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21/02/2013 06:49:59

Le dimissioni del papa

Il 1º aprile 2005 tenne a Subiaco una conferenza dal titolo «L'Europa nella crisi delle culture», nella quale tracciò uno scenario della Chiesa in Europa e criticò fortemente «la forma attuale della cultura illuminista» che costituisce «la contraddizione in assoluto più radicale non solo del cristianesimo, ma delle tradizioni religiose e morali dell'intera umanità».

Con queste parole mi sembra che il card. Ratzinger, decano del Sacro Collegio dei Cardinali, si ponga in linea di continuità con il “Sillabo” del papa Pio IX ( 1864),  annullando completamente la stagione inaugurata dal Concilio Vaticano II ( 1962-1965)  e dando ragione a ciò che avrebbe osservato  sette anni dopo, nel 2012, poco prima di morire, il card. Martini, e cioè che la Chiesa gli appariva ferma a 200 anni prima.

 Ma chi era, nella primavera del 2005, qualche settimana prima di essere eletto Papa, il 19 aprile 2005, Joseph Ratzinger?  

-          I   - IL TEOLOGO

Joseph Aloisius Ratzinger è nato il 16 aprile 1927, in Baviera. Ordinato sacerdote nel 1951, nel ’53  è dottore in teologia. Dal 1959 al 1969 insegna teologia dogmatica e fondamentale in diverse università tedesche  ( Bonn, Munster, Tubinga). E’ presente a Roma, durante il Concilio Vaticano II,  quale “esperto”, consultore teologico del card. Joseph Frings, arcivescovo di Colonia. Nel 1969 diviene cattedratico di dogmatica e storia del dogma all’Università di Ratisbona; è anche vicepresidente dell’Università.  Nel 1972, assieme ad Hans Urs von Balthasar e Henri de Lubac ( ricordo questa iniziativa perché si tratta di  due dei più rinomati teologi cattolici del XX secolo) dà vita alla rivista “Communio” .   Nel 1977, Paolo VI lo nomina, il 27 marzo, Arcivescovo di Monaco e Frisinga  e il 27 giugno Cardinale.

Quando fu nominato Arcivescovo, scelse come motto “collaboratore della verità”; egli stesso lo spiegò così: “nel mondo di oggi il tema della verità viene totalmente sottaciuto; appare infatti come qualcosa di troppo grande per l’uomo, nonostante che tutto si sgretoli se manca la verità”.( Quando ho letto queste parole, mentre raccoglievo notizie sulla sua biografia, ho esclamato dentro di me, com’è vero! La società italiana si va sgretolando sotto i colpi dei “segreti di Stato” e dei processi alle stragi insabbiati affinché non si sappia la verità ).

Nell’agosto del 1978 prende parte al conclave che elegge Giovanni Paolo I; nell’ottobre al conclave che elegge Giovanni Paolo II.

-          II   - IL PREFETTO  E LA  CURIA ROMANA

 Nel 1981 papa Wojtyla lo nomina Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede ( ex Sant’Uffizio) e Presidente della Pontificia Commissione Biblica e della Commissione Teologica Internazionale.   Termina così la carriera accademica e inizia il suo lavoro  in Vaticano come responsabile della dottrina e con poteri di controllo e sanzione su tutta la ricerca teologica che si svolge nel modo cattolico e anche sulla coerenza con la dottrina delle attività pastorali dei vescovi. Diviene il consigliere più ascoltato del Papa e un esponente sempre più importante della Curia romana. Nel 1986 firma il documento “Cura pastorale delle persone omosessuali”, in cui definisce la omosessualità  “condizione oggettivamente disordinata”, “comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale”.  In base alle sue indicazioni, il Vaticano, in sede ONU, nel 2011 vota contro una risoluzione che intende chiedere a tutti gli Stati di depenalizzare la omosessualità, poiché in alcune legislazioni è considerata un reato per cui è previsto il carcere e, in alcuni casi, anche la condanna a morte.

Tra il 1986 e il 1992  è Presidente della Commissione per la preparazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, che produrrà Il Nuovo Catechismo, in sostituzione di quello tridentino.  Dal 2000 è accademico onorario della Pontificia Accademia delle scienze. Ricopre poi tutta una serie di altri incarichi che prendo pari pari dal sito

 “Vatican.va” - biografia

“Nella Curia Romana è stato membro del Consiglio della Segreteria di Stato per i Rapporti con gli Stati; delle Congregazioni per le Chiese Orientali, per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, per i Vescovi, per l’Evangelizzazione dei Popoli, per l’Educazione Cattolica, per il Clero e delle Cause dei Santi; dei Consigli Pontifici per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e della Cultura; del Tribunale Supremo della Segnatura Apostolica; e delle Commissioni Pontificie per l’America Latina, dell’“Ecclesia Dei”, per l’Interpretazione autentica del Codice di Diritto Canonico e per la Revisione del Codice di Diritto Canonico Orientale”.


Nel 2001  è autore della epistola “De delictis gravioribus”, rivolta a tutti i vescovi, sulla vicenda della pedofilia scoperta fra sacerdoti cattolici, soprattutto negli USA e in Irlanda.
Nel novembre del 2002 viene eletto decano del Sacro Collegio, cioè dei cardinali.

-          III   -  IL PAPA

Il 19 aprile 2005 viene eletto papa. E’ il 265° papa; prima di lui troviamo un papa tedesco nel 1057-1058, Stefano IX.  Comincia la terza fase ( a parte infanzia e giovinezza) della sua vita, dopo il teologo e l’accademico e dopo il custode della dottrina e la figura dominante della Curia romana. Nessuno avrebbe potuto immaginare ( nemmeno lo stesso papa, probabilmente, fino a qualche anno fa) che sarebbe esistita una quarta fase: il Ratzinger ex papa, ex vescovo di Roma.

Questa terza fase, iniziata nella primavera del 2005, viene dichiarata conclusa dalla stesso papa quasi otto anni dopo, nel 2013.  Esprime una profonda stanchezza, che probabilmente non deriva soltanto dall’età avanzata. Otto anni di pontificato ma ben trentadue anni di pesantissime responsabilità nella guida della Chiesa cattolica, poiché dal 1981 è il più ascoltato consigliere del papa polacco. Wojtyla, tutto preso dai suoi impegni politici ( combattere il comunismo nel mondo ovunque e in qualunque maniera si manifesti, anche a costo di affacciarsi da un balcone assieme al dittatore  cileno Pinochet) e dai suoi impegni pastorali ( i viaggi), delega di fatto il controllo della vita religiosa della cattolicità al “suo” teologo,  con il quale condivide una profonda consonanza culturale e di progetto ecclesiale.

Trentadue anni di guida di fatto della vita religiosa della cattolicità e della Curia Romana. Già dopo 24 anni dal 1981, nel venerdì santo del 2005, il Prefetto e Decano del Sacro Collegio, con le parole che abbiamo ricordato all’inizio,  traeva delle conclusioni drammatiche e sconfortanti. Divenuto Papa, avrà pensato che con i nuovi e accresciuti poteri avrebbe potuto raddrizzare la rotta di questa nave  sballottata nella tempesta del mondo moderno. Otto anni dopo si arrende e invoca energie nuove che riprendano il lavoro che egli non solo non può più portare avanti ma che non ha dato i frutti  che egli sperava, poiché egli vede e denuncia “il volto deturpato della Chiesa”.

Facendo i cattivi si potrebbe esclamare “ ma lui dov’era stato tutto questo tempo?”  Sarebbe però in parte ingeneroso, poiché almeno in quest’ultima fase della sua azione papale ha cercato di recuperare quell’appello alla “verità”  che aveva fatto appena divenuto un giovane vescovo, a 40 anni.      Finalmente ha voluto che la questione dei preti pedofili, delle finanze vaticane, delle lotte interne alla Curia non fossero più coperte da silenzi inevitabilmente complici. Poca cosa si potrebbe dire dinanzi alle immense altre questioni, per esempio il sostegno esplicito del Vaticano alle dittature sudamericane.

Wojtyla aveva qualcuno di cui fidarsi e a cui di fatto si affidò quando gli vennero meno le forze, era proprio il card. Ratzinger, il quale invece appare totalmente solo e tale deve essersi sentito nel fare la scelta inaudita di rinunciare al papato: essenziale operazione-verità, poiché non è un “detto” ma un “fatto”.   Il “fare” come dimensione della verità.   “Non chi dice Signore Signore entra nel Regno dei Cieli ma chi FA la volontà del padre mio”  dice Gesù nei Vangeli; e ancora: “Li riconoscerete (i buoni profeti come i cattivi profeti) dai frutti”. Il papa ha concluso la sua vicenda di Pontefice romano dicendo essenzialmente due sole cose: La Chiesa è deturpata – Io non ce la faccio più.

-            IV    -   IL TRENTENNIO  - qualche annotazione

Ma cosa è avvenuto in questo trentennio abbondante? Provo a offrirvi una chiave di lettura ( ce ne possono essere molte altre e molto più dettagliate).  Un teologo spagnolo, Juan José Tamayo, segretario generale dell’Associazione di teologi e teologhe Giovanni XXIII e docente all’Università Carlos III di Madrid, l’estate scorsa ha pubblicato in Italia, sul numero speciale di Micromega dedicato a “La Chiesa gerarchica e la Chiesa di Dio”, un saggio in cui esamina l’azione del papato dal Concilio Vaticano II ai nostri giorni. Richiamo in maniera sintetica quanto dice a proposito dei due ultimi papi.

“La primavera del Vaticano II fu molto breve….Con Giovanni Paolo II, sotto la guida ideologica del cardinale Ratzinger…e con Benedetto XVI poi, l’involuzione procedette e si mise in moto un programma calcolato di restaurazione, che vanificò il Vaticano II da ogni contenuto riformatore. Ecco alcune delle sue manifestazioni: 

  • - si rafforzò l’indole gerarchico-papale della Chiesa , annullando la dimensione comunitaria…dimenticando …la collegialità episcopale; 
  • -si accentuò il carattere dogmatico e l’ortodossia a scapito della dimensione simbolica, etica e critica. La teologia (Tamayo non lo dice ma è opportuno esplicitarlo: intende riferirsi alla teologia cattolica; quella dei cristiani protestanti non ha subito, ovviamente, tali condizionamenti) smise di essere teoria critica per diventare di nuovo apologetica a servizio della istituzione ecclesiastica; 
  • - si frenò la ricerca  teologica, limitando la libertà accademica dei teologi e teologhe…;                   
  • - i vescovi conciliari furono sostituiti da vescovi fedeli alla tendenza neoconservatrice del Vaticano;
  • - si passò dal dialogo al monologo…dal pensiero critico al pensiero unico, dalla tolleranza e dal rispetto del pluralismo alla condanna” (tra le condanne è opportuno ricordare la Teologia della Liberazione, nata in Sudamerica, e l’esperienza delle Comunità di Base).

“Con Benedetto XVI si è consumata l’involuzione e si è verificato un passaggio dal neoconservatorismo all’integralismo, le cui espressioni più significative sono:                       

  • - il ritorno all’ecclesiocentrismo esclusivo;                                                                                
  • - la restaurazione della messa in latino secondo il rito latino;                                                    
  • -la nomina di vescovi lontani o contrari all’applicazione del Concilio;                                     
  • - le nuove condanne di teologi e teologhe;                                                                                
  • -  la mancanza di un magistero sociale critico verso il neoliberalismo e solidale con i movimenti sociali;                                                                                                                      
  • - le persistenti condanne rivolte all’omosessualità;                                                                                            
  • - le condanne indiscriminate rivolte alla ricerca scientifica;                                                                           
  • - le gravi accuse di “femminismo radicale” e di eccessiva attenzione alla giustizia sociale rivolte contro la Leadership Conference of  Women Religious
  • – la principale organizzazione delle religiose degli Stati Uniti che rappresenta l’80 per cento delle suore nordamericane;      
  • - la riammissione dei Lefebvriani  ( integralisti di orientamento fascista, il cui fondatore, il vescovo francese Marcel F. Lefebvre, era stato sospeso” a divinis” da Paolo VI nel 1976 e scomunicato da Giovanni Paolo II nel 1988) senza esigere la loro fedeltà al Concilio Vaticano II;                                                                                                                        
  • - le lotte violente per il potere nel Vaticano, emerse di recente”.

Tutta la cristianità cattolica (e non soltanto ) aspetta con ansia la scelta del nuovo papa. Le indicazioni implicite nella rinuncia di Benedetto XVI mi sembrano essere: a) che il Vaticano, la Curia romana non sono più adeguati a dirigere e regolare le numerosissime e diversissime comunità, chiese locali, organizzazioni cattoliche diffuse nei cinque continenti;      b)che forse vanno recuperate le indicazioni del Concilio, che mettevano al centro la collegialità e la eguale dignità di tutti i membri del “popolo di Dio” e non certo la Curia romana. E’ possibile una organizzazione decentrata, rispettosa delle diversità, nella chiesa cattolica? Altre chiese cristiane sono organizzate così. Probabilmente è possibile anche per i cattolici.  

20 febbraio 2013 .     Giovanni Lombardo