Quantcast
×
 
 
10/12/2012 11:58:32

Il sorprendente dibattito sulle donne prete

Gli autori scrivono: “Le donne cattoliche che hanno ritenuto di avere una vocazione al sacerdozio e che hanno avuto questa vocazione confermata dalla comunità dovrebbero potere essere ordinate nella Chiesa cattolica romana”. Per giustificarsi in una prospettiva cattolica, si riferiscono in particolare ad una Pontificia Commissione biblica che ha presentato le sue conclusioni nell'aprile 1976. Secondo una maggioranza netta dei membri di quella Commissione (12 contro 5), la Chiesa potrebbe ordinare delle donne al sacerdozio “senza andare contro le intenzioni originali di Cristo”.
Il National Catholic Reporter contraddice così formalmente la lettera apostolica di Giovanni Paolo II Ordinatio Sacerdotalis del 22 maggio 1994. Il papa ha allora affermato che “la Chiesa non ha in alcuna maniera il potere di conferire l'ordinazione sacerdotale a delle donne”. Una posizione che, agli occhi di Giovanni Paolo II, “deve essere definitivamente mantenuta da tutti i fedeli della Chiesa”. Benedetto XVI ha ricordato questa posizione di principio diverse volte. Come spiegare l'opinione del National Catholic Reporter? Innanzitutto con la sua forte convinzione in materia e con un'autentica esasperazione. I giornalisti cattolici ricordano che diversi ecclesiastici molto popolari sono stati licenziati o allontanati a causa della loro posizione a favore dell'ordinazione delle donne. L'ultimo esempio in ordine di tempo è Roy Bourgeois. Questo prete, apprezzato per la sua azione a favore dei poveri, ha ricevuto in novembre una lettera della Congregazione per la dottrina della fede che lo informava della sua “scomunica, licenziamento e riduzione alla stato laicale”. Motivo: padre Bourgeois ha partecipato all'ordinazione di una donna prete nel 2008. Una colpa che, secondo il diritto canonico, comporta immediatamente l'esclusione. Per i nostri colleghi del NCR, tale decisione è particolarmente insopportabile in un contesto in cui dei preti e perfino dei vescovi sospettati di coprire atti di pedofilia vengono mantenuti in funzione. Ad esempio l'attuale vescovo di Kansas City, Robert Finn, che non è stato ufficialmente messo in discussione dal Vaticano o dall'episcopato. Eppure è stato condannato da un tribunale nel settembre scorso per non aver riferito alla polizia che un prete della sua diocesi aveva scattato centinaia di foto oscene di bambini.
Diversi religiosi hanno preso la difesa dei preti e dei teologi condannati per il loro impegno a favore del ministero femminile. Una delle più importanti organizzazioni di religiose – le Sisters of Mercy (Sorelle della Misericordia) – ha espresso la sua “tristezza” e il suo “rammarico” di fronte alla decisione del Vaticano riguardo a Padre Bourgeois. Una presa di posizione che mette in evidenza e aggrava il conflitto latente negli Stati Uniti tra congregazioni di religiose e di laici da un lato e l'episcopato dall'altro. Queste frizioni riguardano sia punti dottrinali (in particolare sul ministero) sia visioni pastorali. Certamente, il NCR riflette storicamente una certa sensibilità teologica: la corrente progressista. Quest'ultima ha conosciuto il suo momento di gloria negli anni '70. Lo avrà di nuovo? In realtà,   sarebbe difficile mostrare che i progressisti cattolici tornano in forze. Non disponiamo di alcun numero per sostenere tale tesi. In generale, la storia non si ripete. Al NCR, come in certe congregazioni religiose, il personale è piuttosto di sinistra. E piuttosto anziano. Che cosa succede allora? Secondo noi, non si tratta né più né meno che di una protesta di gran parte dei cattolici. Cioè, come tante altre organizzazioni cattoliche, il NCR si ritrova praticamente – e probabilmente teologicamente – su una linea protestante, nello specifico luterana, che ammette il ministero femminile da molto tempo, eccezion fatta che qualche comunità recalcitrante. Che cosa ci permette di affermarlo? In funzione del suo modo di intendere le Scritture e di ciò che intendono moltissimi cattolici oggi, il NCR ritiene che si può riformare profondamente la Chiesa, fino a rifiutare, frontalmente, l'insegnamento del papa attuale e del suo predecessore. “Il nostro messaggio, spiega l'editorialista, è che crediamo che il 'sensus fidelium' esige che l'esclusione dal sacerdozio non abbia fondamento importante nella Scrittura né altre ragioni incontestabili; così, le donne dovrebbero poter essere ordinate”. È chiaro che si tratta di un ragionamento molto vicino a quello dei luterani in generale, dei lutero-riformati in Francia, per non parlare degli anglicani (episcopaliani). Per evitare ogni malinteso, ricordiamo la versione originale in inglese: «Our message is that we believe the sensus fidelium is that the exclusion of women from the priesthood has no strong basis in Scripture or any other compelling rationale; therefore, women should be ordained».
Questa linea “femminista” del NCR potrebbe anche riflettere ciò che pensa la maggioranza dei cattolici laici e la società in generale. A questo titolo, bisogna ricordare che il cattolicesimo americano non è “conservatore” nel senso francese del termine. Negli Stati Uniti, si può essere un praticante cattolico e perfino tradizionalista, pur essendo molto “a sinistra”, se non anarchico (come mostra Dorothy Day e il movimento Catholic Worker). Si può anche essere un ultraliberale, ma tuttavia essere molto legato alla Chiesa e coltivare un grande rispetto nei confronti del magistero. Queste caratteristiche sorprendono spesso i cattolici progressisti europei. I cattolici americani sanno soprattutto coltivare la loro libertà ed indipendenza di pensiero. Come i protestanti, certi ecclesiastici si oppongono francamente e valorosamente al magistero per ragioni dottrinali. Negli Stati Uniti, il cattolicesimo evolve da sempre in un contesto in cui è minoritario (rispetto al protestantesimo) e in cui l'individualismo moderno e il senso dell'uguaglianza – ad esempio tra i sessi – svolgono un ruolo sempre più importante. Di fronte a questa cultura i vescovi incontrano logicamente difficoltà crescenti ad imporre totalmente l'ordine romano. Un fenomeno che non impedisce loro di “fare dei discepoli”. Del resto, contrariamente a molte comunità protestanti, la Chiesa cattolica negli Stati Uniti è in leggera crescita. Si può quindi dibattere all'interno e al contempo crescere! Osiamo imparare questa lezione: non si è obbligati a cercare di dissimularsi o a parlare sottovoce contro i vescovi quando non si è d'accordo con loro. Si può esprimere ad alta voce il proprio disaccordo. Ci si può anche far carico delle conseguenze. In definitiva, la Chiesa non dipende – non sempre, in ogni caso – dalla fedeltà ai vescovi. Dipende solo dalla fedeltà a Cristo.

Henrik Lindell in “La vie – Le blog de Henrik Lindell” del 6 dicembre 2012 (traduzione: www.finesettimana.org)