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18/04/2013 13:54:59

Mazara del Vallo, territorio invaso da antenne radio

Telefonia cellulare, Adsl e quant’altro viaggiano nell’etere cittadino con una tale rapidità di diffusione che quasi ci si dimentica degli impianti necessari a diffondere il segnale. Essere connessi, sempre e comunque, avrebbe però delle conseguenze per la salute di tutti, e in particolare per quella dei minori sotto i 12 anni.

Come ha spiegato Vincenzo Pecunia, presidente provinciale dell’Isde (Associazione medici per l’ambiente, Italia), “l’Iarc (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, facente parte dell’Organizzazione mondiale della sanità) il 31/05/2011 si è espressa attribuendo alle onde elettromagnetiche potere cancerogeno. È la scienza a emettere il verdetto sull’impatto per la salute da esse provocato ”.

L’esperto, poi, ha diretto la sua attenzione al territorio cittadino. “Questa notizia – ha aggiunto - non ha scosso minimamente la sensibilità di chi amministra il nostro territorio, che avrebbe dovuto quantomeno iniziare una campagna di informazione, mettendo in guardia la popolazione sui rischi connessi all’esposizione delle onde elettromagnetiche e, soprattutto, bloccando ogni successiva installazione. La popolazione, ignara, continua a essere esposta alle onde elettromagnetiche e nuove autorizzazioni all’istallazione vengono date agli enti gestori. Per gli increduli sui danni prodotti dalle onde elettromagnetiche porto a conoscenza i risultati di studi epidemiologici sugli effetti biologici, documentati, nelle popolazioni residenti a distanza tra 200 e 500 metri da stazioni radio base (R. Santini et al.-Pathol. Biol., 50: 368-373, 2002 E. A. Navarro et al. Elettromagn. Biol. and Med. 20(2): 161-169, 2003)”.

“Questi studi – ha continuato Pecunia – hanno evidenziato come il rischio di ammalarsi di tumore è tre volte superiore nelle persone che vivono nel raggio di 400 metri dalle stazioni stesse. Alla luce di quanto emerge da questi studi, le antenne dovrebbero essere installate a non meno di 500 e 50 metri di altezza dalle prime abitazioni. I cittadini che si trovano a una distanza tra i 110 e 280 m. dalle Srb ed esposti a circa 0,2-0,6 Volt/metro, presentano svariati disturbi: irritabilità, mal di testa, nausea, perdita di appetito, disturbi del sonno, depressione, difficoltà di concentrazione, vertigini, affaticamento, perdita della memoria, disturbi di vista, udito e cutanei, aritmie ed altro ancora”.

Le norme (Codice delle comunicazioni elettroniche, decreto legislativo n. 259 del 01/8/2003) dispongono che il limite massimo per le radiazioni elettromagnetiche non debba superare un campo elettrico di 6 Volt/metro.

Sono 51 le antenne (Srb) piazzate in giro per il territorio mazarese. E muovono un’economia alquanto “appetita”, che si aggira sui 600 mila euro l’anno.

“È anche un fatto speculativo – ha dichiarato Antonia Russo, responsabile comunale del Servizio Edilizia e Uso del territorio – in quanto i privati che accettano l’installazione delle antenne incassano un canone tra le 800 e i 1.000 euro al mese. Per non fare speculare i privati, abbiamo detto alle compagnie telefoniche: e se noi, vi proponiamo delle aree o dei siti comunali, potete dialogare con noi? Ed hanno detto sì. E, quindi, qualcuno ha optato per queste aree, soprattutto zone agricole lontane dai centri abitati”.

La stragrande maggioranza (44 su 51) delle Stazioni radio base, cioè le antenne, sono all’interno del perimetro urbano. Il regolamento comunale (art. 10) dice chiaramente che “per gli impianti esistenti già installati su aree di privati nel centro urbano, i gestori dovranno attivarsi alla loro rimozione e rilocalizzazione (…) non oltre un anno dall’entrata in vigore del regolamento”. La scadenza è ampiamente trascorsa, ma le antenne stanno al loro posto.

Le compagnie telefoniche avrebbero dovuto rendere noto agli uffici comunali competenti quali installazioni intendano fare per l’anno successivo: “Il Piano annuale viene pubblicato all’albo comunale e, ove possibile, sul sito internet del Comune” (art. 4), ma di tutto questo, a oggi, non c’è traccia alcuna.

(Fonte articolo: Quotidiano di Sicilia . Alessandro Accardo Palumbo)