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31/10/2012 19:03:52

Giampaolo Pansa ha raccontato l'Italia con "Carta straccia"

E' scritto da uno che é passato dalla "Stampa" a "Repubblica" al "Corriere" fino ad approdare a "Libero". Come capita ai transfughi, é stato emarginato e offeso dalla sinistra quando é passato a destra, come é avvenuto ad altri che sono stati irrisi dalla destra quando sono passati a sinistra. A parte questo, bisogna riconoscere a questo libro una ricostruzione cronachistica di come sono avvenuti i fatti, riguardanti i maggiori giornalisti, politici, imprenditori e sindacalisti. Ma se i fatti sono quelli, i commenti possono essere diversi. Le stesse cose si possono vedere da destra o da sinistra, e la prospettiva cambia. Una svolta di non ritorno di Pansa scrittore e giornalista é stata quando ha iniziato a rivisitare la storia della resistenza, dei partigiani e dei repubblichini. Fino al momento del suo revisionismo, erano stati i professoroni a iniziare la nuova analisi storica della guerra civile, sulla scia della rivisitazione del ventennio fascista da parte di Renzo De Felice. Ma si trattava di pubblicazioni di stampo accademico, non destinati al grande pubblico. Con Pansa, invece, esce la vulgata di quella nuova interpretazione, che arriva ai comuni lettori, e non può che  dispiacere a tutti quei numerosi politici, storici, giornalisti, professori e intellettuali che ponevano tutta la legalità da una parte, quella di sinistra, e tutta l'illegalità dall'altra parte, quella di destra. La storia di solito la fanno i vincitori, e questo avvenne nel dopoguerra. Era un'analisi storica faziosa, che influenzò a lungo pure gli autori dei libri di scuola, con il risultato di informare male i giovani. Ma una classe intellettuale che aveva fondato la sua visione su quell'erronea certezza, non poteva acconciarsi a ricominciare a studiare per comprendere. Così l'Italia antifascista di ogni categoria inveì contro il reprobo giornalista, quando non lo passò sotto silenzio per non dargli importanza.

 E' merito di Pansa aver portato ai comuni lettori quella nuova interpretazione della guerra civile italiana, nel più ampio fiume della Seconda Guerra Mondiale.

 I fatti narrati dal giornalista sono talmente tanti, che consiglio di scorrere l'indice del libro per scegliere l'argomento che si vuole approfondire. La ricostruzione arriva fino all'anno corso, con Berlusconi ancora presidente dl Consiglio. Sull'ultimo quasi ventennio Berlusconiano, l'opinione dell'autore é che rappresentò il popolo italiano con i suoi vizi, la sua faciloneria e il suo entusiasmo. Durò tanto - aggiungo io - perché la classe politica che gli si é opposta era del suo stesso livello. Scomparsi da tempo i maestri del pensiero politico, sono rimasti in campo gli epigoni di destra e di sinistra. Il risultato é questo Paese in un cul-  de - sac senza idee e prospettive. L'abbattimento di Berlusconi non ha ridato fiato all'Italia migliore, che é ancora alla finestra e non sa scendere in campo.

 Leonardo Agate