la difesa è riuscita a dimostrare che  non c'era alcun "analisi causale tra la condotta dell'imputato e gli eventi dannosi verificatisi" e che - scrivono i giudici d'Appello - "la condotta dell'imputato è stata del tutto adeguata alla situazione".

Si intravedono - invece - "significative ombre" sulla condotta di un altro dottore, il ginecologo della signora Quinci. La Corte d'Appello ha infatti  rilevato che, sulla base di quanto valutato dai consulenti, c'era, al momento del travaglio, una sofferenza dei feti per patologie pregresse. Il parto gemellare è considerato da sempre una gravidanza a grande rischio, eppure non furono fatte nel caso della signora Quinci le dovute diagnosi, tant'è che, con grande meraviglia, i consulenti hanno raccontato che non c'era la "doverosa documentazione medica che avrebbe dovuto rilevare la corretta esecuzione, durante la gravidanza a rischio, del protocollo medico di diagnosi ed analisi del decorso della gravidanza medesima". Arangio è stato processato, ma alla fine non c'entrava nulla con la tragica situazione dei due gemellini. C'è un altro dottore che aveva in cura la donna, che non ha fatto le analisi necessarie per una gravidanza così delicata, tanto da essere dichiarato poco credibile dalla stessa Corte che lo ha ascoltato come testimone. Ha prodotto solo delle ecografie effettuate durante la gravidanza, ma senza alcun referto allegato...

Sono venuti così a mancare ad Arangio, tutta una serie di elementi che potevano essere di sua conoscenza - se le analisi fossero state fatte - e che magari lo avrebbero fatto agire in maniera diversa in quel poco tempo (tre ore) in cui accadde la tragedia all'ospedale di Marsala.

Arangio, difeso dall'avvocato Alfredo Galasso del foro di Palermo, in primo grado, nel 2008, era stato condannato a quattro anni di reclusione. E' stato assolto in appello e la settimana scorsa la Cassazione ha respinto il ricorso della Procura Generale avverso la sentenza di appello. La domanda risarcitoria dei genitori dei piccoli gemelli verso Arangio era di ben dieci milioni di euro.